scapigliatura



Termine tratto dal titolo del romanzo di Cletto Arrighi (pseudonimo anagrammatico dello scrittore Carlo Righetti) La scapigliatura e il 6 febbraio (1861), con cui si designa un gruppo di scrittori e di artisti, per lo più lombardi, attivi a Milano nella seconda metà del 19° sec., contraddistinti dal programmatico ripudio della tradizione, da modi di vivere o scrivere o dipingere fuori da ogni regola. Si è soliti ascrivere a tale gruppo G. Rovani, considerato il caposcuola, A.C. Pisani-Dossi, I.U. Tarchetti, E. Praga, A. e C. Boito, A. Ghislanzoni, G. Camerana, affini più per programma e modi di vita che per indirizzi d’arte e di poesia. Tutti, come d’altra parte molte figure, minori e poco note, del giornalismo lombardo del tempo, obbedivano in realtà al vecchio mito romantico dell’immediatezza, complicato ed esasperato in alcuni dall’insegnamento di C. Baudelaire e da una suggestione del fiabesco germanico percepito soprattutto attraverso riecheggiamenti francesi. Mentre si proponevano come fine principale della loro arte un’originalità estrema e una eccentricità che credevano ricca di fermenti rivoluzionari, gli scapigliati non sfuggivano talora a quell’accademismo e a quella retorica che andavano combattendo in ogni manifestazione della vita politica e letteraria italiana. Il conclamato rifiuto di ogni regola e la rivendicazione dell’assoluta libertà dell’artista li conducevano infatti, in alcuni casi, a un’originalità del tutto esteriore o a una vera e propria trasandatezza di scrittura.

Caratteri non dissimili ebbe quel gruppo di narratori (G. Faldella, A.G. Cagna, R. Sacchetti ecc.) che va sotto il nome di s. piemontese. Oggi, pur senza trascurare l’importanza complessiva della s. e la sua influenza sui successivi sviluppi della nostra letteratura, sembra più corretto studiare l’opera di ognuno degli scapigliati singolarmente, fuori dei limiti della scuola e del gruppo, inserita nel più vasto ambiente, ricco di fermenti innovatori, della letteratura italiana tra il 1860 e il 1880. arte Nel campo delle arti figurative, per s. romantica lombarda si intende l’ambiente di quegli artisti che a Milano, nella seconda metà del 19° sec., tentarono, facendo capo al Piccio, una reazione alla compostezza del genere storico, in nome di un’adesione alla realtà contemporanea. Tra i protagonisti più noti, i pittori T. Cremona e D. Ranzoni e lo scultore G. Grandi.
 




Bibliografia

da Enciclopedia Treccani
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