Romanticismo
Movimento letterario,
artistico e culturale, sorto in Germania e in Inghilterra negli ultimi
anni del Settecento e quindi diffusosi in tutta l’Europa nel corso del
19° secolo.
LETTERATURA
1. Definizione
Il termine romantic, derivato da romance, appare dapprima in
Inghilterra alla metà del 17° sec. con il significato di «cosa da
poesia di romance», cioè ‘romanzesco’, non reale. Esso ha però anche un
altro significato, quello di ‘pittoresco’: quest’ultimo man mano
prevale, e finisce con il designare nel Settecento non solo la
caratteristica oggettiva della scena naturale, ma lo stato d’animo che
essa suscita. Nella seconda metà del Settecento il termine si diffonde
in Germania nel contesto di un vivo interesse per le leggende e i canti
popolari dei popoli nordici (si pensi alla moda ossianica) e per l’epos
cavalleresco dell’età medievale. Soprattutto con J.G. von Herder questo
interesse per ‘il modo di pensare romantico’ corrisponde alla
rivendicazione della peculiarità delle culture dei singoli popoli e a
un programma di rigenerazione e di affermazione delle nazioni rimaste a
lungo schiave delle altrui mitologie (soprattutto di quella greca,
donde la polemica contro F. Schiller e contro il classicismo), e quindi
impedite nel loro sviluppo autonomo. La complessità degli aspetti della
vita che il R. investì, la diversità delle tradizioni nazionali in cui
si venne a inserire, la molteplicità degli atteggiamenti in cui si andò
evolvendo, ebbero come conseguenza una serie quasi innumerevole di
contrastanti tentativi di fissarne la sostanza in una definizione. E il
R. apparve, di volta in volta, per es., come soggettivismo o come
coscienza di popolo e potenziamento dei sentimenti nazionali; come
insoddisfazione della realtà o come trasfigurazione poetica della
realtà stessa; come ritorno al Medioevo o come ricerca di modernità.
In realtà il R. non è il logico, coerente sviluppo deduttivo di
un’idea, né un gruppo circoscritto di fenomeni riducibili a un’unica
causa, né un sistema di pensiero chiuso, ma un ‘modo di sentire’, a cui
s’intona tutto un vario modo di pensare, di poetare e di vivere, e
perciò a rigore non può essere definito, ma soltanto indagato nelle sue
origini, seguito nel suo svolgimento, rilevato nelle sue tendenze più
rappresentative. Pertanto non è possibile fissare limiti cronologici
del fenomeno diversi dalle date entro le quali fiorirono nei singoli
paesi le varie ‘scuole’ che del R. fecero esplicitamente il proprio
programma.
In Germania il primo costituirsi di una scuola romantica avvenne negli
ultimi anni del Settecento prima a Jena e poi a Berlino, e si concretò
nella pubblicazione della rivista Athenäum (1798-1800); in Inghilterra
(1798) le prime manifestazioni del R. si ebbero con il programma
aggiunto alle Lyrical ballads da W. Wordsworth e S.T. Coleridge; nei
paesi scandinavi (1802) con l’incontro di H. Steffens e A.G.
Oehlenschläger; in Francia (1813) con la traduzione del Cours de
littérature dramatique di A.W. Schlegel e l’analisi del R. tedesco
nell’Allemagne di Madame de Staël; in Italia (1816) con la Lettera
semiseria di Grisostomo al suo figliolo di G. Berchet, e con le
discussioni provocate da una lettera di Madame de Staël sulle
traduzioni, pubblicata dalla Biblioteca Italiana. In Inghilterra, in
Francia, in Italia, singoli segni precorritori possono avere
accompagnato per vie autonome, o anche preceduto, il movimento di
formazione del R. in Germania; ma è in Germania che il periodo
formativo del R. raggiunse i massimi sviluppi in profondità, ed è dalla
Germania che il R. si propagò al resto d’Europa e nell’America
anglosassone, assumendo in ciascun paese una particolare fisionomia.
2. Sviluppi
2.1 LoSturm und Drang. Preparato nella coscienza letteraria tedesca da
un rapido e intenso sviluppo del senso di autonomia di fronte al
classicismo francese, il vero periodo di gestazione del R. in Germania
fu quello dello Sturm und Drang, per il quale la vita divenne un campo
senza confini aperto allo slancio della conquista umana. L’ideale
astratto di ‘umanità’ del 18° sec. cede alla considerazione della
realtà umana, come si attua nel divenire organico della sua storia
(Herder). E anche la concezione della poesia si rinnova nello stesso
spirito. Non esistono ‘modelli’, esemplari perfetti di poesia, di
valore normativo: la poesia esiste solo nella sua storia. Fra la vita
dei popoli e la loro poesia esiste la medesima immediatezza di rapporti
presente tra la vita dei popoli e il loro linguaggio; poesia e
linguaggio nascono insieme. Ogni elemento intellettualistico esula così
dalla poesia. All’ammirazione esclusiva per l’armonica e in sé
conchiusa perfezione delle forme classiche si sostituisce un sentimento
dinamico della poesia che, mentre comprende nel suo senso di
trascendenza e nel suo slancio religioso l’arte medievale, ne afferma
la vicinanza spirituale all’uomo moderno. E al tempo stesso si
precisano le esigenze di stile. Il concetto di bellezza nel senso
tradizionale è superato: «nella realtà non esiste soltanto la natura
bella ma anche la natura come terribilità, violenza, forza di
distruzione», e ciò vale anche per la bellezza nella poesia; «l’arte
caratteristica» è pertanto «la sola vera» (J.W. Goethe). E la suprema
espressione ne è W. Shakespeare.
2.2 Il passaggio dallo Sturm und Drang al RomanticismoTutto questo è
già, per molti aspetti, talmente prossimo al pensiero romantico che
fuori dalla Germania, e specialmente nei paesi latini, lo Sturm und
Drang poté apparire senz’altro come R. vero e proprio; tuttavia tra i
due momenti esiste una diversità notevole. Nel periodo, pur breve, che
intercorre fra l’uno e l’altro momento si ebbero profonde esperienze.
Una di queste fu fornita dagli sviluppi della Rivoluzione in Francia e
dagli eccessi del Terrore, che per reazione spinsero a una ricerca di
interiorità; anche il vincolo che lo Sturm und Drang aveva stabilito
fra condizioni politiche e sociali e poesia e arte si allentò o, per lo
meno, mutò carattere.
Anche un’altra esperienza agì nello stesso senso: la poesia di Goethe.
Di fronte a J. Winckelmann, che additava l’arte degli antichi, gli
Stürmer avevano potuto rispondere che quello era un mondo ormai
lontano, ma non avevano potuto respingere la nobile semplicità della
poesia di Goethe. Anche quella poesia, pur non nascendo dall’irrompere
della passione, ma dalla quieta luce spirituale, era ‘voce di natura’.
Fattore non meno fondamentale furono le conquiste del pensiero
speculativo dopo I. Kant. Non nel senso che r. e idealismo
s’identifichino (questo avverrà soltanto, e parzialmente, per breve
periodo con Schelling), ma la filosofia postkantiana, mentre approfondì
nei romantici e consolidò il sentimento dell’illimitata potenza
creatrice dello spirito, diede loro un senso profondo dell’unità della
natura e della storia, della poesia e della filosofia, dell’azione e
della contemplazione, indicando nella immaginazione trascendentale il
principio unitario della vita conscia e inconscia (si pensi
all’idealismo ‘magico’ di Novalis).
2.3 Il pensiero romanticoIn tutto il vario sviluppo che il pensiero
romantico, a opera soprattutto di Novalis, di F. e C. Schlegel, F.
Schleiermacher, Schelling, andò via via assumendo, il presupposto
costante è il sentimento cosciente della libertà dello spirito come
spontaneità. Anche per i romantici, come per gli Stürmer, l’uomo è
‘natura’, e ogni forma di razionalismo e d’intellettualismo è oggetto
di scherno. L’«intuizione intellettuale» di J.G. Fichte diventa, in un
processo di trasfigurazione, un incessante superamento del limite
costituito dalla natura e dalla materia per realizzare una sintesi tra
ideale e reale, tra infinito e finito che però i romantici sanno
impossibile o che almeno può essere operata soltanto ‘progressivamente’
e mai in modo definitivo.
La religione poi, con Schleiermacher, si pone decisamente al di là sia
della metafisica sia della morale (in polemica quindi non solo contro
la teologia razionale, ma anche contro la fondazione/">fondazione
morale della religione operata da Kant), poiché metafisica e morale
vedono la realtà sempre parzialmente, in modo frazionato, e non colgono
l’unità profonda del tutto. Soltanto l’intuizione e il sentimento di
dipendenza dall’infinito hanno autentico valore religioso e perciò
viene a cadere anche ogni distinzione sostanziale tra religione
naturale e religione positiva in quanto la rivelazione non è un fatto
storico avvenuto una volta per tutte, ma è continua, ossia si attua in
modo sempre nuovo in ogni nuova intuizione ed espressione originaria
dell’universo.
2.4 La poeticaIl R. non si contrappone alle poetiche precedenti
semplicemente per una scelta stilistica o poetica, ma per la
consapevolezza dell’impossibilità di un’arte analoga a quella classica,
perché alla civiltà moderna manca un centro unitario quale era stata la
mitologia per la civiltà greca. Di qui anche il carattere
trascendentale della poesia romantica, il cui oggetto è propriamente la
poesia stessa (‘poesia della poesia’), giacché non può realizzarsi in
questo o quel tema particolare, ma suo tema fondamentale possono essere
soltanto la libertà e la creatività dello spirito che il poeta sa di
non poter realizzare adeguatamente in nessuna costruzione o realtà
finita.
Indubbiamente c’è, in tutti questi pensieri e nel ricco e suggestivo
svolgimento che i romantici ne hanno tratto, più una ricerca di nuovi
mondi poetici che una vera e propria posizione speculativa; tuttavia
molti dei principi del R. sono rimasti fondamentali anche nell’estetica
successiva, per es., il carattere intrinsecamente storico, etico,
religioso e filosofico della poesia e dell’arte e il senso del suo
profondo legame con l’unità originaria delle diverse culture.
2.5 Il carattere nazionalePer i primi romantici tedeschi, volti
all’esplorazione della vita interiore, i concetti di nazione e popolo
non sono esplicitati, ma il sentimento della germanicità era implicito
nel loro pensiero, e diverrà poi essenziale. Con questo carattere
nazionale il R. si presenta subito altrove, per es. in Italia, dovunque
si hanno raccolte di canti popolari, di fiabe; ballate, drammi e
romanzi storici evocano visioni di vita medievale; si cercano, si
pubblicano, si commentano i testi della poesia antica; la filologia si
determina e precisa nelle sue funzioni di ricerca storica: nasce il
mito dello ‘spirito popolare’, origine di ogni forma di civiltà; e
nascono sotto il dominio di quel mito la linguistica e la filologia
moderne. La poetica trasfigurazione della vita, che i primi romantici
avevano compiuto, doveva fatalmente fare luogo al bisogno di
concretezza, di realtà. La coscienza storica e il sentimento nazionale
furono le prime fra queste realtà. Se a molti la realtà apparve come
una negazione delle romantiche aspirazioni dell’anima, per altri, al
contrario, valse l’esigenza di un’arte che rispecchiasse la realtà.
Questo doppio aspetto fu proprio del R. di tutti i paesi, e si conservò
per tutto il corso del suo sviluppo, lungo il 19° sec., sino al
naturalismo da una parte e al decadentismo dall’altra.
ARTE
La sensibilità romantica si afferma nel campo delle arti visive tra il
1780 e il 1850 circa, con esiti e cronologie diverse in ogni area
culturale, ma con un comune retroterra costituito dal rifiuto dei
precetti classicisti, dal soggettivismo, da specifiche inclinazioni
verso l’evocazione fantastica e visionaria e i valori spirituali e
sentimentali, dalla predilezione per il paesaggio e per il mondo del
mito e della tragedia, rivisitati in chiave psicologica e
interiorizzata. L’arte del R. si presenta come un nuovo modo di
concepire l’esperienza estetica, che assume un ruolo centrale
nell’esperienza interiore, su un’adesione istintiva e individuale, non
più mediata dalla ragione o dalla tradizione. In questo senso, l’arte
romantica, nella pluralità di accenti e declinazioni, nel nuovo ruolo
sociale e culturale della personalità dell’artista, va intesa come
momento fondativo della sensibilità moderna. Anche l’arte partecipa
della generale riscoperta delle ‘origini’ operata dalla cultura del R.,
con la rivalutazione delle radici religiose, storiche, stilistiche,
nazionali; ciò si tradurrà nella riscoperta del gotico e del Medioevo
(con esiti importanti in architettura) e dell’arte dei ‘primitivi’.
In Germania le idee romantiche trovano una prima enunciazione nel
circolo di Jena; negli scritti di W.H. Wackenroder (1797) l’arte è
assimilata a un’esperienza religiosa, a uno stato di ispirazione
spontanea; per F. Schlegel (1803) è l’ambito privilegiato in cui far
emergere il legame armonico tra uomo e natura. Una nuova concezione di
tale rapporto tra uomo e natura è messa a fuoco da F.W.J. Schelling
(1807), che pone l’accento sull’identità tra soggetto e natura e sul
ruolo dell’arte come principio creativo, in una «magia suggestiva, che
accoglie insieme l’oggetto e il soggetto, il mondo esterno all’artista
e l’artista nella sua soggettività» (C. Baudelaire, 1846). Queste idee
ebbero un profondo influsso sulla pittura di paesaggio (C.D.
Friedrich, C.G. Carus, P.O. Runge, al quale si deve anche una lucida
produzione teorica, K.F. Schinkel), con opere dense di richiami
simbolici. Sempre in area tedesca il messaggio romantico fu accolto nel
1809 dai Lukasbrüder (➔ nazareni).
In Inghilterra, verso il 1770, si manifesta una tendenza al fantastico
con l’opera di J.H. Füssli; altra grande figura è W. Blake, pittore,
disegnatore e poeta, nella cui opera si intrecciano suggestioni
letterarie e una intensa carica visionaria. Analogo interesse per il
fantastico mostrano J.H. Mortimer, S. Palmer e, poi, J. Martin. Le
riflessioni teoriche sul pittoresco e sul sublime fanno da sfondo
all’opera dei due grandi paesaggisti inglesi, J. Constable e J.M.W.
Turner. La matrice romantica resta fondamentale anche per la
Pre-Raphaelite Brotherhood, formatasi nel 1848 (➔ preraffaellismo).
Diverso è lo sviluppo della pittura romantica in Francia; in epoca
napoleonica, A.-J. Gros e P.-P. Prud’hon rinnovano la pittura di storia
in tono eroico e idealizzante, mentre A.-L. Girodet-Trioson si dedica a
soggetti sentimentali. T. Géricault, con la sua inclinazione per temi
drammatici, eroici o fortemente patetici, segna l’avvio della stagione
romantica francese, segnata da una predilezione per i soggetti storici
e letterari, caratteri che si ritrovano in E. Delacroix.
In Italia, la ricezione della nuova visione romantica fu orientata più
alla pittura di storia che al paesaggismo. Il gruppo dei puristi,
formatosi intorno al 1843, è vicino alle idee dei nazareni; più legata
alla pittura storica romantica fu l’opera di F. Hayez, mentre
un’originale tessitura coloristica caratterizza l’opera suggestiva del
Piccio. Più chiaro l’ascendente romantico su A. Fontanesi, la cui
ispirazione naturalistica ne fa una figura a sé nel panorama italiano.
FILOSOFIA
1. La filosofia della natura e le scienze
1.1 Macrocosmo e microcosmoFin dagli ultimi decenni del Settecento si
afferma in Germania una forte reazione al materialismo meccanicistico
che si ricollega alle correnti naturalistiche neoplatoniche e
rinascimentali, per le quali l’intero universo appare come un grande
organismo animato da un principio spirituale, dove ogni parte consente
di ritrovare l’analogia tra macrocosmo e microcosmo. In questo quadro
ebbero poi particolare importanza la rinascita spinoziana e la
diffusione di dottrine come il brownismo, il mesmerismo e il
galvanismo. Da Weimar era partita a opera di Goethe e di Herder una
ripresa o, meglio, un rinnovamento del pensiero di B. Spinoza, letto
però in una chiave leibniziana e organicistica, che ne ripudiava il
metodo geometrico e cercava con l’‘intuizione’ e con l’‘analogia’ la
presenza della divinità nelle sue incessanti manifestazioni o
metamorfosi nella natura. Frattanto aveva riscosso notevole successo la
traduzione tedesca degli Elementa medicinae del medico scozzese J.
Brown che, in polemica con le terapie tradizionali fondate su principi
meccanicistici, tendeva a ritrovare le condizioni della salute e della
malattia nell’equilibrio interno dell’organismo, o meglio nell’aumento
e nella diminuzione dell’‘eccitabilità’.
Una nuova medicina fondata su una concezione della natura diversa da
quella meccanicistica era stata pure propugnata – e per qualche tempo
con successo – dal medico austriaco F.A. Mesmer. La sua teoria del
‘magnetismo animale’ consisteva nell’attribuire ai corpi animali la
proprietà di ricevere l’influsso magnetico dei corpi celesti e della
Terra. Per mantenere o ristabilire l’equilibrio, e cioè la salute, dei
corpi animali occorreva dunque, secondo Mesmer, operare mediante questo
fluido con pratiche che per la verità spesso confinavano con la
suggestione e l’ipnosi.
Un impulso molto forte alla nuova concezione della vita e della natura
propria del R. doveva venire poi dalla scoperta di L. Galvani circa
l’elettricità animale (1789) e, per quanto riguarda la Germania,
soprattutto dalla sistemazione filosofico-scientifica che ne diede J.W.
Ritter. Stabilendo infatti un rapporto strettissimo fra galvanismo,
elettricità e chimica, Ritter ne traeva una concezione unitaria della
natura capace di conciliare, in base ai principi del galvanismo,
processi organici e processi inorganici.
L’intero universo appariva quindi come un organismo costituito da una
serie di processi galvanici dove regna perfetta corrispondenza tra
macrocosmo e microcosmo: i corpi celesti sono come le particelle del
sangue, le vie lattee, come i muscoli del corpo e l’etere è una sorta
di fluido che scorre nei suoi nervi. Di conseguenza la medicina non
doveva più agire sull’organismo in modo soltanto meccanico o chimico,
ma riferirsi all’organismo come totalità, accertando e trattando
l’eccitabilità specifica di ogni organo come espressione della sua
attività galvanica. Questi elementi, insieme all’interpretazione
mistico-teosofica della natura di F. von Baader, trovarono la loro
sintesi più alta nella filosofia della natura di Schelling e operarono
nella concezione romantica della natura che si affermò nella prima metà
dell’Ottocento e il cui programma può essere condensato in una celebre
affermazione del medico e naturalista L. Oken: «la filosofia della
natura è la scienza dell’eterno trasformarsi di Dio nel mondo».
1.2 La concezione della naturaLa natura è intesa così come
manifestazione graduale, organica e teleologica di un modello divino
che tende a giungere a consapevolezza di sé nello spirito; tutte le
forme della natura appaiono come simboli di un processo unitario la cui
chiave si trova nello spirito, o meglio in un principio che si trova al
di là dell’antitesi tra natura e spirito, tra corpo e anima, come la
loro unità e totalità insieme. Questa concezione porta a cercare un
legame sempre più stretto tra le diverse scienze che, proprio in virtù
dei loro recenti sviluppi e progressi, tendevano a un sempre maggiore
isolamento specialistico. In questo senso è caratteristico che nella
filosofia romantica della natura circoli il termine ‘biosofia’ per
indicare una nuova scienza che deve essere al di là di idealismo e
realismo, di pensiero ed esperienza, per trovare l’unità più profonda e
insieme più articolata dei diversi fenomeni della vita. Al tempo stesso
la ricerca di questa unità porta a considerare con assai maggiore
attenzione e interesse tutte le fasi intermedie della vita, che non si
possono né ridurre a semplici rapporti meccanici e organici, né
identificare con la libertà della coscienza e dello spirito.
Si diffonde quindi un caratteristico interesse per il mondo dei sogni
(si pensi, per es., alla ‘simbolica del sogno’ di G.H. Schubert),
dell’inconscio, nel quale il R. crede che l’uomo si trovi molto più
vicino alla comprensione della totalità divina che non nello stato di
veglia e di piena coscienza. Proprio come nei miti cerca la
sedimentazione della storia e delle tradizioni dei popoli, così
nell’inconscio il R. cerca la tesaurizzazione delle esperienze
millenarie della coscienza. Il senso vivo e profondo dell’unità della
natura proprio del R. poi non solo non esclude ma anzi accentua il
riconoscimento di continue tensioni funzionali fra i suoi elementi e le
sue forme; così se era stata caratteristica della filosofia
meccanicistica la preminenza della categoria di causalità, si ha invece
nel R. (anche per suggestioni derivanti dalle scoperte nel campo
dell’elettricità e del magnetismo) una certa preminenza del rapporto di
‘polarità’, inteso come legge di un processo dinamico continuo di
trasformazione verso l’alto; gli individui viventi in cui via via si
concreta tale processo sono poi momenti da integrare e comporre in un
disegno teleologico più vasto, in una sorta di ‘organismo ideale’. Si
spiega così perché la filosofia della natura del R. portasse a dare
particolare importanza alla morfologia al punto che questo è
considerato uno dei suoi contributi più importanti e duraturi dello
sviluppo delle scienze.
2. La filosofia della storia e la storiografia
La concezione romantica della storia tese soprattutto a porre in
evidenza da un lato l’esistenza di un disegno divino al suo interno,
dall’altro la specificità di ciascuna epoca che, in quanto
manifestazione di quel disegno, non può essere considerata inferiore a
quelle successive, secondo la concezione che della storia come
progresso aveva avuto l’illuminismo. Herder, Schelling, Goethe ebbero
della storia questa visione organicistica e anti-illuministica, visione
che sarebbe stata poi anche al centro della speculazione hegeliana, che
tuttavia vide nella storia lo sviluppo di un piano razionale, più che
divino, volto alla realizzazione di un sapere assoluto che è anche la
progressiva realizzazione della libertà attraverso le istituzioni
politiche.
Per quanto riguarda la storiografia, anche questa si sviluppò in netto
contrasto con gli orientamenti cosmopoliti dell’Illuminismo, esaltando
la storia nazionale come espressione dello spirito del popolo
(Volkstum) e sottolineando i limiti posti dall’ordine divino all’agire
cosciente dell’individuo. La forza della tradizione fu elevata a
potenza storica, che trovava le sue origini nel Medioevo, considerato
non più età di decadenza e barbarie, ma al contrario epoca di autonomo
sviluppo dei popoli romano-barbarici e dei loro specifici caratteri
nazionali. In tale concezione diritto, religione, arte e istituzioni
potevano essere sviluppati solo in organica connessione con i tratti
distintivi della nazionalità.
Prendendo a modello il romanzo storico di W. Scott, la storiografia del
R. pose in primo piano la narrazione, polemizzando con gli orientamenti
fondati sulla ricerca di uniformità e sull’analisi comparativa; secondo
una tendenza che avvicinava sempre più la storia all’arte, obiettivo
dello storico era risvegliare il passato, esaltando il colore locale e
la fedeltà ai costumi (F.-A.-R. de Chateaubriand, A. Thierry, H. Leo) o
comunicando al lettore le sensazioni soggettive provate dall’autore
nell’avvicinarsi agli avvenimenti del passato (J. Michelet, T. Carlyle).
All’interno di tale contesto culturale uno spazio significativo fu
riservato all’analisi del mito: scorgendo tanto nella natura quanto
nella storia il manifestarsi della divinità, il R. attribuì al mito il
significato di testimonianza insostituibile del modo originario in cui
l’uomo ha recepito la rivelazione divina e insieme ha compreso sé
stesso nelle fasi iniziali della sua storia (J.J. Bachofen).
MUSICA
Nella storiografia musicale si designa come R. un vasto periodo storico
compreso tra il secondo decennio e la fine del 19° sec., grosso modo
coincidente da una parte con il tramonto delle esperienze legate al
classicismo viennese, dall’altra con l’insieme, tutt’altro che unitario
e organico, dei movimenti e delle tendenze che preludono al
contraddittorio panorama della musica del 20° secolo. Elementi
tipicamente romantici furono già riscontrabili all’interno della
produzione classica di fine 18° sec., nelle opere di F.J. Haydn, di
W.A. Mozart, e soprattutto di L. van Beethoven. Il R. in musica si
sviluppò poi nel corso del 19° sec. in maniera complessa e variegata;
basti pensare all’apparente distanza fra le posizioni più avanzate di
R. Schumann, F. Liszt, W.R. Wagner, e quelle più moderate di F.
Mendelssohn e F. Schubert, o ai tratti distintivi quasi antitetici di
generi musicali quali il Lied tedesco e il melodramma italiano.
Un nuovo e più libero modo di intendere la forma musicale si
caratterizzò da un lato nel tentativo di arte totale
(Gesamtkunstwerk) operato da Wagner, dall’altro attraverso la musica
descrittiva o a programma e in particolare nel poema sinfonico. Un
complessivo rinnovamento del linguaggio musicale si ravvisò nelle
fattezze armoniche e timbriche della scrittura orchestrale potenziata
(H. Berlioz a R. Strauss), e nella ricerca di asimmetrie e di
cromatismi più accentuati (Wagner). Altro elemento fondamentale del R.
musicale fu la nascita delle scuole nazionali. Il fenomeno investì la
Russia (Gruppo dei cinque), Boemia (B. Smetana, A. Dvorák), Ungheria
(F. Liszt; F. Erkel, 1810-1893), Spagna (I. Albeniz, 1860-1909), Svezia
(J.G.E. Sjögren, 1853-1918), Norvegia (E.H. Grieg), Finlandia (J.
Sibelius).
Bibliografia
da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it