schizofrenia
Termne coniato da E. Bleuler
(1911) per desidegnare un gruppo di psicosi di cui Kraepelin aveva già
mostrato l'unità classificandole sotto il termine di "demenza precoce"
e distinguendovi le tre forme rimaste classiche: ebefrenica, catatonica
e paranoide.
Introducendo il termine schzofrenia ("fondere, scindere" e "mente"),
Bleuler intende mettere in evidenza ciò che costituisce secondo lui il
sintomo fondamentale di queste psicosi: la Spaltung ("dissociazione",
"scissione"). Il termine si è imposto nella psichiatria e nella
psicoanalisi, indipendentemente dalle divergenze tra gli autori su ciò
che garantisce alla schizofrenia la sua specificità e quindi
sull'estensione di questo quadro nosografico.
Clinicamente, la schizofrenia si articola in forme apparentemente molto
dissimili, da cui si dsumono di solito i caratteri seguenti: incoerenza
del pensiero, dell'azione e dell'affettività (designata coi termini
classici di discordanza, dissociazione, disgregamento), distacco nei
confronti della realtà con ripiegamento su se stessi e predominio di
una vita interiore abbandonata alle produzioni fantasmatiche (autismo),
attività delirante più o meno marcata, sempre mal sistematizzata.
Infine, il carattere cronico della malattia, che evolve secondo i ritmi
più vari nel senso di un deterioramento intellettuale e affettivo e
sbocca spesso in stati di andamento demenziale, è per la maggior parte
degli psichiatri un fatto fondamentale senza di cui non si può
formulare la diagnosi di schizofrenia.
Bibliografia
Laplance J., Pontalis J.-B., Vocabulaire de la psychanalyse, Presses
Universitaires de France, Parigi, 1967 tr. it. Enciclopedia della
psicoanalisi, Laterza, 1993