seconda rivoluzione scientifica



Henry Sigerist fu il primo a parlare di 'storia sociale della medicina' nel 1940. Lo sviluppo di questa disciplina nella seconda metà del XX sec. ha avuto come oggetto di interesse primario la medicina vista nei diversi contesti nazionali, regionali e locali. Gli studi effettuati nell'ambito dei sistemi di assistenza sociale contraddicevano le interpretazioni più tradizionali, secondo le quali gli avanzamenti della disciplina sarebbero originati dalla scienza e si realizzerebbero in un contesto internazionale; tuttavia, a partire dagli anni Ottanta del Novecento, la tesi che la medicina sia un valore sociale internazionale ha ottenuto una certa considerazione negli studi della sanità pubblica e della ricerca di laboratorio, nonché in quelli riguardanti il fenomeno dell'imperialismo. Il ruolo degli organismi internazionali, in particolare della Rockefeller Foundation, ha acquisito importanza per la diffusione della conoscenza, la formazione delle élite scientifiche e lo sviluppo di organizzazioni mediche di prevenzione. Le analisi comparate delle cure sanitarie in diversi paesi hanno fornito un ulteriore stimolo a un approccio di tipo internazionale. Gli storici si sono avvicinati al problema dell'internazionalizzazione in termini di network di diffusione, agenzie istituzionali, relazioni centro-periferia e studi comparati sulle norme che regolano la medicina e la modernizzazione sociale.

1. Il nuovo approccio medico e sanitario

L'Illuminismo e la Rivoluzione francese rafforzarono le correnti di internazionalismo in campo medico, con grandi aspettative per il beneficio che le innovazioni scientifiche avrebbero avuto sull'umanità. Il XIX sec. vide un considerevole movimento internazionale di studiosi di medicina e una competizione tra nazioni per promuovere l'eccellenza nella formazione e nella ricerca. I riformatori liberali della sanità pubblica guardavano in particolare alle concezioni scozzesi e inglesi della malattia, vista come una conseguenza della diffusa povertà; il patologo liberale Rudolf Virchow (1821-1902) esemplificava quest'idea nella sua analisi delle febbri ricorrenti (borrelliosi) legate alla carestia che si verificò in Alta Slesia nel 1848. Nell'Inghilterra degli anni Sessanta dell'Ottocento si registrava un grande interesse internazionale per la nomina degli ufficiali sanitari; la sanità pubblica (per usare l'espressione britannica) e l'igiene (termine più frequente in ambiente francese e tedesco) comprendevano diversi approcci in termini di utilizzo della scienza sperimentale, dell'organizzazione e delle misure sanitarie pratiche. I liberali spesso propendevano per il modello inglese, nel quale l'ufficiale sanitario era un rappresentante del governo locale; un approccio di tipo più scientifico prendeva in considerazione sia gli studi di epidemiologia sia l'esperienza di laboratorio. I congressi internazionali di igiene promuovevano i negoziati per le convenzioni fra nazioni e lo scambio e la diffusione di conoscenze nonché delle migliori pratiche di controllo delle patologie.
Successivamente, le nuove spinte imperialiste stimolarono gli studi internazionali di patologia e medicina tropicale. Si affermarono una tendenza a replicare i sistemi di sanità pubblica e di prevenzione delle malattie consolidati nei paesi colonizzatori e una corrispondente riluttanza all'interazione con i sistemi medici indigeni, bollati come superstizioni primitive. In questo senso, l'internazionalizzazione rappresentava l'affermazione dell'egemonia globale dei paesi colonizzatori e la sanità pubblica e la medicina erano considerate mezzi per rinforzare lo sfruttamento e l'insediamento coloniale.
Durante il XIX sec. le rivalità tra le nazioni e il consolidamento delle associazioni scientifiche e professionali nazionali causarono tensioni tra le tendenze nazionali e quelle internazionali della ricerca medica. Un esempio evidente è quello dell'antagonismo tra Louis Pasteur (1822-1895) e Robert Koch (1843-1910), due leader del nuovo approccio medico e sanitario basato sul laboratorio, entrambi affermatisi prepotentemente a seguito delle loro scoperte che aprirono la strada a nuove forme di controllo delle malattie. La microbiologia pasteuriana generalmente era contrapposta alla batteriologia di Koch, sebbene il lavoro di Émile Roux e Alexandre-Jean-émile Yersin ‒ pionieri della sieroterapia antidifterica in Francia ‒ e di Emil von Behring, che con il giapponese Shibasaburo Kitasato scoprì indipendentemente a Berlino la sieroterapia, mostri che i due approcci avevano interagito fruttuosamente. Gli scambi internazionali delle conquiste della scienza medica e dei modelli di prevenzione delle malattie si accrebbero. L'Institut Pasteur (fondato nel 1888) e il Königlich-Preussisches Institut für Infektionskrankheiten (Regio istituto prussiano per le malattie infettive, fondato nel 1891) sotto la direzione di Koch accoglievano un gran numero di ricercatori stranieri, provenienti in particolare dalla Russia e dal Giappone. Gli istituti Pasteur si diffusero in Francia, nelle colonie francesi come l'Algeria e la Tunisia e, in seguito, in tutto il mondo. I principali istituti nazionali erano centri di formazione in vista delle attività da svolgere nelle colonie e nelle diverse sfere di influenza culturale. Koch fu un protagonista fondamentale di questa stagione; in Egitto identificò il vibrione del colera, condusse inoltre ricerche sulla malattia del sonno in Africa orientale e sulla peste in India.
A partire dalla metà del XIX sec. si cominciarono a organizzare i primi congressi internazionali: nel 1851 si tenne la Conferenza sanitaria internazionale, l'anno successivo il Congresso internazionale di igiene e demografia, al 1857 risale il Congresso oftalmologico internazionale e infine, nel 1867, si tenne il primo Congresso medico internazionale. I congressi si tenevano in diversi paesi e offrivano alle nazioni che li ospitavano la possibilità di mostrare i propri risultati in campo medico, fornendo ai partecipanti l'occasione di valutare e accogliere le pratiche e le innovazioni migliori. I delegati erano considerati rappresentanti nazionali. I congressi prevedevano un ampio programma per il tempo libero, che contemplava anche le visite guidate alle istituzioni mediche e ciò costituiva uno dei principali incentivi alla partecipazione individuale.
Il prestigio nazionale era indubbiamente una delle ragioni più importanti per promuovere l'organizzazione di congressi; le varie associazioni più influenti annoveravano iscritti residenti in altre nazioni. La Francia e la Germania crearono associazioni rivali con soci provenienti da tutto il mondo, esperti in diverse discipline e con varie specializzazioni; ne sono un esempio l'Association des Anatomistes francese e la Anatomische Gesellschaft (Società di Anatomia) tedesca, organizzazioni che programmavano incontri in tutta Europa. Le società mediche britanniche stabilirono inoltre forti legami nell'Impero britannico e in tutto il mondo anglofono.

2. Il ruolo delle organizzazioni internazionali

Le organizzazioni sanitarie internazionali, visto il rapido espandersi del colera e della peste, svolsero un ruolo fondamentale per quanto riguarda la realizzazione delle misure di controllo delle malattie. La quarantena fu progressivamente sostituita da sforzi più concreti per migliorare i livelli sanitari generali e debellare le epidemie all'origine. Ad Alessandria d'Egitto dai primi anni Trenta dell'Ottocento fino al 1938 era attivo un Health Medicine and Quarantine Board mentre a Gerusalemme all'inizio del secolo scorso venne aperto un ufficio sanitario internazionale. Molte energie e sforzi furono impegnati per incrementare lo scambio d'informazioni relative alla legislazione e alle procedure statistiche, scopo principale dell'Office International d'Hygiène Publique, fondato a Parigi nel 1907 e attivo fino al 1945, che divenne un punto di scambio di informazioni concernenti le norme di prevenzione delle malattie e delle epidemie. La Germania sfiduciò l'istituzione, percepita come francofila, e vi aderì soltanto alla fine della Prima guerra mondiale, rimanendone però uno dei membri anche dopo che Hitler decise il ritiro da tutte le organizzazioni della Società delle Nazioni.
Poche organizzazioni internazionali interpretarono però il loro ruolo in termini di ricerca; il Bureau International des Poids et Mesures creato a Sèvres nel 1875 fu, in questo senso, un'eccezione. Dal 1899 fino alla Grande guerra fu attiva l'International Association of Academies, sebbene anche al suo interno gli interessi nazionali avessero la priorità su qualsiasi nuovo programma internazionale. Alcuni comitati permanenti, come la Commission Internationale de Radioactivité (1910), furono creati per favorire la standardizzazione. I governi preferirono comunque mantenere la sovranità nazionale in altri ambiti, come gli standard per le medicine e i vaccini.
L'azione umanitaria nei confronti delle emergenze mediche di guerra fu sostenuta dalla fondazione da parte di Henri Dunant nel 1863 del Comité International de la Croix-Rouge, organizzazione non governativa che si limitò a garantire le cure mediche per i feriti di guerra e la tutela dei prigionieri stipulando convenzioni internazionali. Le associazioni nazionali che la costituivano erano dominate dalle élite militari e aristocratiche e divennero sempre più importanti sia nell'organizzare l'assistenza medica e quella infermieristica da parte del personale volontario femminile sia nel migliorare le condizioni generali durante il conflitto. Gli sforzi proseguirono anche in tempo di pace e dopo la Prima guerra mondiale fu fondata l'International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies: la presenza della croce rossa e della mezza luna rossa scelte come simbolo voleva mettere ben in evidenza il carattere internazionale di tale impresa. Un problema centrale in questo ambito fu l'antagonismo che si venne a creare tra le iniziative volontarie e quelle invece appoggiate dai governi.
La rivalità tra le grandi potenze imperiali stimolò la competizione negli stati satellite e nelle colonie. Per questo motivo gli americani studiavano soprattutto in Francia e, più avanti nel secolo, anche in Germania; la Svezia e i Paesi Bassi guardavano alla Germania, la Danimarca alla Gran Bretagna, mentre i Balcani facevano riferimento alle istituzioni viennesi per la supremazia nella formazione medica e scientifica. Negli anni Novanta dell'Ottocento i giapponesi spostarono il loro interesse dalla medicina olandese a quella tedesca e iniziarono a studiare e a pubblicare in tedesco. Nell'America Meridionale la competizione contrapponeva essenzialmente la medicina tedesca e quella francese. A partire dal XX sec. la medicina statunitense esercitò un'influenza crescente sulla formazione medica e sulla ricerca, in parte grazie alla nascita di grandi centri medici come il Johns Hopkins di Baltimora e in parte grazie alla Pan-American Health Organization, fondata nel 1902 e destinata a divenire l'organizzazione sanitaria di maggior durata.
Verso la fine dell'Ottocento in diversi paesi sorsero associazioni che si occupavano del controllo e dell'eliminazione di specifiche malattie, quali l'alcolismo, la tubercolosi e le patologie a trasmissione sessuale. I tentativi di coordinare l'attività delle organizzazioni nazionali diedero vita alle associazioni internazionali. Nel 1902, a Berlino fu fondato l'Internationales Central-Bureau zur Bekämpfung der Tuberkulose (Ufficio centrale internazionale per la lotta contro la tubercolosi), mentre l'International Union for the Study of Tuberculosis spronò i riformatori statunitensi a valutare i progetti realizzati in Europa che vennero conosciuti soprattutto attraverso l'International tuberculosis conference tenutasi a Washington nel 1908. Ciò significava la rapida diffusione internazionale delle innovazioni; nell'ambito della sanità neonatale e pediatrica, per esempio, i progetti innovatori includevano le cliniche per il latte materno, che fornivano alle madri il latte pastorizzato, l'ispezione medica degli istituti scolastici e infine la diffusione di scuole all'aperto. Tutto ciò fu discusso e imitato a livello internazionale.
Gli sforzi delle varie nazioni per affrontare le malattie a trasmissione sessuale furono accresciuti grazie alle lotte dei movimenti femminili e dalle campagne per la contraccezione. Una società per il controllo delle malattie veneree fu fondata in Belgio nel 1899, mentre la Francia e la Germania crearono programmi appositi, divenuti poi esemplari, che consideravano gli aspetti medici piuttosto che morali delle cause delle patologie a trasmissione sessuale, contribuendo a migliorare di molto l'educazione sessuale nonché la conoscenza delle pratiche contraccettive. Nel periodo tra le due guerre si registrarono grandi iniziative da parte dell'International Union for the Prevention of Sexually Transmitted Diseases, dirette soprattutto a organizzare la profilassi per i lavoratori che si spostavano da un paese all'altro, in particolare per i marinai.
Le esposizioni internazionali rappresentavano un'opportunità per raggiungere un gran numero di persone sin dal XIX secolo. Da principio si trattava di fiere commerciali, ma nel Novecento l'educazione pubblica sui rischi delle malattie e la promozione sanitaria divennero prioritarie. L'International hygiene exhibition, tenutasi a Dresda (in Sassonia) nel 1911, fu il nucleo dell'International Hygiene Museum, che continuò a promuovere esposizioni e mostre itineranti e, a partire dagli anni Venti, anche film e altri sistemi di propaganda sanitaria.
Le preoccupazioni demografiche e razziali furono gli stimoli principali per l'internazionalizzazione dell'eugenica. La prima società eugenica, la Gesellschaft für Rassenhygiene fondata nel 1904 in Germania, era concepita come un'organizzazione internazionale e i fondatori reclutarono membri nell'Impero austro-ungarico, in Francia e Svezia; il suo programma era essenzialmente di orientamento nordico e l'iscrizione era riservata alle 'razze bianche'. In occasione della prima conferenza eugenica internazionale del 1912 a Londra, sorse una rivalità con l'inglese Eugenics Education Society, fondata nel 1907. Il conflitto causò notevoli preoccupazioni per la diminuzione della natalità e della salute dei civili, dovuta alla malnutrizione e alle epidemie di tifo e influenza. Dopo la guerra, la fondazione della International Federation of Eugenic Organisations determinò ulteriori tensioni riguardo all'iscrizione della Germania. L'eugenica continuò a essere criticata dai sessuologi radicali della World League for Sexual Reform. A partire dagli anni Trenta, la scienza razzista del regime nazista fu all'origine di importanti controversie internazionali, portando a iniziative di condanna come il manifesto dei genetisti, redatto in occasione dell'International congress of genetics del 1939.
Il movimento internazionale per promuovere il controllo demografico suscitò l'opposizione della Chiesa, in particolare di quella cattolica; fu l'enciclica di Pio XI Casti conubii del 31 dicembre 1930 a dettare la linea ufficiale della Chiesa sul controllo delle nascite, l'aborto e l'eugenetica. I sostenitori del controllo delle nascite si dividevano tra le esponenti dei movimenti femminili, che invocavano il diritto della donna a limitare la fertilità, e i medici motivati dall'eugenetica, favorevoli a determinare la 'dimensione' delle famiglie in base a criteri, appunto, medici. Parte delle argomentazioni faceva riferimento al possibile miglioramento delle condizioni economiche attraverso la limitazione del numero di componenti del nucleo familiare, l'incentivazione dell'istruzione femminile e la riduzione della mortalità infantile. Alcuni governi nazionali si orientarono invece verso la crescita demografica, prendendo le distanze dalla contraccezione. Soltanto dopo il 1945 i nuovi legami tra i sostenitori del controllo demografico e l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) hanno cominciato a produrre effetti visibili nella lotta contro l'esplosione demografica su base globale.
Durante la Prima guerra mondiale la comunicazione internazionale in ambito medico fu sostenuta dalle riviste scientifiche; paesi neutrali come la Svizzera e l'Olanda facilitarono l'interscambio di pubblicazioni e cercarono di fornire assistenza, mentre la Rockefeller Foundation era attiva in Belgio e Francia. Le epidemie e la crescente malnutrizione negli imperi centrali determinarono la creazione, in Inghilterra, dell'organizzazione Save the Children da parte di Eglantyne Jebb (1876-1928). Tale organizzazione assunse carattere internazionale nel 1921 e contribuì ad alleviare la carestia in Russia, insieme alle società della Croce Rossa, alla United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR), diretta da Fridtjof Nansen (1861-1930), e all'American Relief Administration di Herbert Hoover (1874-1964).
Tra le due guerre sorsero numerose associazioni internazionali con obiettivi e forme organizzative diversi. Molti sforzi furono compiuti nel dopoguerra per estendere ai civili la mobilitazione per la copertura sanitaria che si era avuta nel periodo bellico. Dal 1919 le società nazionali della Croce Rossa furono alla guida di un movimento che, su base volontaria, insisteva sulla necessità di accrescere la stabilità internazionale migliorando le cure sanitarie. La defezione degli Stati Uniti nel 1924, dovuta alla dottrina isolazionista, fu la causa prima dell'indebolimento di questa organizzazione.
La fondazione della League of Nations (Società delle Nazioni) era stata accompagnata da una buona dose di idealismo, sebbene i nazionalisti della destra tedesca la odiassero in quanto strumento dell'imperialismo anglo-francese. La creazione della Epidemic Commission of the League of Nations fu diretta da un polacco, Ludwik Rajchman (1881-1965), il quale divenne il primo segretario della League of Nations Health Organization. Egli la concepì come un insieme di esperti, dediti all'analisi della diffusione delle malattie e degli agenti patogeni, delle loro cause e ai determinanti delle patologie. La Società attrasse riformatori che sostenevano posizioni critiche rispetto alle condizioni dei loro paesi d'origine; tra questi va ricordato lo iugoslavo Andrija Ètampar (1888-1958), sostenitore dei policlinici. Rajchman seguì a sua volta una linea indipendente, invocando un'analisi socioeconomica della malattia. La Rockefeller Foundation finanziò in modo significativo l'organizzazione, che intraprese inoltre un'analisi comparativa delle condizioni sanitarie e offrì servizi quali la standardizzazione delle sostanze biologiche.
L'International Labour Organization aveva una forma diversa, dal momento che includeva rappresentanze governative tanto dei datori di lavoro quanto dei sindacati; essa si interessò di sanità industriale secondo un approccio prevalentemente tecnico, pubblicando un'importante enciclopedia. I temi dell'alimentazione, dell'agricoltura e del controllo delle droghe implicarono anch'essi la ratifica di accordi e il coordinamento di organizzazioni intergovernative.
La Rockefeller Foundation promosse sia borse di studio nelle scienze mediche e nella sanità pubblica internazionale, sia la creazione di centri di eccellenza in questi ambiti di ricerca, con la speranza che essi avrebbero assicurato la diffusione delle innovazioni consolidatesi in ambito medico. Il sostegno fornito dal governo americano alle scuole di sanità pubblica determinò iniziative pionieristiche presso le università Johns Hopkins, Yale e Harvard. Un esempio del sostegno internazionale della Rockefeller Foundation fu il finanziamento per l'espansione e la ricostruzione della London School of Hygiene and Tropical Medicine, considerata centrale nel miglioramento della sanità nell'Impero britannico; la stessa fondazione sostenne pure una catena di istituti dal Mar Nero al Baltico, sebbene con alterne fortune. L'International Health Board della fondazione si concentrò sulla diffusione della sanità pubblica e sul controllo delle malattie, combinando l'approccio di laboratorio, basato essenzialmente sullo sviluppo dei vaccini, e gli sforzi sul campo per sopprimere i vettori delle malattie mediante programmi locali.
La Convenzione di Ginevra del 1929 non riguardava i civili dei paesi occupati e quindi furono presi provvedimenti solamente per i prigionieri di guerra: ciò ebbe un effetto disastroso durante la Seconda guerra mondiale. I programmi internazionali su vasta scala vanno confrontati con l'idealismo diffuso a livello popolare. Un programma pionieristico sostenuto dalla Rockefeller e dalla Milbank Foundation prevedeva l'alfabetizzazione di massa, l'educazione sanitaria e l'esperimento di controllo demografico della comunità rurale di Ting Hsien in Cina. L'ospedale di Albert Schweitzer (1875-1965) nell'Africa occidentale francese esemplificava un senso di devozione spirituale nel fornire le cure mediche alle popolazioni indigenti, quasi una missione, tanto più pura quanto più lontana dai centri metropolitani. Questo spirito motivò il riconoscimento del ruolo delle organizzazioni non governative (ONG) e il loro posto nella sanità pubblica dopo la Seconda guerra mondiale. Le ONG, organismi politicamente neutrali o umanitari, si sono sviluppate dopo il 1945 parallelamente alla nascita delle organizzazioni internazionali dirette da scienziati invece che da diplomatici. L'UNESCO ebbe come primo direttore generale il biologo ed eugenista Julian Huxley e come direttore esecutivo l'embriologo e storico della scienza cinese Joseph Needham. La FAO di Roma fu affidata alla direzione del nutrizionista John Boyd Orr (1880-1971); l'UNICEF fu fondata su iniziativa di Rajchman; la World Health Organization fu diretta dallo psichiatra canadese George Brock Chisholm (1896-1971). Queste organizzazioni, che erano finanziate dagli Stati nazionali, auspicavano un'epoca di sforzi globali finalizzati all'eradicazione delle malattie e allo sviluppo di migliori cure sanitarie. La United Nations Rehabilitation and Relief Association (UNRRA, che ebbe vita breve) iniziò la produzione di penicillina su scala internazionale sotto la direzione di Ernst Boris Chain (1906-1979) a Roma, ma quest'iniziativa pionieristica nella produzione di farmaci non ebbe alcun seguito. La World Medical Association, fondata nel 1947, era invece finanziata dai medici; profondamente ostile nei confronti della medicina di Stato, riconosceva tuttavia la necessità di una tutela del paziente sotto forma di codice etico.
La guerra fredda minò rapidamente i sogni di collaborazione sanitaria internazionale; una delle conseguenze fu la trasformazione di queste organizzazioni in vere e proprie arene di tensione tra est e ovest, pregiudicandone l'efficacia. Alcuni programmi per debellare malattie suscitarono notevoli sospetti. Si incentivò l'uso della penicillina per eradicare la sifilide e quello del DDT per debellare la malaria ma, quando nel 1957 i sovietici promossero la campagna per l'eradicazione del vaiolo, all'inizio gli americani li guardarono con sospetto. Le superpotenze preferivano infatti esercitare il controllo tramite accordi medici e scientifici bilaterali, mentre l'eradicazione del vaiolo doveva essere realizzata per gradi e con iniziative regionali. Gli sforzi internazionali per debellare il morbillo hanno prodotto qualche successo, ma l'eradicazione della malaria e della sifilide negli anni Cinquanta e Sessanta sono stati fallimenti disastrosi, dovuti alla sottovalutazione dei problemi di resistenza dei patogeni agli antibiotici e dei vettori al DDT. I programmi d'intervento per debellare specifiche malattie promossero comunque sforzi internazionali per superare le divisioni della guerra fredda, in particolare attraverso le conferenze Pugwash. La Croce Rossa, la cattolica Caritas e le organizzazioni protestanti hanno acquisito un ruolo sempre più importante negli interventi umanitari. Nuove organizzazioni fondate nel dopoguerra sono Oxfam (Oxford committee for famine relief) e Médecins sans Frontières, mentre si sono avute importanti iniziative volte a garantire le cure primarie grazie al movimento a favore degli ospizi, e per le vittime della tortura. L'International Association for Prevention of Nuclear War mostra che la medicina può continuare a essere un'alternativa alle tensioni della politica globale.
La fine della guerra fredda e la pandemia di AIDS hanno stimolato iniziative e l'attività delle organizzazioni internazionali. L'OMS ha provato a far ratificare accordi internazionali per l'accesso ai farmaci e a implementare misure contro le infezioni epidemiche. La medicina è sempre più basata sui farmaci, ma gli sforzi internazionali per rendere le medicine disponibili non hanno tenuto il passo delle innovazioni mediche. La conferenza dell'OMS di Alma Ata (1978) ha rappresentato un importante tentativo di orientare l'azione globale verso le cure primarie con lo scopo di assicurare 'salute per tutti entro il 2000'. Tuttavia si sostiene che, invece di promuovere programmi di aiuti alimentari d'emergenza per sopperire a epidemie e carestie, si dovrebbero innalzare gli standard nutritivi e sanitari, garantire l'assistenza mediante infrastrutture sanitarie, un sicuro accesso all'acqua potabile e la promozione dell'autosufficienza, che rappresentano un efficace approccio preventivo.
Il problema rimane organizzativo, poiché le agenzie internazionali dipendono dai governi degli Stati membri e ciò nuoce alla loro efficacia. L'internazionalizzazione della medicina rimane quindi un'arena caratterizzata da una molteplicità di organizzazioni e modelli. C'è una notevole attività nell'ambito dell'assistenza medica internazionale, ma l'AIDS e le tensioni politiche globali hanno fatto sì che gli ottimistici obiettivi globali come 'salute per tutti entro il 2000', siano stati, benché nobili, fallimentari.




Bibliografia

da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it