amore
Correntemente inteso come
rapporto duale e reciproco, l'amore può definirsi, sulla base dei
risultati della ricerca psicologica, come un processo di integrazione
di istanze pulsionali ed emotive in grado di stabilire legami
intersoggettivi che possono anche travalicare il rapporto di coppia. Se
dal punto di vista della biologia evolutiva l'amore si configura come
un sistema innato, la cui espressione è influenzata da segnali di
natura sociale, i diversi approcci delle scienze umane insistono sul
suo carattere di 'emozione primaria' che non può essere spiegata come
conseguenza di altri sentimenti, motivazioni o interessi.
sommario: Aspetti biologici dell'amore. Psicologia dell'amore. I.
L'amore come processo integrato . 2. Innamoramento e amore. 3. La vita
di amore. Psicopatologia dell'amore. □ Bibliografia
Aspetti biologici dell'amore di Alfonso Troisi e Gabriele Schino
L'insieme di emozioni e comportamenti che il linguaggio comune
raggruppa sotto il termine amore non trova una facile collocazione in
ambito biologico. Il termine stesso è poco usato nella letteratura
biologica, a differenza di quanto accade per altri stati emotivi come
la rabbia o il piacere, che vengono indicati nello stesso modo sia
nella terminologia scientifica sia in quella di uso comune. Ciò
nondimeno, un attento esame dei dati che ci provengono dall'etologia e
dalle neuroscienze permette di rintracciare le basi evolutive di ciò
che chiamiamo amore. E non potrebbe essere altrimenti, quando si
consideri l'importanza che assumono i legami affettivi nell'adattamento
biologico di molte specie sociali.
Nei Mammiferi superiori, e in particolare nei Primati, il legame tra
madre e figlio costituisce il modello fondamentale che consente di
analizzare le basi biologiche dei processi affettivi. Buona parte di
ciò che sappiamo oggi in termini psicologici ed etologici sul legame
madre-figlio lo dobbiamo agli studi di J. Bowlby, psicoanalista inglese
che, negli anni Cinquanta, abbracciò con entusiasmo le teorie
evoluzionistiche ibridando progressivamente gli insegnamenti della
psicoanalisi classica. Partendo da osservazioni sulle drammatiche
conseguenze che la separazione dalla madre aveva sullo sviluppo fisico
e psichico di bambini ospedalizzati, Bowlby sviluppò una teoria del
legame madre-figlio, la cosiddetta teoria dell'attaccamento, nettamente
diversa da quella avanzata da Freud agli inizi del secolo.
Freud sosteneva che il bambino forma un legame d'amore con la madre
perché impara con il tempo ad associare la presenza della madre con il
soddisfacimento del suo bisogno fondamentale: quello di essere
allattato. Al contrario, Bowlby ha sostenuto che il bambino, così come
i piccoli di altri mammiferi, ha una tendenza naturale a sviluppare un
legame con la madre indipendentemente dal soddisfacimento della fame.
La ragione di ciò è che la vicinanza spaziale della madre e il contatto
con essa sono, nell'ambiente naturale, la migliore garanzia per evitare
pericoli. Quindi, secondo Bowlby, l'allattamento non è sufficiente per
indurre la formazione del legame madre-figlio; sono necessari anche
tutti quei segnali sociali, tra i quali particolare importanza hanno il
contatto fisico e l'essere coccolato, che il piccolo cerca per istinto.
A sostegno della teoria di Bowlby, lo psicologo sperimentale americano
H. Harlow dimostrò che piccoli di scimmia reso (lat. scient. Macaca
mulatta), allevati artificialmente in assenza della madre, passano la
maggior parte del tempo in contatto con un fantoccio ricoperto di
morbida pelliccia, mentre limitano le loro interazioni con un secondo
fantoccio, privo di pelliccia ma fornito di biberon, al solo breve
periodo della poppata. Un ulteriore elemento a sostegno della teoria
etologica dell'attaccamento è l'osservazione che i bambini maltrattati
fisicamente dalla madre non la evitano, ma cercano paradossalmente di
essere confortati proprio da chi è fonte delle loro terribili
sofferenze. In sintesi possiamo affermare che il legame con la madre
non è il risultato di un apprendimento basato sulla ricompensa, ma
piuttosto è l'espressione di un sistema comportamentale innato la cui
espressione è influenzata da segnali di natura sociale.
Studi successivi dello stesso Bowlby hanno dimostrato che il legame con
la madre è il prototipo di altri legami affettivi che l'individuo
formerà nel corso della sua vita. Per es., il rapporto d'amore con il
partner non include solo elementi sessuali, ma anche componenti emotive
che derivano dal sistema di attaccamento. E ancora, il legame del
genitore con il figlio risente grandemente del modo in cui il sistema
di attaccamento si è sviluppato a suo tempo nel genitore attraverso le
sue esperienze infantili. L'implicazione generale di questi dati è che
un buon rapporto con i genitori durante l'infanzia è il miglior
presupposto per la formazione di solidi e soddisfacenti legami d'amore
nella vita adulta. Al contrario, un attaccamento patologico
nell'infanzia, esito di esperienze precoci infelici, predispone a
disturbi psicopatologici nell'età adulta e compromette lo sviluppo
delle successive relazioni affettive.
Di recente, grazie agli studi del neurobiologo J. Panksepp, la
comprensione degli aspetti biologici dell'attaccamento si è arricchita
di dati neurochimici. Panksepp ha scoperto che nel controllo delle
emozioni affettive un ruolo importante è svolto dagli oppioidi
endogeni, sostanze dotate di azione analgesica, sedativa ed
euforizzante che vengono prodotte a livello cerebrale in molte
differenti specie animali, incluso l'uomo. Il nome oppioidi deriva
dalla loro affinità con i derivati sintetici dell'oppio (morfina ed
eroina), con cui condividono il meccanismo d'azione e gli effetti
psicotropi. In molte specie animali il contatto fisico o l'interazione
sociale con un compagno di gruppo con il quale esista un legame
affettivo scatenano la liberazione di oppioidi endogeni a livello
cerebrale. Viceversa, la separazione dai compagni di gruppo o, nei
piccoli, dalla madre si accompagna a una diminuzione dei livelli
cerebrali di oppioidi endogeni. In altri termini, l'interazione sociale
genera piacere perché si accompagna alla liberazione di 'droghe
naturali', mentre la separazione è così dolorosa perché causa una sorta
di sindrome di astinenza da quelle stesse sostanze. Sulla base di
questi suggestivi risultati, Panksepp ha ipotizzato che l'abuso di
eroina possa essere facilitato da situazioni di isolamento affettivo e
sociale. L'implicazione terapeutica di questa ipotesi è che il
trattamento della tossicodipendenza non può prescindere
dall'instaurarsi di un clima di accettazione e reintegrazione sociale
del paziente.
Psicologia dell'amore di Leonardo Ancona
I. L'amore come processo integrato
L'amore è un processo relazionale umano di tipo altamente integrato, la
cui riuscita fonde sessualità, emozione e razionalità, corpo e mente, e
porta a stabilire legami affettivi di lunga durata, non suscettibili di
obsolescenza, destinati anzi alla crescita nel tempo. Definito
correntemente come rapporto duale e reciproco, l'amore è un'emozione
che eccede naturalmente la coppia, per aprirsi alla dimensione
interpersonale, sia questa rappresentata dalla collettività o dalla
cultura, dalla storia o dalla religione. In rari casi esso trascende la
stessa coppia di individui per polarizzarsi su queste dimensioni
sopraordinate, realizzandosi in esse come un amore autentico, se pure
con una declinazione della sessualità diversa da quella ordinaria. Così
inteso, l'amore appare come la funzione più elevata della maturità
umana, quella che reca in sé il colmo della donazione e al contempo
della gratificazione, sia di natura fisica (il piacere), sia, in certi
casi, di natura religiosa, morale o intellettuale ed espresso anche
come rinuncia (il cosiddetto sacrificio di amore). In quest'accezione
l'amore è, dal punto di vista della psicoanalisi, un attributo
funzionale dell'Io, appartiene cioè ai processi secondari descritti da
Freud: è un derivato della sublimazione e coincide con il concetto di
genitalità, o meglio di emozione genitale. In termini di psicologia
dinamica, questo tipo di amore è riportabile soprattutto al
funzionamento della 'corticalità' cerebrale e in essa a quello
dell'emisfero destro, sede dell'affettività.L'amore come emozione non
esaurisce la conoscenza del campo, essendo in esso presente una seconda
componente fondamentale, l'innamoramento. Questo secondo processo di
amore, dai caratteri subitanei e immediatamente trasformativi, è molto
più imparentato con le pulsioni sessuali di quanto non sia l'amore
emozione, e si svolge a un livello più propriamente inconscio.
Le funzioni cui l'innamoramento risponde infatti sfuggono completamente
alla consapevolezza. La prima di esse è stata definita da Freud come
'ritrovamento'. Nella persona che lo colpisce, l'innamorato ritrova
un'immagine, ordinariamente parziale, ma non per questo meno efficace,
del suo primo oggetto di amore e di fruizione sessuale, la madre. A
mettere in moto tale processo possono essere la lunghezza o il colore
dei capelli, gli occhi, un profumo, il tono della voce, il modo di
sorridere, in ogni caso un particolare che si è impresso nella memoria
inconscia e che improvvisamente riecheggia. La seconda funzione
dell'innamoramento fa riferimento alla sua efficacia riparativa, cioè
alla sua capacità di risanare le ferite affettive, le difficoltà, gli
abbandoni e le mortificazioni inflitte al soggetto, consciamente o
inconsciamente, nella sua prima infanzia. L'oggetto di amore, in questo
caso, viene sentito come ciò che può medicare tali ferite. Una terza
funzione consiste nel fatto che nell'innamoramento l'altro fa rivivere
una parte di sé andata perduta, per rimozione o denegazione, e la cui
mancanza è stata sempre avvertita con dolore (anche la sua
ripresentazione, tuttavia, può essere molto conturbante).
L'innamoramento può essere pertanto vissuto di volta in volta come
un'esperienza beatificante, oppure sconvolgente fino alla fuga o alla
alienazione, oppure anche colpevolizzante e ambivalente, perché si
tratta di uno stato fortemente carico di elementi istintuali, che
possono essere disarmonici e, in quanto tali, perturbanti. Per la
psicoanalisi l'amore in questa versione è un attributo funzionale
dell'Es, partecipa dei processi primari a guisa di un sogno e coincide
con i giochi polimorfi della sessualità infantile, o pregenitale. In
psicologia dinamica l'innamoramento è riportabile soprattutto al
funzionamento dei nuclei intermedi del cervello, il cosiddetto lobo
limbico, o 'cervello protomammiferiano' di P.D. MacLean.I due tipi di
amore sin qui considerati possono essere ulteriormente integrati
tenendo presente la dinamica del narcisismo (v. oltre: Psicopatologia
dell'amore). Descritto da Freud in termini di dinamica egoistica e come
antagonista dell'amore oblativo, il narcisismo è stato successivamente
elaborato in chiave positiva come una forza inerente alla fondazione
dell'Io e, pertanto, sostanzialmente corrispondente alla coesione della
personalità di base, il cosiddetto 'Self'. Un Self impostato in modo
autentico, per evoluzione psichica favorevole o per solidità
neuropsichica costituzionale, è la fonte dell'identità personale, causa
diretta dell'accettazione della differenza permanente fra i sessi, ma
anche della loro interscambiabilità.
La spinta amorosa richiede di fatto l'abbattimento del confine che
separa il Self dall'altro, e ciò può avvenire solo se lo stesso Self è
ben individuato, possiede una sua identità, in modo che non solo non
teme di alienarsi nell'incontro, ma ne riceve anzi una conferma. La
coppia ben assortita soddisfa intuitivamente i reciproci bisogni
narcisistici. Alla stessa patologia sembra possibile riportare le
vicissitudini dovute alla pressione del Super-Io, causa diretta delle
proibizioni e delle indisponibilità irriducibili che si possono
incontrare nel processo di amore; esse ne producono l'adulterazione,
riducendo l'amore a istituzione solo burocratica e priva di ogni
passionalità. In psicologia dinamica l'azione del narcisismo, il Self
di base, è riportabile soprattutto al funzionamento dei nuclei
cerebrali più primitivi, quelli della base ('cervello rettiliano' di
MacLean). Qui MacLean ha posto la sede dei processi di 'imitazione',
che per gli animali si esprime come stereotipia di comportamenti, per
l'uomo come influenza coercitiva di norme culturali,
transgenerazionali: quelle della coazione patologica, dei tabu, del
Super-Io arcaico e di ciò che distingue fondamentalmente una civiltà
dall'altra.
Quando si dice che il processo di amore è altamente integrativo, ciò
significa in prima istanza che l'incontro di amore per essere felice
deve armonizzare il modo di amare dei due attori. Già questo comporta
un elevato grado di complessità, perché l'incontro richiede
necessariamente l'accordo di tre precise istanze in ciascuno dei
protagonisti: il loro desiderio di amarsi (gioco delle forze
prevalentemente istintuali, pulsionali o dell'Es), la possibilità
realistica di farlo senza inconvenienti (gioco delle forze
prevalentemente emotive o dell'Io), l'assenza di proibizioni interne
(gioco delle forze narcisistiche o del Self). Ma non è soltanto qui la
difficoltà dell'integrazione del processo di amore.
Molto più complessa, e necessaria, è l'integrazione intrapersonale
dell'amore, che consiste nelle relazioni di interdipendenza che
corrono, o dovrebbero correre, fra l'amore emozione, l'amore pulsione e
l'amore narcisistico. Ovviamente le disarticolazioni fra queste diverse
modalità di amore sono del tutto possibili, e l'esperienza quotidiana e
clinica dimostrano continuamente che vi è chi ama e non sa amare altro
che in un modo egoistico, retto dal narcisismo patologico, pur
raggiungendo ugualmente la capacità di orgasmo negatagli dai primi
psicoanalisti; vi è anche chi ama in un modo nevrotico, retto dai soli
impulsi sessuali, in una miscela ambivalente di amore e di odio; e vi è
chi ama in un modo del tutto morale, intellettuale, come adempimento di
un dovere.Tuttavia il solo modo di amore che corrisponde al significato
autentico del termine si ha quando la realizzazione del proprio massimo
piacere, e della propria donazione, si verifica simultaneamente a una
realizzazione analoga da parte del partner, e dove l'affermazione della
propria identità converge e si fonde con la tensione all'immersione
nell'altro.
Questo fine viene raggiunto quando le tre modalità di amore sopra
ricordate consuonano in armonia di tempo e di successione, allo stesso
modo in cui i tre cervelli distinti da MacLean nel soggetto
psichicamente normale funzionano insieme in una vera e propria 'trinità
cerebrale'. Ciò significa che, se si pensasse alla categoria di amare
retta dall'Io e dalla corticalità come al traguardo cui mirare
nell'educazione di amore, si sbaglierebbe di grosso. L'articolazione di
cui si sta parlando è dinamica, e per essa la categoria 'più alta' o
'superiore' di amore deve necessariamente inflettersi in basso, verso
la categoria dell'amore retta dal narcisismo, secondo un processo
circolare che implica anche la compartecipazione dell'amore retto
dall'istinto. Pertanto la relazione stabile di amore - per eccellenza
quella coniugale - per essere vitale deve comportare sempre anche la
presenza della sessualità agita, o della disponibilità a essa, oppure,
ove questa non risulti possibile per impedimenti obiettivi (età,
malattia, disagi ambientali), che si sviluppi al suo posto la
tenerezza, un sentimento raffinato che è sempre sotteso a un contenuto
eccitamento dei sensi. È necessario in ogni caso che la sessualità o la
tenerezza promuovano uno scambio sempre maggiore di esperienze corporee
e affettive tra i partner. Ora, tutto ciò si verifica solo se, e solo
quando, i soggetti, o almeno uno dei due, rimangono suscettibili di
innamoramento, nelle infinite varietà e oggettualità in cui questo
amore di passione sceglie di declinarsi.
2. Innamoramento e amore
Un'articolazione di livello più sofisticato, e di particolare
interesse, è quella che vi è fra questi due processi. Tra innamoramento
e amore corre un profondo rapporto dinamico di libertà: basti pensare
che ci si può innamorare non solo di una persona fisica, ma anche di
un'idea, di un programma, di una missione o di una qualsiasi
realizzazione, e si rifletta sul fatto che ciò è reso possibile dalla
preesistenza di una vita orientata all'amore. Pertanto l'innamoramento
può essere concepito come un processo di salienza, di eccitazione
'soprasogliare', nascente da una matrice di effervescenza stabile e da
questa resa possibile; processo che a sua volta contribuisce in modo
determinante al mantenimento di questa matrice e alla sua crescita. Di
durata necessariamente limitata, l'innamoramento coincide con
un'esperienza di vita che non si realizza in nessun altro stato
esistenziale e raggiunge il risultato paradossale di sembrare alieno
rispetto all'effervescenza che lo produce, essendone invece
un'inalienabile manifestazione. Il paragone che sembra più appropriato
al riguardo è quello con le tempeste magnetiche della corona raggiata
del Sole, che nascono dalla immensa potenza interna dell'astro,
innescando movimenti di straordinaria intensità, che si proiettano a
grande distanza dal Sole, ma che in nessun modo ne minacciano la vita o
tentano di sopraffarlo.
L'innamoramento è pertanto da considerarsi un processo parabolico, che,
quando è autentico, è destinato a transitare in amore-amicizia,
trasformandosi in un affetto di attaccamento e di tenerezza che dura
nel tempo. Lo slancio amoroso del mistico, che viene subitaneamente
trasportato in una inusitata dimensione di amore verso Dio e che sembra
bruciarsi in una improvvisa e travolgente fiammata, per lasciare poi
spazio a una laboriosa vita quotidiana di amore vissuta come carità,
sembra essere un'immagine adeguata delle relazioni che corrono fra
innamoramento e amore. Ciò che risulta possibile, a un ristretto numero
di privilegiati, nella relazione con Dio, è possibile nell'amore fra
l'uomo e la donna, anche qui in un numero limitato di casi. In entrambe
le situazioni, comunque, tale processo appare di difficile comprensione
da parte degli altri e di non facile accettazione per quelli che si
ritengono esclusi dal convito, o per chi se ne senta minacciato,
depauperato, quando la realtà va invece in senso del tutto opposto. E
se è vero che nell'incontro dei corpi maschile e femminile è sempre
sotteso qualcosa di sacro, si può dire allora che in ogni fervore di
innamorati, che sia depurato di egoismo, echeggi in qualche modo la
ricerca del divino.
3. La vita di amore
La vita di amore consiste nel rimanere in una relazione vivificante,
mentale e corporea, con l'altro, sia esso un partner, o un programma
d'azione, o Dio: relazione in cui coesistano, con pari incisività e
separazione, sé stesso e l'altro; dove rimanga sempre aperta la
possibilità del fondersi insieme per ritrovarsi più sé stessi, e il cui
innesco risieda nella intatta disponibilità a emozionarsi in eventi
affettivi. La ricaduta di questi ultimi risulta sempre a vantaggio e a
incremento della coppia stabile di amore, che costituisce comunque
l'interesse primario e maggiore della vita di amore.
A un livello profondo, lo scambio di coppia si verifica nella
consapevolezza degli amanti di costituire due esseri diversi e
reciproci, rispettivamente maschio e femmina, che, per potersi
intendere, debbono avere in sé ciascuno qualcosa dell'altro. Il tema
della reciproca bisessualità è il punto più profondo dello scambio fra
i due amanti, ed è condizione e promozione della pienezza del loro
amore. La consapevolezza di tale condizione comporta che nell'atto di
amore ciascuno dei partner esperimenti il genere dell'altro (il mito
dell'ermafrodita) in un modo che la distinzione fra i generi non sia
perduta, ma innalzata nella reciproca proiezione della controparte
bisessuale. Dipende da questa esperienza il fatto che un incontro di
amore fa sentire rispettivamente 'più donna', 'più uomo', un evento che
per definizione non può realizzarsi in alcun rapporto omosessuale. Lo
scambio può realizzarsi in modo così completo da far sentire a ciascuno
dei partner 'io sono l'altro, e l'altro è me', e da rendere questa
identità sempre più comprensiva, sino a far divenire i due partecipi
della struttura dell'universo stesso. Per questo nelle manifestazioni
autentiche della vita di amore scompaiono spontaneamente le rivalità,
le inimicizie, le gelosie, le invidie e i sospetti, e la consapevolezza
di ciò, della reciproca donazione bisessuale, è causa diretta di gioia,
certo la più completa e la più elevata di cui possa godere l'uomo nella
sua esperienza terrena.
Psicopatologia dell'amore di Bruno Callieri
L'amore esiste in tante forme diverse a seconda delle persone, della
loro storia esistenziale e delle vicissitudini del loro sviluppo
psicologico. È indiscutibile che le emozioni, le pulsioni sessuali, i
bisogni, che danno origine ad attrazioni e a desideri, e vi sono
strettamente connessi, abbiano una complessa dinamica inconscia.
Dinamica che, insieme a fattori costituzionali e alla storia personale,
forma l'irriducibile e inesauribile singolarità di ogni individuo. È
nella coppia, nella famiglia e nel gruppo che si evidenziano le
distorsioni psicopatologiche dell'amore. Spesso queste hanno origine da
una dipendenza eccessiva dalle figure parentali interiorizzate e i
soggetti in cui si riscontrano sono legati al bisogno di essere amati
nel modo (per lo più castratorio) in cui lo furono dai loro genitori.Le
alterazioni psicopatologiche più gravi, tuttavia, incidono pesantemente
sulla struttura della personalità, sulla sua integrità e possibilità di
stabilire legami, e limitano quindi, o impediscono del tutto, la
capacità di sperimentare con pienezza il sentimento amoroso.
La melancolia, per es., caratterizzata da una grave perdita
dell'autostima, comporta il ritiro dal mondo circostante e una perdita
del sentimento di sé, il che induce il soggetto a sentirsi del tutto
'vuoto'. Il depresso non può amarsi più di quanto possa amare un altro;
nelle forme più gravi si riscontra il tipico 'sentimento della mancanza
di sentimento', vissuto tormentoso che può, in certi casi, indurre al
suicidio. L'orizzonte del depresso resta quindi inesorabilmente chiuso
al motus amoris. Nel maniacale, d'altronde, l'esagerato senso di
esaltata autovalutazione, di onnipotenza e di trionfo, il succedersi
rapido dei sentimenti, la loro transitorietà, ostacolano gravemente la
possibilità di vivere un'intima esperienza profonda e continuativa di
un progetto duale com'è quello amoroso. L'esistenza euforica o
disforica di questo tipo di patologia non mostra slancio oblativo,
dimensione alter-egoica. Un quadro ancor più grave è quello delle
alterazioni affettive schizofreniche (paratimie) con le conseguenti
reazioni incongrue, gli stati di estraneità e di spersonalizzazione, il
pensiero arcaico e bizzarro, gli stati catatonici, gli scoppi
improvvisi di affetti trasversali intrisi di aspetti incestuosi e di
paranoidismo sadico, di intuizioni deliranti, in un misto inestricabile
di aggressività e apatia, malignità sessuale e indifferenza.
Tra le psicosi, particolarmente attinente al tema dell'amore è
l'erotomania. Anche in questo quadro patologico l'irrealtà è dominante,
il costante riferimento all'oggetto 'amato' è pervasivo, come la
convinzione che uno sguardo o una parola casuali siano, per il malato
in preda al delirio, del tutto intenzionali. Nascono allora estasi
erotiche suscitate da lontano, qualche volta da una presenza
invisibile, nell'assoluta certezza di una totale corrispondenza, che
solo esseri malvagi impediscono sia palesata.Altre distorsioni
psicopatologiche, attinenti all'amore, sono il cosiddetto
dongiovannismo e la ninfomania. Il Don Giovanni, al di là della sua
esibita 'ipersessualità', in quell'essere spinto alla conquista che non
trova mai compimento in un unico oggetto d'amore, mostra la sua
incapacità di amare e la sua carenza oblativa. Più che interessato
all'oggetto della sua attenzione è teso a raggiungere compensi
narcisistici per accrescere la propria carente autostima. Il suo
interesse, quindi, è rivolto alla violazione dell'intimità dell'altra
più che alla sua persona. Si tratta di una relazione a senso unico:
nella donna (l'altra) si 'imbatte', ma non la 'incontra'.
La ninfomania, ritenuta anch'essa una forma di ipersessualità
femminile, è basata su un'analoga struttura psicologica in cui prevale
un forte bisogno di compenso narcisistico. Da qui ha origine la
coazione a ottenere un soddisfacimento sessuale che non viene mai
raggiunto. La ninfomane mostra un atteggiamento, nei confronti dei suoi
partner, caratterizzato dalla strumentalizzazione e dall'ambivalenza,
poiché li ritiene, più o meno coscientemente, responsabili dei suoi
ripetuti fallimenti.Fra le incapacità di amare emerge l'ampia gamma
delle gelosie patologiche, da quelle in cui prevalgono i sentimenti di
insicurezza e di inferiorità a quelle fortemente passionali nutrite di
idee prevalenti, a quelle del tutto deliranti (nei paranoidi e negli
alcolisti) fino a scatenare raptus omicidi. All'origine della gelosia
appaiono un intenso bisogno di restaurazione narcisistica, fantasie
d'infedeltà (proiettate nell'altro al quale vengono attribuite) e
latenti tendenze omosessuali. L'amore del geloso è, infatti,
profondamente trasformato dalla triangolarità insopprimibile
(io-tu-lui), che taglia alla radice l'essenza dell'amore cioè la
'dualità'.
Da ultimo accenniamo alle devianze sessuali: dal feticismo alla
pedofilia, dal voyeurismo all'esibizionismo, dal travestitismo al
sadomasochismo. A parte le innumerevoli varietà, presenti sia pure in
minime tracce in ogni individuo (ricordiamo il piccolo 'perverso
polimorfo' di Freud), quel che balza agli occhi nella perversione è la
manipolazione onnipotente dell'altro, che viene depersonalizzato, e con
cui non si stabilisce un'autentica relazione o reciprocità (v. sopra:
Psicologia dell'amore). Secondo il punto di vista psicoanalitico, la
perversione sarebbe un tentativo di fugare il terrore della castrazione
mettendo in atto meccanismi di restaurazione narcisistica e adottando
meccanismi di negazione e di scissione.
Dalla lente di ingrandimento della patologia emerge ciò che nel corso
dello sviluppo psicologico contribuisce a ostacolare la piena capacità
di provare il sentimento amoroso: un grave squilibrio tra narcisismo e
rapporto oggettuale. Se la lesione narcisistica, che si accompagna a
una patologia dell'Io, è eccessiva, si formano, nell'individuo,
tentativi di restaurazione che vanno a scapito della capacità oblativa,
del "prendersi cura di" (Callieri 1993b) e della reciprocità, che sono
la componente essenziale del sentimento amoroso. Dice Hölderlin in
Hyperion (2° libro) che "l'uomo, se ama, tutto scorgendo e tutto
illuminando, è un sole; se non ama, si riduce ad un'oscura, angusta
abitazione dove arde una misera, minuscola lampada".
Bibliografia
da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it