adamo
L'etimologia del suo nome
sarebbe "terra rossa". La storia di Adamo si conserva più o meno
alterata nelle tradizioni di tutti gli antichi popoli, la sua caduta è
il fondamento di quasi tutta la loro teologia. Secondo gli antichi Persiani, Iddio, creato
il mondo nell'intervallo di 30 giorni, riposandosi ogni cinque dì, si
accinse dopo il 25° alla sesta sua grande opera, ossia alla creazione
dell'uomo maschio e della femmina, di Adornali ed Evah, per cui tutte
le altre cose erano state create. Per popolare con maggior prestezza la
terra, volle Iddio che Eva partorisse ogni dì due gemelli, e che il
mondo per mille anni non perdesse alcuno dei suoi abitanti. Lucifero,
precipitato giù all'inferno, per la sua prevaricazione, si stizzì per
tanta prosperità delle umane creature e le sedusse al peccato, per cui
Iddio, sdegnato, punì i trasgressori della sua legge col diluvio
universale, da cui si salvarono appena pochi individui, e divennero i
generatori degli uomini che abitano tutt'ora sulla terra.
I Cabalisti, una specie di dottori giudaici, che sotto
reconditi e misteriosi espressioni nascondono parecchie verità di
morale, di fisica e di teologia, ritengono il primo Adamo o Adam Kadmon
essere la prima e più perfetta emanazione che sia uscita dall'essenza
di Dio, e il primo di tutto ciò che fu creato da principio. Lo
raffigurano come un uomo avente cranio, un cervello, occhi, orechie,
piedi e mani, in modo però che ciascuna di queste parti racchiude e
cela profondi misteri. Il suo cranio è la sapienza; la sua orecchia
destra l'intelligenza, quella sinistra la prudenza, e così di seguito.
Secondo i talmudisti, alla prima ora del giorno Dio raccolse la
polvere di cui doveva comporlo, e Adamo diventò un embrione, nella
seconda stette in piedi, nella quarta diede i nomi agli animali, la
settima fu impiegata nel matrimonio con Eva, che Dio condusse al suo
sposo dopo averle inanellati i capelli. Alle ore dieci Adamo peccò, e
alla dodicesima provava già la pena del suo peccato e gli effetti della
sentenza pronunciata contro di lui, cioè i sudori e le fatiche.
Secondo i Rabbini, Adamo fu creato così grande da toccare il cielo col
capo. La materia del suo corpo fu presa da varie provincie; per la
testa dalla Palestina, per il tronco da Babilonia, e per il resto da
altri paesi. Gli angeli, alla vista di una statura così mostruosa, ne
mormorarono, e dissero a Dio che vi erano due esseri supremi, l'uno in
cielo, l'altro in terra. Iddio, avvertito del suo fallo, appoggiò la
mano sul capo di di Adamo e lo ridusse a una statura di 300 metri.
Alcuni Rabbini soggiungono che la materia del suo corpo era tanto
sottile e delicata da avvicinarlo alla natura angelica, con una
conoscenza perfetta di Dio e dei divini attributi a segno che
interrogato da Dio: Qual è il mio nome rispondesse: Iehovah (colui
ch'è), la più filosofica e profonda definizione che darsi possa della
divinità. In principio Adamo si abbandonò a un'orribile dissolutezza,
rivolgendosi a tutti gli oggetti della creazione senza poter soddisfare
i suoi disordinati appetiti, finche si unì con Eva. Secondo alcuni Eva
era il frutto proibito, ch'egli non poteva toccare senza delitto; ma
non seppe resisterere alla tentazione cagionata dalla straordinaria
bellezza di questa donna. Adamo fu talmente afflitto della morte di
Abele, che stette 130 anni senza avvicinare sua moglie. In questo
frattempo ebbe numerose sgualdrine fra i demoni succubi (cioè che si
trasformano in donne) e popolò la terra di giganti; e la sua apostasia
giunse al punto di far ritornare la pelle al suo prepuzio, per
cancellare l'immagine di Dio. Adamo si pentì finalmente di aver rotta
quest'alleanza e macerò il suo corpo con colpi di fune per sette
settimane nel fiume Geon. Altri Rabbini dicono che Adamo per far
penitenza del peccato originale rimase 130 anni nell'acqua fino al
naso; che visse separato da Eva ed ebbe commercio con una donna
chiamata Lilit, formata come lui dal fango; che da questa unione
nacquero i demoni della terra e i giganti. Eva dal canto suo si
abbandonò alle carezze degli angeli ribelli; ma Gabriele che fu sempre
incaricato di commissioni grate, li riconciliò e vissero poi in buona
armonia.
Bibliografia
Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928