la strada nuova



Non abbiamo coscienza, non sappiamo, neppure vediamo. Nasciamo e cresciamo sul fondo di una grotta a fissare le ombre.

E guai a chi ci parla di liberazione. Lo uccidiamo.

Serve coraggio, serve una visione, serve un mondo di creatività. Serve affondare mani e piedi nel flusso, nell'essenza, stare in movimento. L'immagine è il surf: equilibrio controllato sopra un'onda di molecole libere. E' tutto un sottile gioco di forze. La sfida è trovare il punto di equilibrio sopra gli eventi. Non controllarli, reprimerli, sopprimerli ma accettarli e starvi in equilibrio.

Serve abbandonare le resistenze. E' ora di smettere di aggiungere. E' ora di togliere, eliminare, alleggerire. Dobbiamo aiutare la spontaneità non cristallizzata dal pensiero, la naturalezza della nostra intimità.

Il fatto è che questa intimità è vittima di condizionamenti, dipendenze, conflitti, paure, timidezze, rabbie, odii, risentimenti. Viviamo con finzione e accettiamo ogni giorno compromessi, falsifichiamo la nostra natura (che non conosciamo e moriremo senza averla conosciuta). Molti muoiono avendo saputo tutto di ciò che è trasmetto in tv e nulla di se stessi. Ho scelto di fare lo psicologo in contrapposizione a tutto questo.

Esistiamo per uno scopo?

Camminiamo portandoci dietro un intero globo sulle spalle fatto di resistenze, conflitti, falsi sé, complessi, scissioni. Tremiamo al solo pensiero di confrontarci con le nostre paure. Le evitiamo ingigantendole quando basterebbe accostarle per scoprire in loro un bambino impaurito. I mostri esistono sono a distanza.

La nostra psiche è un labirinto da cui non possiamo uscire ma che possiamo esplorare. A patto di operare la sacra rinuncia di comprenderlo.

Dobbiamo surfare, accettare di smarrirci, rinunciare al controllo. Dobbiamo stare nel flusso dell'onda, della vita, delle incomprensioni, dell'imprevedibile, della morte che ci aspetta.

Cosa sono i progetti che rimandiamo. A quali paure diamo ascolto?

La vita ci chiama e non rispondiamo. E questo ogni santo giorno. Sembriamo statue più che persone. Le costrizioni cattoliche ci hanno svuotato di passione, di vitalità, di movimento, di slancio, di coraggio psichico. Esse hanno scavato un fosso tra la nostra sessualità e il piacere, identificando la prima con quanto è sudicio e colpevole e dando al piacere la forma sublimata dell'arte o del lavoro.

A ben guardare, ad essere veramente onesti di fronte a noi si scorge una sola unica grande immensa avventura.