L'uso di sostanze
La resistenza manifestata da decenni dalle istituzioni all'uso legale o medico delle droghe di ogni specie e natura si esprime senza alcuna considerazione sugli effetti reali prodotti da queste sostanze sul corpo e sulla psiche. Si legga a questo proposito il testo di Michael Pollan Come cambiare la tua mente.
L'atteggiamento
istituzionale, politico e religioso intorno a questa problematica è
così inflessibile e irragionevole, così ottuso e cinico da far nascere
qualche sospetto. La riflessione sul tema sembra viziata alla fonte,
l'atteggiamento politico appare ingiustificato dal punto di vista
medico, psicologico e sociale. Eppure persiste.
Proverò a sviluppare il mio pensiero.
La droga è un termine generico per un gran numero di sostanze molto diverse tra loro. Essa è capace di
di produrre uno stato psichico inusuale, alterato, spirituale,
estatico, delirante ecc. Il discorso qui è molto complesso e non voglio
entrarci. Voglio discutere della "questione droga" in termini
psicosociali.
La droga produce un'alterazione del funzionamento psichico e del comportamento. Essa è quindi capace di scardinare l'ordine su cui una società, qualsiasi società moderna, è fondata.
La cultura occidentale si fonda (lo dico brevemente) sui concetti quali il razionalismo, il rapporto causa-effetto, la logica, la produzione, il profitto ecc.
Lo Stato ha interesse quindi a produrre cittadini più che persone.
Il cittadino è ubbidiente, lavora e paga il mutuo, guarda la tv.
La persona è un soggetto libero dai condizionamenti, manifesta in piazza, fa scelte economiche anticonvenzionali, inceppa il meccanismo con cui lo stato inocula idee e concetti nella psiche. La persona disordina il sistema dall'interno, è critica, mette in discussione, non aderisce, non si lascia manipolare e non può facilmente essere convinta.
E' chiaro che il confine tra cittadini e persone non è netto. Di solito queste due posizioni convivono e lottano dentro lo stesso individuo.
Tutti gli Stati, non solo quelli dittatoriali, esercitano una influenza sulla psiche delle persone, in misura maggiore e minore. E' inevitabile. Il sistema scolastico, ad esempio, è ideato per creare quelli che si ritiene possano essere dei buoni adulti di domani.
In un contesto
politico severo a causa degli enormi interessi economici in gioco le
droghe
sono considerate un elemento disturbatore. Gli apparati dello Stato
(esercito, scuola, sanità, università, istituti di ricerca ecc. ma
anche il governo, il parlamento, le istituzioni internazionali, le
associazioni di categoria)
considerano le sostanze psicotrope pericolose. Ma pericolose per cosa?
Solo per la dipendenza che alcune di esse generano?
E' amaro rendersi conto come lo Stato agisca nell'interesse degli individui solo nella misura in cui questi interessi non si oppongono alle priorità politiche ed economiche dello Stato stesso. Lo Stato come un organismo vivente mette in atto delle strategie di difesa.
E' anche amaro rendersi conto di come le forze dell'ordine spesso agiscano come braccio armato di uno Stato che vuole conformare i cittadini a una precisa psicologia, morale, ideologia consumistica, ricetta economica, menù televisivo ecc.
Per concludere: in questo
quadro culturale le droghe sono considerate minacciose per la morale
materialistico-cattolica occidentale alla stregua di una vera istruzione,
della informazione critica, della religiosità sacra, del misticismo,
del paranormale.
E tutto questo al di là dei reali effetti distruttivi di alcune droghe
(che pure esistono) sulla psiche e la salute di coloro che le usano.