psicodramma



PSICODRAMMA (psychodrama; Psychodrama; psychodrame; psicodrama). – La tecnica psicoterapica dello psicodramma nasce a Vienna negli anni venti a opera di Moreno, psichiatra appassionato di teatro. Per lui la catarsi diventerà un concetto centrale. L’obiettivo dello psicodramma moreniano è liberare dai conflitti il protagonista, attraverso la drammatizzazione; il gruppo resta sullo sfondo, fa da cornice, mentre al centro vi è il singolo, l’attore col suo problema e la sua storia. L’impostazione di Moreno non riesce quindi a evolvere in un vero lavoro di gruppo. La ripresa della tecnica moreniana, con il contributo della psicoanalisi e il successivo inquadramento nel campo delle psicoterapie analitiche di gruppo, ha avuto inizio in Francia negli anni del secondo dopoguerra, quando lo psicodramma è stato utilizzato nella cura degli adolescenti. Grazie ai contributi di Anzieu, Lebovici, Diatkine, Kestemberg, lo psicodramma diventerà una terapia adottata per una variegata tipologia di soggetti. Si deve in gran parte al lavoro degli psicoanalisti francesi il fatto che lo psicodramma sia diventato una delle più diffuse tecniche di addestramento e di formazione degli psicoterapeuti. Sono stati i coniugi Lemoine a diffondere lo psicodramma analitico in Italia; seguendo l’insegnamento di Lacan, essi hanno descritto il movimento del gioco, che è la tecnica elettiva dello psicodramma analitico, entro tre registri di esperienza psichica: a partire dall’immaginario, che si evoca con la rappresentazione, si può accedere al simbolico, cioè il momento dell’espressione linguistica, e giungere attraverso questo passaggio al reale. Negli anni seguenti la Società italiana di psicodramma analitico ha legato il dispositivo dello psicodramma al pensiero di Winnicott e più in generale al pensiero psicoanalitico contemporaneo. Dalla fascia dell’età evolutiva lo psicodramma ha esteso il campo delle sue applicazioni ai pazienti adulti, sia nevrotici che psicotici; per questa tipologia di pazienti è risultato fondamentale il recupero della funzione del gioco come esperienza che, per altro, nelle sue espressioni trasformate accompagna la vita umana in tutto il suo arco. Il gioco traduce i pensieri in immagini e trasforma le immagini visive in pensiero. Esso, pur facendo leva sull’azione, si snoda intorno e dentro a un pensare che sorge dal tessuto affettivo e dal campo relazionale. La drammatizzazione, contigua alle matrici del pensiero, è un potenziale traduttore delle esperienze in affetti, ed è anche un traduttore dei pensieri in figure; essa diviene quindi un vero e proprio apparato «mentalizzatore» di figure. Il gioco nello psicodramma è un’esperienza di rappresentazione possibile delle cose che, una volta introiettata, transita dalla scena del pensiero al processo di formazione dei simboli. Contraddistingue dunque il lavoro psicoanalitico nello psicodramma sia la funzione di area transizionale della scena che stabilisce uno scambio e una continuità creativa tra la realtà psichica interna e la realtà psichica esterna, sia l’attivazione della funzione psicoanalitica della mente che contribuisce alla formazione dell’atteggiamento psicoterapico.


Bibliografia

Enciclopedia filosofica, Bompiani, Milano 2006