colpa
Per colpa si intende ogni
azione od omissione che contravviene a una disposizione della legge o a
un precetto della morale o che per qualsiasi motivo è riprovevole o
dannosa. In ambito psicologico il concetto di colpa assume rilevanza in
quanto legato all'esperienza soggettiva del cosiddetto senso di colpa,
cioè del sentimento angoscioso, conscio o inconscio, di essersi resi
colpevoli di trasgressioni o di manchevolezze.
Il fenomeno della colpa non interessa la psicologia in quanto
comportamento obiettivo di trasgressione di norme etiche o di omissione
di doveri, bensì nel suo aspetto più propriamente soggettivo: il senso
di colpa. Con questa espressione si intende quell'insieme di sentimenti
e di emozioni che si associano, a livello cosciente e, ancor di più,
inconscio, all'esperienza del trasgredire o dell'omettere, cioè del
sentirsi colpevoli.Come ci è testimoniato in modo ampio e costante, fin
dall'antichità l'umanità è stata consapevole che il senso di colpa -
dapprima intimamente legato a credenze religiose (e allora si parla più
propriamente di peccato) poi, con il variare delle diverse concezioni
del mondo, vissuto in modo sempre più indipendente dalla religione - è
in qualche misura costitutivo della realtà umana ed è il fondamento di
una specifica competenza evolutiva, quella del sentirsi responsabile,
che è poi un correlato imprescindibile della libertà. È, forse, nelle
grandi opere d'arte che troviamo rappresentata in forma macroscopica
tutta la grandiosità ma anche la miseria cui può condurre il senso di
colpa, allorché l'essere umano prova il fascino, confuso eppure
inebriante, della trasgressione (per es. le grandi tragedie greche o la
Cacciata dal paradiso terrestre di Masaccio), oppure vuole sottrarsi
alla sua condizione umana, rinunciando al mondo dei valori e degli
ideali per abbandonarsi alle sollecitazioni dei desideri istintuali
(come, per es., nel Faust di Goethe), giungendo così persino al
suicidio.
Oltre ai grandi temi etici che troviamo rispecchiati nelle tradizioni
religiose e filosofiche, la quotidianità del vivere sociale ci pone
continuamente dinanzi a obblighi e a norme e alle scelte conseguenti,
senza dimenticare che la capacità di scegliere dei valori secondo i
quali orientare la propria esistenza, costituisce un processo
irrinunciabile dell'identità psicologica e del suo livello di autonomia
e quindi di maturità umana. Dal punto di vista psicodinamico, il senso
di colpa sorge in conseguenza di un conflitto interiore tra istanze
diverse: piacere/desiderio e realtà/limite, antagonismo tra ideali e
possibilità, doveri e bisogno di libertà, laddove il comportamento che
ne consegue, sia esso effrazione del limite o adesione forzata alle
norme, non è risolutivo del conflitto, bensì indice del permanere, per
lo più a livello inconscio, di una tensione irrisolta che causa
un'acuta sofferenza. La peculiarità del senso di colpa consiste nel suo
essere talmente legato alla soggettività da risultare irrefutabile,
sorta di accusa da cui nessun giudice può assolvere e per la quale non
vi sono spiegazioni né tanto meno giustificazioni che altri possano
dare.
Questa singolarità esistenziale del senso di colpa produce come una
rottura dell'omeostasi di personalità che, a seconda dei casi, viene a
essere infiltrata da sentimenti di vergogna, di inferiorità, di
autoaccusa implacabile e distruttiva, di tradimento. A questo
proposito, nell'ambito di alcune correnti psicoanalitiche, è stata
formulata l'ipotesi che il senso di colpa sorga nell'individuo fin dai
primissimi stadi della vita, allorché, nel presentare le proprie
richieste, esso viene vissuto come un elemento di disturbo che rompe un
determinato equilibrio familiare. Nell'impossibilità di decodificare le
reazioni degli adulti, il bambino sperimenterebbe un vago senso di
colpa, associato a insicurezza e paura, che costituirebbe la base sulla
quale - tenendo conto della capacità di risposte adeguate o meno della
famiglia e degli eventi successivi della storia personale - si
modulerebbe poi il senso di colpa in età giovanile e adulta.
Tra i numerosi registri con i quali è possibile leggere il senso di
colpa due sembrano essere fondamentali: il primo è conseguente al
conflitto tra il principio del piacere e il principio della realtà,
l'altro è più in rapporto con il narcisismo. Nel primo caso l'elemento
portante è la trasgressione accompagnata da angoscia, caratterizzata da
sentimenti di vergogna, consapevolezza confusa dell'incapacità di
autodominio, timore delle conseguenze del proprio comportamento. Nel
secondo caso prevale il senso di essere venuti meno alle proprie
aspettative, cioè di aver tradito il proprio Io ideale, e insorgono
sentimenti depressivi connotati come viltà, perdita di autostima,
spinte autodistruttive.
La dinamica del senso di colpa può condurre a diverse forme nevrotiche:
la nevrosi ossessiva, in cui l'Io tenta di difendersi dalla condanna
del Super-Io che avverte come incomprensibile, perché di fatto rivolta
a impulsi aggressivi rimossi che l'individuo, non essendone cosciente,
non può neppure elaborare; la nevrosi depressiva, in cui l'Io si
sottomette alla colpa identificandosi con l'oggetto a cui si rivolgono
le accuse del Super-Io; l'assenza di un vero Super-Io, dove pur
permanendo un vago senso di colpa, ciò che predomina è una spinta
angosciosa acuta, come per es. nei tossicodipendenti. Questa dinamica
può anche condurre a deliri, soprattutto nelle sindromi depressive, ma
anche in forme a sviluppo paranoideo con reazioni persecutorie
(Callieri 1994); non rari i comportamenti autopunitivi, fino al
suicidio.Lo stesso concetto di godimento, il conflitto primario tra
principio del piacere e principio di realtà, comporta, nel vissuto sia
collettivo sia individuale, un qualche riferimento diretto al corpo,
che è percepito come la fonte e al tempo stesso il termine ove si
consuma il desiderio (pensiamo solo alla sessualità o al rapporto col
cibo, ma anche ad aspetti meno istintuali, come il vestire). Per questo
il corpo, nella dinamica profonda con cui mostra i propri desideri,
esibendoli oppure facendoli trapelare causalmente o involontariamente,
e, infine, nel tentare di occultarli, è il luogo privilegiato e forse
il più importante spazio dove viviamo ma anche 'leggiamo' le dinamiche
legate al senso di colpa. Del resto non è un caso che nelle tradizioni
religiose i concetti di vizio e negatività siano fortemente collegati
proprio con il corpo e in particolare con le pulsioni istintuali. Per
questo un sentimento che accompagna sovente il senso di colpa è la
vergogna, che implica, appunto, un ruolo specifico del corpo: infatti
ciò che spesso viene vissuto come vergogna è descrivibile come
esperienza del disvelamento, di esposizione non voluta, ma anche non
controllabile fino in fondo, tra il linguaggio del proprio corpo 'fonte
e sede delle passioni o dei desideri illeciti' e lo sguardo 'altrui'
che, potendo appunto cogliere e decifrare il linguaggio del corpo,
diviene poi una metafora delle reazioni di autoaccusa di cui abbiamo
parlato.
Bibliografia
da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it