psicoterapia
Sistema curativo delle
sofferenze psichiche basato sull’uso di mezzi psicologici; la p. è
suscettibile di essere condotta nei modi più disparati, ora su base
empirica, ora con riferimento a concezioni religiose o filosofiche, ora
sulla guida di dottrine psicopatologiche.
1. Cenni storici
Precedenti remoti della p., o comunque nel suo ambito, possono essere
considerati, per il loro generico contenuto psicoterapeutico, i
tentativi di liberare i malati dalle loro infermità con pratiche
magiche e religiose.
Nella sua versione moderna, ebbe un primo sviluppo con i metodi basati
sulla suggestione e sull’ipnosi, che si riallacciano a F.A. Mesmer, e
che furono largamente impiegati nel 19° sec. e agli inizi del 20° con
intendimenti puramente sintomatici. Compì poi con S. Freud un
sostanziale progresso, consistente nel superamento dell’orientamento
esclusivamente sintomatico: la psicanalisi, infatti, con la sua
interpretazione dei meccanismi psichici inconsci, ha permesso di
indirizzare l’azione terapeutica sul piano causale.
2. Metodi
Prescindendo da quelle forme elementari di p. che mirano alla
provocazione di stati di coscienza favorevoli al fine che si vuole
raggiungere (fiducia nelle proprie risorse, nell’azione di un
medicamento ecc.), i metodi meglio caratterizzati sono: a) metodi
analitici, che con procedimenti diversi, a seconda della scuola cui
s’ispirano, mirano a normalizzare l’individuo aiutandolo a divenire
consapevole dei fenomeni che si svolgono nel suo inconscio; elementi
essenziali di questi trattamenti sono la personalità del terapeuta e il
rapporto simbolico di transfert che si stabilisce con il paziente; con
la progressiva evoluzione di questo rapporto, il paziente rivive il
proprio passato in un presente terapeutico, gradualmente si libera
dalle distorsioni nevrotiche e, raggiunto un soddisfacente equilibrio
emotivo, acquisisce la capacità di risolvere i propri problemi con
sufficiente autonomia; b) metodo dell’allenamento autogeno, che, con
una serie di esercizi psicoterapeutici ispirati alle pratiche yoga, in
una condizione di completo rilassamento muscolare e con il concorso di
meccanismi autosuggestivi, cerca di mettere in grado l’individuo di
esercitare un controllo sugli strati profondi della personalità; c)
metodo dell’ipnosi attiva frazionata, in cui un’opportuna azione
didattica preliminare rende il soggetto capace di collaborare alla
provocazione di fenomeni subiettivi ipnotici e lo fa più recettivo alle
ulteriori suggestioni dello psicoterapista dirette all’eliminazione dei
sintomi morbosi; d) metodi di formazione della personalità, i quali
partono dall’assunto che la personalità sia plasmabile e si propongono
di armonizzarla con sé stessa e nel proprio ambiente, suscitando le
capacità e le forze insite nella predisposizione costituzionale.
Una categoria a parte costituiscono le p. di gruppo, che perseguono
l’osservazione e la cura del singolo «in mezzo e per mezzo di un
gruppo». Nella loro realizzazione pratica, che può richiedere un
complesso apparato di mezzi (➔ psicodramma), si tende a inserire il
soggetto in una situazione ben modellata, che gli consenta di prendere
coscienza dei propri conflitti intimi e, secondariamente, lo aiuti a
liquidarli. La p. della famiglia è una forma a sé stante di p.
collettiva che propone un tipo di intervento globale in cui il gruppo
familiare, nella sua totalità, è oggetto di terapia. Della psichiatria
infantile sfrutta il concetto che comportamenti patologici presentati
da soggetti in età evolutiva possano essere il frutto di particolari
tensioni psicoemotive dei genitori o di altri elementi adulti
gravitanti sul nucleo familiare. Con criteri mutuati dalla teoria
generale dei sistemi e dalla cibernetica, la famiglia, anziché somma di
più individualità, è considerata un sistema retto da particolari
regole, intese a integrare una condizione di equilibrio dalle cui
caratteristiche di flessibilità o di rigidità dipenderà lo stato di
salute o di malattia della famiglia. In questa ottica particolare,
l’eventuale sviluppo di un comportamento psicotico in un componente
della famiglia non rappresenta un fatto dell’individuo ma è considerato
l’espressione più vistosa di uno stato di sofferenza della famiglia.
L’azione terapeutica, nella versione più originale, è svolta
contemporaneamente da più terapeuti (coterapeuti), che osservano i
componenti della famiglia mentre, insieme, interagiscono in condizioni
tali da facilitare sia l’analisi delle regole che guidano la
comunicazione all’interno del nucleo familiare, sia la scelta di quegli
interventi intesi a modificare le modalità della comunicazione e a
trasformare di conseguenza il tipo di equilibrio, da rigido in
flessibile.
3. Indirizzi
Gli esponenti dell’indirizzo neopsicanalitico, sviluppatosi negli USA
negli anni 1930 (H.S. Sullivan, K. Horney, F. Fromm-Reichmann)
sottolineano l’importanza dell’ambiente e della dimensione culturale
nel determinismo causale dei disturbi psichici. La terapia consiste
soprattutto nell’analizzare le relazioni interpersonali presenti e
passate del paziente, nel tentativo di correggerle attraverso
l’esperienza di rapporto col terapista (qui l’analista assume spesso un
ruolo attivo).
L’indirizzo esistenziale, sviluppatosi in Europa dalla scuola
antropoanalitica di L. Binswanger e diffusosi negli USA, pone in primo
piano la possibilità di comprendere l’essenza del rapporto
interpersonale, al di là delle sue determinanti genetiche, come
esperienza fondamentale dell’essere.
La p. di C. Rogers non è direttiva e mira a sollecitare il paziente a
scegliere il proprio comportamento.
Bibliografia
da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it