l'arte di ascoltare



Enzo Bianchi in un articolo su Repubblica di oggi (22/3/2021) ricorda il valore dell'ascolto. Una professione del futuro sarà l'ascoltatore. Ma cosa significa ascoltare? si chiede. "Innanzitutto significa accettare in profondità di sacrificare ciò che ci pare sempre più prezioso: il tempo."

Poi aggiunge che ascoltare significa soffermarsi, percepire, quello che l'altro non dice.

Infine, ascoltare è ascoltare noi stessi, fare esercizio di silenzio, notare ciò che nel nostro mondo interno (anima) di solito non ascoltiamo. Chi ascolta l'altro ascolta se stesso, quel se stesso che di solito trascura.

Massimo Cacciari afferma, in una conversazione su Diritto Penale e Uomo, a proposito della responsabilità umana "che ogni azione conscia è la punta dell'iceberg di un immenso inconscio, esattamente come il noto è la parte minima dell'ignoto."

In termini junghiani e più in generale psicoanalitici questo significa che non siamo padroni a casa nostra, che siamo passeggeri invece che autisti nel nostro breve tragitto di vita. La grande quota di ignoto che ci portiamo dentro va ascoltata fin dove è possibile. Essa invoca di essere ascoltata, invoca la nostra attenzione. Ascoltare è accostare la diversità che, innanzitutto, è dentro di noi. L'altro di fronte a noi è la personificazione e l'incarnazione di questo altro, egli quindi dovrebbe essere sacro perché ci offre una straordinaria occasione di conoscenza di noi stessi. 

Abbiamo perduto l'anima. La tecnologia e la comodità delle nostre esistenze, la sicurezza che ci mette al riparo perfino dal contatto con gli elementi della natura ci allontana dal percepire questo ignoto di cui siamo portatori dandoci l'illusione di essere i padroni.

L'ascolto è un mettersi da parte, è un usare i sensi in un modo non controllato dall'Io. L'ascolto vero si realizza, in fondo, entrando in termini psicologici a contatto con la morte.