abete



Presso diverse culture antiche, dalla tradizione greca a quelle celtiche e germaniche, l’abete è associato alla natività. In particolare, in Grecia è sacro ad Artemide, protettrice delle nascite, e a Elate (in greco ἐλάτη è, non a caso, il nome dell’albero), dea della luna nuova, simbolo di rinnovamento. Questa diffusa elaborazione culturale favorirà l’introduzione, non immediata, dell’abete come albero di Natale nella tradizione cristiana. Gli antichi lo apprezzano e lo usano per vari scopi, dalla costruzione delle case a quella delle navi. Un abete di grandi dimensioni viene impiegato come albero della nave su cui l’imperatore Caligola fa portare un enorme obelisco dall’Egitto a Roma (cfr. Plinio, Naturalis historia 16,201).
L’unica favola in cui si trova l’abete come protagonista (Esopo 101 Ch.) presenta l’albero come pianta nobile e superba, impegnata a vantare le proprie qualità: le dimensioni, ma anche la bellezza e l’utilità per le costruzioni e per le navi (Aviano, nella sua versione della favola, si sofferma lungamente sull’impiego dell’abete come albero maestoso delle imbarcazioni). Tuttavia, il rovo ricorda la fine violenta che inesorabilmente tocca all’illustre pianta. La morale è quella, assai diffusa nella tradizione favolistica, secondo cui chi sta in basso nella scala sociale vive con maggiore tranquillità .


Bibliografia

Stocchi C. Dizionario della favola antica, BUR, 2012