la diagnosi in psicologia
Innanzitutto c'è da
precisare che in psicologia clinica la diagnosi non è un corpo di
conoscenze univoco e condiviso da ogni orientamento teorico. Dentro
questa parola si nascondo visioni e disaccordi di diverso tipo. La
diagnosi è ben lontana da quella
oggettività a cui così tenacemente ambisce. Ma
non solo. Mentre in alcune forme di psicoanalisi la formulazione di una
ipotesi diagnostica costituisce l'elemento di partenza della terapia,
in altre riflessioni analitiche (come quella di Hillman) la diagnosi
perde quasi completamente la sua importanza perché l'attenzione è
riposta, ad esempio, a quale momento del processo di individuazione si
trova il paziente.
Quello che però mi interessa sottolineare qui è che non solo la diagnosi è soggetta alle diverse prospettive, alle tante interpretazioni, ai polisemismi delle scienze umane; non è solo figlia di un punto di vista. La diagnosi è parimenti un fatto storico, un atto culturale, una invenzione in un certo momento della vita di una scienza.
La diagnosi, come un organismo vivo, muta e cresce, cambia pelle nei secoli, progredisce,
ambisce a nuovi scenari e poi vi rinuncia. Si lancia a destra per poi
scoprire che ha tralasciato la sinistra.
La
diagnosi segue in fin dei conti la sorte di qualsiasi processo
culturale e biologico.
Questo però non vuol dire che la diagnosi in psicologia non sia un fatto scientifico. La nosografia non è una opinione, le classificazioni non sono prodotte a caso. Esse sono valide, chiare, precise, illuminanti e ottimo fondamento per la terapia. Solo che esse sono prodotte in un certo clima e in un certo momento dell'evoluzione culturale, tecnica e sociale di un popolo. E di questa cosa bisogna tener conto. Ciò che un secolo prima aveva un nome e una certa rilevanza poi ne ha un altro nome e una rilevanza diversa. Vuol dire che gli avi si sono sbagliati? Non necessariamente. Vuol dire che si sbagliano i contemporanei? Non necessariamente.
La scienza non cresce sugli alberi, è uno sguardo sul mondo prodotto
dall'uomo e in quanto cosa prodotta dall'uomo è suscettibile di
deformazioni, adattamenti, particolarismi, soggettivismi collettivi.
La diagnosi è in fin dei conti la migliore oggettività che una
soggettività storicamente determinata può produrre.