figlio
Nella religione cristiana,
con il nome di f., seguito da specificazioni diverse, vengono
denominati gli appartenenti ad alcuni istituti maschili di vita
consacrata, così come con il nome di figlia, seguito da specificazioni
diverse, vengono denominate, specialmente a partire dal 19° sec., le
appartenenti a più di 300 istituti femminili di vita consacrata, per lo
più dediti all’educazione giovanile, a opere caritative e
assistenziali, alle missioni. F. di Dio Secondo la dottrina cristiana,
Gesù, «Dio vero da Dio vero, generato e non creato, consustanziale al
Padre»; chiamato «unico» (Matteo 3, 17; Marco 1, 11; Luca 3, 22),
«unigenito» (Giovanni 3, 16), «proprio» (Romani 8, 32); inoltre «vero»
(Giovanni 5, 20) e «primogenito di tutta la creazione» (Colossesi 1,
15).
F. dell’uomo Locuzione semitica (ebr. ben ādām), equivalente a «essere
umano, uomo», che assume un significato messianico in alcuni testi
biblici e apocrifi (per es., Daniele 7, 13-18). Ricorre numerose volte
nei 4 Vangeli sulle labbra di Gesù o di chi ne riferisce le parole: sul
preciso valore di essa si discute. L’esegesi tradizionale è che con
quella frase si intendesse sottolineare la natura umana, assunta da
Cristo. Figliol prodigo Titolo con il quale è nota la parabola
evangelica (Luca 15, 11-32) in cui si narra di un padre che accoglie
festosamente il f. tornato a casa pentito dopo aver dissipato la sua
parte di eredità, e rimprovera invece il f. maggiore, che gli contesta
la sua generosità. Alla parabola si è ispirata l’arte e la letteratura
di ogni tempo.
Bibliografia
da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it