ironia



FILOSOFIA

L’originario significato del termine i., dissimulazione e insieme anche interrogazione, si conserva solo nell’espressione i. socratica. Il carattere dell’i. contraddistingue anzitutto il procedere speculativo di Socrate, che con la sua dichiarazione di ignoranza smaschera la presunta sapienza altrui mostrandola inferiore al suo stesso sapere di non sapere; compenetra poi anche il pensiero platonico, per lo meno negli aspetti polemici, quando Platone finge di assumere come vere le dottrine altrui che intende combattere e ne deduce con simulata serietà l’assurdo. I. è poi l’atteggiamento romantico di superiorità dello spirito rispetto a ogni realtà finita per cui abbia avuto interesse. In sistemi estetici, come quello di K.W. Solger, l’i. è stata considerata costitutiva dell’arte (in cui appunto si esperimenta tale assoluta catarsi e autosufficienza). Nell’esistenzialismo di S. Kierkegaard l’i. è considerata un momento fondamentale dell’esistenza, in quanto, attraverso di essa, l’uomo si distacca dal mondo in cui è immerso l’esteta e si avvia verso lo stadio etico.

LINGUISTICA

Figura retorica, detta anche antifrasi, che consiste nell’esprimere il contrario di ciò che in realtà si vuole significare; suo scopo è evidenziare l’insostenibilità di ciò che si simula di sostenere o la validità di ciò che si finge di disapprovare. L’ambiguità, l’equivoco possono limitarsi a una singola parola o riguardare una porzione di testo anche molto estesa (per es., l’apostrofe a Firenze di Dante nel VI canto del Purgatorio); può essere anche l’atteggiamento di uno scrittore che investa tutta quanta la sua opera (l’i. di G. Parini nel poema Il giorno). Esempi di i. sono le frasi comuni Ma bravo!, Bella figura!, Che mira! (a chi colpisce lontano dal bersaglio).





Bibliografia

da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it