il nome della rosa



Ripeto ancora oggi a me stesso che la mia scelta fu buona, e feci bene a seguire il mio maestro. Quando infine ci separammo, egli mi fece dono delle sue lenti, poi mi abbracciò con la tenerezza di un padre e mi disse:"Tu hai vissuto in questi giorni, povero ragazzo, una serie di avvenimenti in cui ogni retta regola sembrava essersi sciolta. Ma l'anticristo può nascere dalla stessa pietà, dall'eccessivo amor di Dio o della verità, come l'eretico nasce dal santo e l'indemoniato dal veggente; e la verità si manifesta a tratti anche negli errori del mondo, cosicchè dobbiamo decifrarne i segni, anche là dove ci appaiono oscuri e intessuti di una volontà del tutto intesa al male". Non lo vidi più, nè so che cosa si accaduto di lui, ma prego sempre che Dio abbia accolto l'anima sua e gli abbia perdonato i molti atti di orgoglio che la sua fierezza intellettuale gli aveva fatto commettere. Ma, ora che sono molto, molto vecchio, mi rendo conto che di tutti i volti che dal passato mi tornano alla mente, più chiaro di tutti vedo quello della fanciulla che ha visitato tante volte i miei sogni di adulto e di vegliardo. Eppure, dell'unico amore terreno della mia vita non avevo saputo, nè seppi mai, il nome.


Il nome della rosa, della ragazza, resta un mistero. Adso non lo conoscerà mai. Confesserà da vecchio, quando scriverà il racconto degli eventi del lontano 1327, di non essersi pentito di aver seguito il proprio maestro ma di aver sognato tante volte nei momenti di solitudine il volto della ragazza, il volto della rosa.

Quella avuta nell'abbazia, deve essere stata l'unica esperienza sessuale della sua vita. Quando alla fine del film, alla fine di quei tragici eventi, lui e il suo maestro si rimettono in marcia in groppa ai loro asini lei lo scorge, lo raggiunge, lo avvicina, gli prende la mano e se la porta al viso. Non dice una parola. Nel suo sguardo c'è tutto il sentimento dell'amore della giovinezza. Lui si ferma, la guarda, freme, è incantato, innamorato, lacerato dal dubbio e dal desiderio. Il maestro prosegue, poi si volta un istante. Forse vuole capire le ragioni di quella sosta. E certamente comprende. E ha la sensibilità di non chiamare il giovane novizio. Deve essere lui a scegliersi il futuro. Adso tentenna, guarda il maestro, poi la ragazza, poi di nuovo il maestro. Alla fine riprende la strada, l'asino ritorna sul sentiero, muove due o tre passi, ricomincia la marcia. Sul volto di lei si disegna il dolore. Non dice una parola neppure questa volta. Adso segue il maestro, volgendosi a lei un'ultima volta prima di perderla di vista per sempre.

Questo è stato. Tutto qui. I due non si scambiarono mai una parola. Le parole sono sopravvalutate. L'amore è fatto di pochi gesti. L'amore cuce le bocche. Il linguaggio è figlio del pensiero, dell'Io, dell'erudizione. L'anima tace, al più canta.

Questo film, riguardo all'amore, raggiunge l'essenzialità. Lo riporta alla sua essenza più primitiva, istintiva, pulsionale, immaginativa. I due giovani, conosciutisi per caso in un angolo della cucina del monastero, si amano. Se qualcuno glielo avesse chiesto non avrebbero saputo dire perché. E' così, è un fatto. Dentro di loro, da che si sono incontrati, qualcosa è mutato. E non può tornare come prima. Adso porterà il calore di questo fuoco tutta la vita. L'evento dei corpi nudi ha aperto all'anima una porta che non si è mai richiusa. L'uomo invecchia ma le grandi domande restano: chi era lei? dove sarà ora? cosa sarebbe successo se...?

Nel film è amplificato qualcosa che avviene tutti i giorni. Quanti incontri nella nostra vita si annunciano come grandi promesse e si chiudono invece in poche ore? 

Il film non è solo sui due giovani. C'è il giallo, l'indagine, il sospetto, il mistero. C'è l'Inquisizione col suo strascico di cattivi presagi. C'è la biblioteca labirinto, il valore dell'erudizione, della conoscenza, del libro come prodotto unico e prezioso (il film riesce a trasmetterci il valore di un oggetto che per noi ora è un mero oggetto di consumo).

Tutto questo è collocato nel magnifico, mistico, disperante periodo storico del Basso Medioevo. Qualcosa di lontanissimo dalla nostra concezione di giusto, di diritto, di cultura, di religione ecc. 

Il film mi ha sempre trasportato in un tempo-spazio in cui incontro tre purezze: l'amore nella sua essenza; la religiosità nella sua veste più severa, pura e intransigente; la cultura nel suo significato primitivo, originario, quasi esoterico: una parola è una gran cosa, un libro è un gioiello, una biblioteca ha un valore inestimabile.