abituazione



Con il termine abituazione, in etologia e in psicologia, si intende la graduale diminuzione dell'attenzione e della risposta di un organismo a uno stimolo, a seguito del ripetersi dello stimolo stesso. L'abituazione è un processo assai diffuso nel mondo animale e persino vegetale (nelle piante 'sensitive', come la Mimosa pudica, il ripiegamento delle foglioline diminuisce se gli stimoli esterni si ripetono) ed è considerata dagli studiosi una forma elementare di apprendimento (v.), in quanto comporta una variazione comportamentale seguita a esperienza e presenta molti aspetti tipici dell'apprendimento stesso, quali la generalizzazione e l'estinzione. L'importanza funzionale dell'abituazione sta nel fatto che essa consente all'animale di ignorare quegli stimoli che l'esperienza ha dimostrato essere irrilevanti, per concentrare l'attenzione su stimoli rilevanti o nuovi. Secondo alcune ipotesi si può parlare di coinvolgimento dei meccanismi dell'abituazione per spiegare alcuni comportamenti dell'uomo, per es. quando si impara ad apprezzare cibi che inizialmente apparivano disgustosi o a sopportare e addirittura non avvertire più forti rumori, odori e altri stimoli sgradevoli. Un esempio tipico di abituazione è offerto dal comportamento della tartaruga: se si batte sul suo carapace, la tartaruga nasconde rapidamente la testa e aspetta un certo tempo per ritirarla fuori; se si batte nuovamente la tartaruga nasconde ancora la testa, ma più lentamente e la ritira fuori prima. Ripetendo la sequenza varie volte, si arriva al punto che la tartaruga non reagisce più ai colpi sul carapace e continua tranquillamente la sua attività. Tuttavia, dopo che per qualche giorno non ha ricevuto colpi, la tartaruga riprende la sua risposta originaria di nascondere la testa se è colpita nuovamente. Infatti una caratteristica tipica dell'abituazione è che, se per un certo periodo lo stimolo non viene presentato, esso riacquista la sua efficacia. Altre caratteristiche sono: la velocità dell'abituazione è direttamente proporzionale alla frequenza e alla regolarità con cui lo stimolo si presenta, e inversamente proporzionale alla forza dello stimolo stesso; l'abituazione si può generalizzare estendendosi a stimoli simili, ma può essere annullata dall'interposizione di uno stimolo differente, in genere più forte (cosiddetta 'disabituazione').

Alla base dell'interesse che i biologi mostrano per il fenomeno dell'abituazione non vi è soltanto la sua grande diffusione nel mondo animale, ma anche e soprattutto il fatto che essa offre la possibilità di studiare il substrato neurofisiologico di una forma di apprendimento partendo dall'osservazione di organismi dal sistema nervoso molto semplice e quindi facilmente accessibile all'indagine sperimentale. È il caso dell'Aplysia, un gasteropode marino il cui sistema nervoso è formato da cinque gangli, cioè ammassi di tessuto nervoso contenenti i corpi cellulari dei neuroni: se si stimola con un getto d'acqua il sifone dell'Aplysia, questa ritrae le branchie; ripetendo più volte la stimolazione l'Aplysia smette di ritirare le branchie, si ha cioè l'abituazione. Grazie alla relativa semplicità del sistema nervoso dell'Aplysia, è stato possibile identificare con precisione i cambiamenti neurofisiologici che sono alla base di questa modificazione (Kandel 1982), localizzando il meccanismo dell'abituazione a livello della sinapsi che collega i neuroni sensitivi (che ricevono segnali dai recettori sensoriali) con i motoneuroni (che comandano la muscolatura delle branchie). In seguito all'abituazione si ha una diminuzione della liberazione di trasmettitore chimico da parte delle cellule presinaptiche e quindi dell'eccitazione postsinaptica del motoneurone. È stata proposta l'ipotesi che un meccanismo simile di 'depressione sinaptica' si verifichi a livello della formazione reticolare nei mammiferi superiori.





Bibliografia

da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it