il tramonto
Il tramonto ci affascina
tanto perché in esso, in qualche modo, percepiamo il volgersi di due
mondi: il mondo della luce e il mondo del buio. Nei fuochi di artificio
del sole calante ci sentiamo mutare, qualcosa che non sappiamo pensare
e che è al di là anche delle parole si avvicina rapidamente. Una parte
di noi si chiude e un'altra si apre, si palesa, ci si accosta. Intuiamo
vagamente questo strano passaggio interiore: ci rendiamo conto che in
questo spettacolo qualcosa dentro di noi sta mutando, che qualcosa di
noi se ne sta andando e che qualcos'altro sta sopraggiungendo. Siamo
sempre muti di fronte l'ultimo sole.
Il tramonto ipnotizza, è una porta tra uno spazio interno e un altro.
Da creature solari e coscienti ci facciamo creature notturne e
inconsce. L'Ombra dentro di noi sale, preme, si affaccia alla
coscienza. Il tramonto è sempre carico di malinconia per la coscienza
che va morendo e cede lo scettro, e di angoscia per la vaga minaccia
che esso porta con sé. Anche il cielo trasfigura: da azzurro, basso,
vivo di uccelli e nubi si fa nero e profondo, carico di lontanissime e
fredde stelle.
Il tramonto è una quotidiana domanda senza risposta, è uno scenario che
ci rammenta l'incomprensibile che abbiamo dentro, è l'ultima coscienza
prima del sopraggiungere dell'inconscio: è il ritorno violento del
rimosso. E' bello e terribile allo stesso tempo, ci incanta e ci
inganna, ci ricorda che non siamo soli nell'universo nostro interiore,
e che non siamo ciò che crediamo di essere. Il lento arrivo della notte
ci insegna che dentro di noi risiedono mondi al contempo affascinanti e
temibili, e che nella notte c'è qualcosa di profondamente vero circa la
nostra natura. Il tramonto è uno spazio sospeso tra ciò che non siamo
più e ciò che non siamo ancora e non vorremmo mai essere. La notte
trasforma il volto di chi ci siede accanto, che di colpo si fa
irriconoscibile. E noi stessi non sappiamo più chi siamo, perché
qualcosa dentro si è mosso, sentiamo ribollire nel profondo figure
arcaiche, paure antiche. Odiamo tamburi di un'altra epoca, fantasmi ci
scrutano tra i giochi d'ombre, dal fondo si avvicina una figura nera,
una macchia scura, che ha il nostro portamento, il nostro corpo, il
nostro volto, eppure non siamo noi ma altro.
Il tramonto è una minaccia. Ma ha il difetto di essere bellissimo. E
quindi ci attira in modo irresistibile. Il tramonto è invincibile e
inevitabile. Non può essere eluso dalla coscienza, non può essere
confinato o ridotto. La sua bellezza è un rapimento talmente potente da
ridurci letteralmente in pezzi. Finché ci fermeremo a fissare il
tramonto avremo una speranza. Perché lasceremo che qualcosa di
inesplicabile faccia capolino nella nostra mente ricordandoci che non
tutto è visibile, non tutto può essere spiegato o compresso, trattenuto
e posseduto.