narcisismo
Tendenza e atteggiamento
psicologico di chi fa di sé stesso, della propria persona, delle
proprie qualità fisiche e intellettuali, il centro esclusivo e
preminente del proprio interesse e l'oggetto di una compiaciuta
ammirazione, mentre resta più o meno indifferente agli altri, di cui
ignora o disprezza il valore e le opere. Il termine fu introdotto nel
1898 in sessuologia dallo psichiatra tedesco H. Ellis (1859-1939) per
designare un atteggiamento patologico della vita sessuale, per cui il
soggetto gode nell'ammirare il proprio corpo, cioè tratta il proprio
corpo come oggetto sessuale, come fonte di desiderio e di piacere, come
il giovanetto Narciso nel mito greco.
IL NARCISISMO IN PSICOANALISI
Secondo la psicoanalisi il n. può essere, entro certi limiti, uno stato
normale, ma può talora assumere dimensioni e significato patologici che
interferiscono seriamente sulla vita di relazione. Nel saggio
Introduzione al narcisismo (1914), S. Freud distinse un n. primario,
tipico del primo stadio dell'esistenza e antecedente alla formazione
dell'Io, in cui è assente qualsiasi genere di relazione e investimento
oggettuale (la vita intrauterina sarebbe l'esempio migliore di questo
stato), e un n. secondario, in cui si verifica un ritiro dagli
investimenti libidici oggettuali e la libido viene reinvestita sull'Io.
IL NARCISISMO COME DISTURBO MENTALE
In psichiatria, il n. è indicato tra i disturbi di personalità
(disturbo narcisistico di personalità). Le persone affette da tale
disturbo tendono a esagerare le proprie capacità e i propri talenti,
sono costantemente assorbite da fantasie di successo illimitato,
manifestano un bisogno quasi esibizionistico di attenzione e di
ammirazione. Incapaci di riconoscere e percepire i sentimenti degli
altri, tendono a sfruttare il prossimo per raggiungere i propri scopi o
per poter ingrandire sé stesse.
Bibliografia
da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it