comunicazione
La parola «comunicare»
deriva dal latino communicare, ossia «condividere», «spartire ciò che è
comune». Noi comunichiamo accordandoci, consapevolmente o meno, sul
fatto di chiamare un certo oggetto con un determinato nome. Ciò che noi
condividiamo è l’accordo di denominare una cosa o un concetto con tale
parola.
La nostra comunicazione non si limita, ovviamente, alla lingua parlata,
ce ne sono anche altre forme: la posizione del corpo, i gesti, il tono
della voce (comunicazione diretta), la scrittura, le equazioni
algebriche, gli spartiti musicali, la pittura, le bandiere, i segnali
stradali ecc. (comunicazione indiretta).
Anche gli animali comunicano coi suoni, gli odori, i movimenti del
corpo.
Due sono i significati della parola «simbolico» quando ci riferiamo
alla comunicazione. Il primo è che la comunicazione produce significato
anche in assenza di referente; il secondo è che il significato è
arbitrario.
E’ stata riconosciuta ai certopitechi verdi dell’Africa la capacità di
riconoscere il significato di tre segnali emessi con la bocca da un
loro simile (tre diversi tipi di predatori in arrivo). Ogni segnale
attiva una diversa reazione da parte del branco. E’ quindi chiaro che
la differenza tra l’uomo e le altre specie non è nell’uso dei simboli
ma nella loro riccheza e diffusione.
Circa 100.000 anni fa nacque l’uomo moderno, la cui anatomia della
bocca e della gola è la stessa di oggi. Tutte le lingue umane sono
aperte, il che vuol dire che le articolazioni linguistiche vengono
combinate in vari modi per produrre significati diversi. Secondo
Chomsky nel cervello esiste un dispositivo di acquisizione della
lingua. Ma il linguaggio non è prodotto unicamene da questo dispositivo
e sono state individuate dalle quattromila alle cinquemila lingue
diverse reciprocamente incomprensibili.
Alcune lingue si sono sviluppate di recente in diverse parti del mondo
nei luoghi in cui gli imperi coloniali europei stabilirono le loro
imprese commerciali. Gli schiavi comunicavano col padrone usando una
versione semplificata della lingua del padrone (lingua pidgin).
Molte lingue pidgin si sono evolute fino a divenire delle lingue creole
che hanno i vocaboli della lingua dei dominatori ma una grammatica
differente.
Secondo alcuni la grammatica delle lingue creole si somiglia in tutto
il mondo. Questa somiglianza è coerente con l'idea di una grammatica
universale comune a tutti gli uomini ed ereditaria. Gli idiomi creoli
potrebbero quindi somigliare alle prime lingue umane.
Bibliografia
Ember, C. R., Ember, M., Antropologia culturale, Il Mulino, Bologna,
1998