catarsi
Nell’antica Grecia,
originariamente il rito magico della purificazione, inteso a mondare il
corpo contaminato. Sotto l’influsso delfico e dell’orfismo, il concetto
di c. assunse un significato più profondamente religioso. Il
pitagorismo fece della c. il nucleo del suo ritualismo ascetico e la
intese sia come purificazione del corpo sia come liberazione dell’anima
dall’irrazionale. Gli stessi pitagorici avevano mostrato però
l’efficacia catartica della musica, e di questo motivo si avvalse
Aristotele in un noto passo della Poetica in polemica con Platone.
Mentre questi infatti condannava la poesia, soprattutto drammatica,
come rappresentazione ed esaltazione di perniciose passioni,
Aristotele, ferma restando la definizione dell’arte come imitazione
della natura (mimesi), sostenne che la tragedia attraverso quella
mimesi induce negli spettatori una purificazione delle passioni. Da
un’estensione del termine aristotelico, si è designata c. nella storia
dell’estetica l’azione liberatrice della poesia che purifica dalle
passioni.
PSICOLOGIA
In psicanalisi, processo di liberazione da esperienze traumatizzanti o
da sistemazioni conflittuali, ottenuto attraverso la completa
rievocazione degli eventi responsabili, che vengono rivissuti, a
livello cosciente, sia sul piano razionale sia su quello emotivo
(abreazione). Come metodo psicoterapeutico fu usato da J. Breuer, in
associazione con l’ipnosi, e poi da Freud.
Bibliografia
da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it