il primato della velocità
Panta rei, tutto scorre. O
meglio tutto corre. Oggi nulla si deposita e si sedimenta. Le
eccitazioni si susseguono alle eccitazioni. Le esperienze sono
accumulate senza soluzione di continuità. A oggetto segue oggetto, a
persona persona. I rapporti sono sciolti e risaldati continuamente in
una isterica ricerca di perfezione e di felicità. Non ci accontentiamo
(l'essere contenti), c'è sempre qualcosa di nuovo che ci sfavilla
davanti agli occhi e rapisce il nostro sguardo, c'è sempre
qualcos'altro cui ambiamo, su cui spostiamo il nostro desiderio (o
bisogno). Il nuovo reclama sempre una nuova vittima: una auto, uno
smartphone. La novità ci impone la corsa, l'accumulo di denaro, anche
depredato, per acquistare moderni oggetti di consumo che si depauperano
e sisvuotano di bellezza non appena ne entriamo in possesso.
Siamo così parte di questo turbinio che quasi non ce ne rendiamo conto. Vi nasciamo immersi e non lo distinguiamo. Ci sembra perfino naturale.
Siamo sì liquidi, manchiamo
di densità. La ricerca del senso delle esperienze (di qualsiasi tipo:
filosofica, psicologica ecc.) non ci interessa. La fuggiamo, perfino.
L'approfondimento ci obbligherebbe a un rallentamento. E non vogliamo
rallentare, non vogliamo conoscere i nostri fantasmi. Il contrario
della fretta ci sembra subito depressione, deflazione dell'umore,
morte. Alla libertà della elaborazione preferiamo l'obbligazione della
corsa, della fretta e della leggerezza. Corriamo e accumuliamo
beni-relazioni usa e getta. Il nuovo oggetto ci protegge dalla
depressione proveniente dall'oggetto appena perduto. Per difenderci
dalla perdita e dalla morte ci immergiamo nella luce azzurrina dello
smartphone. La quasi totalità delle nostre azioni quotidiane rientrano
o nella categoria dell'evasione anestetica o in quella del godimento.
L'intera nostra società ha fondamenta nel non pensiero, nel non
ragionamento, nella non percezione della nostra interiorità.
I ritmi lavorativi, la frammentazione delle giornate, l'ipnosi della tv, i riti del sabato sera, le partite allo stadio, la musica ad alto volume, l'acol e le abbuffate, la burocrazia ecc.: sono tutte modalità alienanti e svuotanti, sono attività che ci fanno invecchiare restando giovani, l'anima che ci portiamo dentro e che potremmo attribuire agli oggetti, è costretta a nascondersi.
Viviamo in un luna park di luci elettriche e di zucchero filato che è un deserto di psiche, di anima, di storia.