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Psicanalista (Vienna 1884 -
New York 1939), il primo a esercitare senza essere medico. Laureatosi
in filosofia nel 1912, dal 1906 al 1915 fu segretario della Società
viennese di psicanalisi e cofondatore e redattore delle riviste Imago
(1912) e Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse (1913). Dopo la
parentesi della prima guerra mondiale, riprese l'attività editoriale,
promuovendo l'Internationaler psychoanalytischer Verlag (1919). Ne
lasciò la direzione nel 1924, anno in cui maturò la rottura con Freud,
consumatasi definitivamente nel 1926, quando si trasferì a Parigi.
Emigrò a New York (1936), dove le sue idee sulla pratica dei non medici
suscitarono aspre polemiche. Occasione della rottura fu la sua teoria
del trauma della nascita (Das Trauma der Geburt, 1924): essa scaturisce
dall'osservazione che l'attacco d'angoscia presenta sintomi fisiologici
analoghi a quelli che accompagnano la nascita; d'altro canto ogni tipo
di separazione riprodurrebbe modi propri di tale evento iniziale.
Inoltre R. vide in esso ldi ogni espressione culturale, subordinandovi
lo stesso complesso di Edipo, che invece nei primi lavori reputava
ricca fonte di materiale per poesia e miti (Der Mythus von der Geburt
des Helden, 1909; Das Inzest-Motiv in Dichtung und Sage, 1912).
Coerente col rifiuto dell'articolata etiologia freudiana del disturbo,
propugnò l'idea di analisi brevi, al fine altresì di consentire
l'accesso alla cura ai meno abbienti. Il nuovo orientamento clinico
trova prima espressione nel lavoro, con S. Ferenczi, Entwicklungsziele
der Psychoanalyse (1924). Nell'ultima fase della sua opera accentuò
l'opportunità di una «terapia attiva», che faccia leva sulla volontà
(asse della crescita) e aiuti il soggetto ad affermare la propria
individualità, liberandosi dalla paura dell'autoaffermazione o paura
della vita (Technik der Psychoanalyse, 3 voll., 1926-31; Grundzüge
einer genetischen Psychologie, 3 voll., 1927-29).
Bibliografia
da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it