seconda rivoluzione scientifica
Henry Sigerist fu il primo a
parlare di 'storia sociale della medicina' nel 1940. Lo sviluppo di
questa disciplina nella seconda metà del XX sec. ha avuto come oggetto
di interesse primario la medicina vista nei diversi contesti nazionali,
regionali e locali. Gli studi effettuati nell'ambito dei sistemi di
assistenza sociale contraddicevano le interpretazioni più tradizionali,
secondo le quali gli avanzamenti della disciplina sarebbero originati
dalla scienza e si realizzerebbero in un contesto internazionale;
tuttavia, a partire dagli anni Ottanta del Novecento, la tesi che la
medicina sia un valore sociale internazionale ha ottenuto una certa
considerazione negli studi della sanità pubblica e della ricerca di
laboratorio, nonché in quelli riguardanti il fenomeno
dell'imperialismo. Il ruolo degli organismi internazionali, in
particolare della Rockefeller Foundation, ha acquisito importanza per
la diffusione della conoscenza, la formazione delle élite scientifiche
e lo sviluppo di organizzazioni mediche di prevenzione. Le analisi
comparate delle cure sanitarie in diversi paesi hanno fornito un
ulteriore stimolo a un approccio di tipo internazionale. Gli storici si
sono avvicinati al problema dell'internazionalizzazione in termini di
network di diffusione, agenzie istituzionali, relazioni
centro-periferia e studi comparati sulle norme che regolano la medicina
e la modernizzazione sociale.
1. Il nuovo approccio medico e sanitario
L'Illuminismo e la Rivoluzione francese rafforzarono le correnti di
internazionalismo in campo medico, con grandi aspettative per il
beneficio che le innovazioni scientifiche avrebbero avuto sull'umanità.
Il XIX sec. vide un considerevole movimento internazionale di studiosi
di medicina e una competizione tra nazioni per promuovere l'eccellenza
nella formazione e nella ricerca. I riformatori liberali della sanità
pubblica guardavano in particolare alle concezioni scozzesi e inglesi
della malattia, vista come una conseguenza della diffusa povertà; il
patologo liberale Rudolf Virchow (1821-1902) esemplificava quest'idea
nella sua analisi delle febbri ricorrenti (borrelliosi) legate alla
carestia che si verificò in Alta Slesia nel 1848. Nell'Inghilterra
degli anni Sessanta dell'Ottocento si registrava un grande interesse
internazionale per la nomina degli ufficiali sanitari; la sanità
pubblica (per usare l'espressione britannica) e l'igiene (termine più
frequente in ambiente francese e tedesco) comprendevano diversi
approcci in termini di utilizzo della scienza sperimentale,
dell'organizzazione e delle misure sanitarie pratiche. I liberali
spesso propendevano per il modello inglese, nel quale l'ufficiale
sanitario era un rappresentante del governo locale; un approccio di
tipo più scientifico prendeva in considerazione sia gli studi di
epidemiologia sia l'esperienza di laboratorio. I congressi
internazionali di igiene promuovevano i negoziati per le convenzioni
fra nazioni e lo scambio e la diffusione di conoscenze nonché delle
migliori pratiche di controllo delle patologie.
Successivamente, le nuove spinte imperialiste stimolarono gli studi
internazionali di patologia e medicina tropicale. Si affermarono una
tendenza a replicare i sistemi di sanità pubblica e di prevenzione
delle malattie consolidati nei paesi colonizzatori e una corrispondente
riluttanza all'interazione con i sistemi medici indigeni, bollati come
superstizioni primitive. In questo senso, l'internazionalizzazione
rappresentava l'affermazione dell'egemonia globale dei paesi
colonizzatori e la sanità pubblica e la medicina erano considerate
mezzi per rinforzare lo sfruttamento e l'insediamento coloniale.
Durante il XIX sec. le rivalità tra le nazioni e il consolidamento
delle associazioni scientifiche e professionali nazionali causarono
tensioni tra le tendenze nazionali e quelle internazionali della
ricerca medica. Un esempio evidente è quello dell'antagonismo tra Louis
Pasteur (1822-1895) e Robert Koch (1843-1910), due leader del nuovo
approccio medico e sanitario basato sul laboratorio, entrambi
affermatisi prepotentemente a seguito delle loro scoperte che aprirono
la strada a nuove forme di controllo delle malattie. La microbiologia
pasteuriana generalmente era contrapposta alla batteriologia di Koch,
sebbene il lavoro di Émile Roux e Alexandre-Jean-émile Yersin ‒
pionieri della sieroterapia antidifterica in Francia ‒ e di Emil von
Behring, che con il giapponese Shibasaburo Kitasato scoprì
indipendentemente a Berlino la sieroterapia, mostri che i due approcci
avevano interagito fruttuosamente. Gli scambi internazionali delle
conquiste della scienza medica e dei modelli di prevenzione delle
malattie si accrebbero. L'Institut Pasteur (fondato nel 1888) e il
Königlich-Preussisches Institut für Infektionskrankheiten (Regio
istituto prussiano per le malattie infettive, fondato nel 1891) sotto
la direzione di Koch accoglievano un gran numero di ricercatori
stranieri, provenienti in particolare dalla Russia e dal Giappone. Gli
istituti Pasteur si diffusero in Francia, nelle colonie francesi come
l'Algeria e la Tunisia e, in seguito, in tutto il mondo. I principali
istituti nazionali erano centri di formazione in vista delle attività
da svolgere nelle colonie e nelle diverse sfere di influenza culturale.
Koch fu un protagonista fondamentale di questa stagione; in Egitto
identificò il vibrione del colera, condusse inoltre ricerche sulla
malattia del sonno in Africa orientale e sulla peste in India.
A partire dalla metà del XIX sec. si cominciarono a organizzare i primi
congressi internazionali: nel 1851 si tenne la Conferenza sanitaria
internazionale, l'anno successivo il Congresso internazionale di igiene
e demografia, al 1857 risale il Congresso oftalmologico internazionale
e infine, nel 1867, si tenne il primo Congresso medico internazionale.
I congressi si tenevano in diversi paesi e offrivano alle nazioni che
li ospitavano la possibilità di mostrare i propri risultati in campo
medico, fornendo ai partecipanti l'occasione di valutare e accogliere
le pratiche e le innovazioni migliori. I delegati erano considerati
rappresentanti nazionali. I congressi prevedevano un ampio programma
per il tempo libero, che contemplava anche le visite guidate alle
istituzioni mediche e ciò costituiva uno dei principali incentivi alla
partecipazione individuale.
Il prestigio nazionale era indubbiamente una delle ragioni più
importanti per promuovere l'organizzazione di congressi; le varie
associazioni più influenti annoveravano iscritti residenti in altre
nazioni. La Francia e la Germania crearono associazioni rivali con soci
provenienti da tutto il mondo, esperti in diverse discipline e con
varie specializzazioni; ne sono un esempio l'Association des
Anatomistes francese e la Anatomische Gesellschaft (Società di
Anatomia) tedesca, organizzazioni che programmavano incontri in tutta
Europa. Le società mediche britanniche stabilirono inoltre forti legami
nell'Impero britannico e in tutto il mondo anglofono.
2. Il ruolo delle organizzazioni internazionali
Le organizzazioni sanitarie internazionali, visto il rapido espandersi
del colera e della peste, svolsero un ruolo fondamentale per quanto
riguarda la realizzazione delle misure di controllo delle malattie. La
quarantena fu progressivamente sostituita da sforzi più concreti per
migliorare i livelli sanitari generali e debellare le epidemie
all'origine. Ad Alessandria d'Egitto dai primi anni Trenta
dell'Ottocento fino al 1938 era attivo un Health Medicine and
Quarantine Board mentre a Gerusalemme all'inizio del secolo scorso
venne aperto un ufficio sanitario internazionale. Molte energie e
sforzi furono impegnati per incrementare lo scambio d'informazioni
relative alla legislazione e alle procedure statistiche, scopo
principale dell'Office International d'Hygiène Publique, fondato a
Parigi nel 1907 e attivo fino al 1945, che divenne un punto di scambio
di informazioni concernenti le norme di prevenzione delle malattie e
delle epidemie. La Germania sfiduciò l'istituzione, percepita come
francofila, e vi aderì soltanto alla fine della Prima guerra mondiale,
rimanendone però uno dei membri anche dopo che Hitler decise il ritiro
da tutte le organizzazioni della Società delle Nazioni.
Poche organizzazioni internazionali interpretarono però il loro ruolo
in termini di ricerca; il Bureau International des Poids et Mesures
creato a Sèvres nel 1875 fu, in questo senso, un'eccezione. Dal 1899
fino alla Grande guerra fu attiva l'International Association of
Academies, sebbene anche al suo interno gli interessi nazionali
avessero la priorità su qualsiasi nuovo programma internazionale.
Alcuni comitati permanenti, come la Commission Internationale de
Radioactivité (1910), furono creati per favorire la standardizzazione.
I governi preferirono comunque mantenere la sovranità nazionale in
altri ambiti, come gli standard per le medicine e i vaccini.
L'azione umanitaria nei confronti delle emergenze mediche di guerra fu
sostenuta dalla fondazione da parte di Henri Dunant nel 1863 del Comité
International de la Croix-Rouge, organizzazione non governativa che si
limitò a garantire le cure mediche per i feriti di guerra e la tutela
dei prigionieri stipulando convenzioni internazionali. Le associazioni
nazionali che la costituivano erano dominate dalle élite militari e
aristocratiche e divennero sempre più importanti sia nell'organizzare
l'assistenza medica e quella infermieristica da parte del personale
volontario femminile sia nel migliorare le condizioni generali durante
il conflitto. Gli sforzi proseguirono anche in tempo di pace e dopo la
Prima guerra mondiale fu fondata l'International Federation of Red
Cross and Red Crescent Societies: la presenza della croce rossa e della
mezza luna rossa scelte come simbolo voleva mettere ben in evidenza il
carattere internazionale di tale impresa. Un problema centrale in
questo ambito fu l'antagonismo che si venne a creare tra le iniziative
volontarie e quelle invece appoggiate dai governi.
La rivalità tra le grandi potenze imperiali stimolò la competizione
negli stati satellite e nelle colonie. Per questo motivo gli americani
studiavano soprattutto in Francia e, più avanti nel secolo, anche in
Germania; la Svezia e i Paesi Bassi guardavano alla Germania, la
Danimarca alla Gran Bretagna, mentre i Balcani facevano riferimento
alle istituzioni viennesi per la supremazia nella formazione medica e
scientifica. Negli anni Novanta dell'Ottocento i giapponesi spostarono
il loro interesse dalla medicina olandese a quella tedesca e iniziarono
a studiare e a pubblicare in tedesco. Nell'America Meridionale la
competizione contrapponeva essenzialmente la medicina tedesca e quella
francese. A partire dal XX sec. la medicina statunitense esercitò
un'influenza crescente sulla formazione medica e sulla ricerca, in
parte grazie alla nascita di grandi centri medici come il Johns Hopkins
di Baltimora e in parte grazie alla Pan-American Health Organization,
fondata nel 1902 e destinata a divenire l'organizzazione sanitaria di
maggior durata.
Verso la fine dell'Ottocento in diversi paesi sorsero associazioni che
si occupavano del controllo e dell'eliminazione di specifiche malattie,
quali l'alcolismo, la tubercolosi e le patologie a trasmissione
sessuale. I tentativi di coordinare l'attività delle organizzazioni
nazionali diedero vita alle associazioni internazionali. Nel 1902, a
Berlino fu fondato l'Internationales Central-Bureau zur Bekämpfung der
Tuberkulose (Ufficio centrale internazionale per la lotta contro la
tubercolosi), mentre l'International Union for the Study of
Tuberculosis spronò i riformatori statunitensi a valutare i progetti
realizzati in Europa che vennero conosciuti soprattutto attraverso
l'International tuberculosis conference tenutasi a Washington nel 1908.
Ciò significava la rapida diffusione internazionale delle innovazioni;
nell'ambito della sanità neonatale e pediatrica, per esempio, i
progetti innovatori includevano le cliniche per il latte materno, che
fornivano alle madri il latte pastorizzato, l'ispezione medica degli
istituti scolastici e infine la diffusione di scuole all'aperto. Tutto
ciò fu discusso e imitato a livello internazionale.
Gli sforzi delle varie nazioni per affrontare le malattie a
trasmissione sessuale furono accresciuti grazie alle lotte dei
movimenti femminili e dalle campagne per la contraccezione. Una società
per il controllo delle malattie veneree fu fondata in Belgio nel 1899,
mentre la Francia e la Germania crearono programmi appositi, divenuti
poi esemplari, che consideravano gli aspetti medici piuttosto che
morali delle cause delle patologie a trasmissione sessuale,
contribuendo a migliorare di molto l'educazione sessuale nonché la
conoscenza delle pratiche contraccettive. Nel periodo tra le due guerre
si registrarono grandi iniziative da parte dell'International Union for
the Prevention of Sexually Transmitted Diseases, dirette soprattutto a
organizzare la profilassi per i lavoratori che si spostavano da un
paese all'altro, in particolare per i marinai.
Le esposizioni internazionali rappresentavano un'opportunità per
raggiungere un gran numero di persone sin dal XIX secolo. Da principio
si trattava di fiere commerciali, ma nel Novecento l'educazione
pubblica sui rischi delle malattie e la promozione sanitaria divennero
prioritarie. L'International hygiene exhibition, tenutasi a Dresda (in
Sassonia) nel 1911, fu il nucleo dell'International Hygiene Museum, che
continuò a promuovere esposizioni e mostre itineranti e, a partire
dagli anni Venti, anche film e altri sistemi di propaganda sanitaria.
Le preoccupazioni demografiche e razziali furono gli stimoli principali
per l'internazionalizzazione dell'eugenica. La prima società eugenica,
la Gesellschaft für Rassenhygiene fondata nel 1904 in Germania, era
concepita come un'organizzazione internazionale e i fondatori
reclutarono membri nell'Impero austro-ungarico, in Francia e Svezia; il
suo programma era essenzialmente di orientamento nordico e l'iscrizione
era riservata alle 'razze bianche'. In occasione della prima conferenza
eugenica internazionale del 1912 a Londra, sorse una rivalità con
l'inglese Eugenics Education Society, fondata nel 1907. Il conflitto
causò notevoli preoccupazioni per la diminuzione della natalità e della
salute dei civili, dovuta alla malnutrizione e alle epidemie di tifo e
influenza. Dopo la guerra, la fondazione della International Federation
of Eugenic Organisations determinò ulteriori tensioni riguardo
all'iscrizione della Germania. L'eugenica continuò a essere criticata
dai sessuologi radicali della World League for Sexual Reform. A partire
dagli anni Trenta, la scienza razzista del regime nazista fu
all'origine di importanti controversie internazionali, portando a
iniziative di condanna come il manifesto dei genetisti, redatto in
occasione dell'International congress of genetics del 1939.
Il movimento internazionale per promuovere il controllo demografico
suscitò l'opposizione della Chiesa, in particolare di quella cattolica;
fu l'enciclica di Pio XI Casti conubii del 31 dicembre 1930 a dettare
la linea ufficiale della Chiesa sul controllo delle nascite, l'aborto e
l'eugenetica. I sostenitori del controllo delle nascite si dividevano
tra le esponenti dei movimenti femminili, che invocavano il diritto
della donna a limitare la fertilità, e i medici motivati
dall'eugenetica, favorevoli a determinare la 'dimensione' delle
famiglie in base a criteri, appunto, medici. Parte delle argomentazioni
faceva riferimento al possibile miglioramento delle condizioni
economiche attraverso la limitazione del numero di componenti del
nucleo familiare, l'incentivazione dell'istruzione femminile e la
riduzione della mortalità infantile. Alcuni governi nazionali si
orientarono invece verso la crescita demografica, prendendo le distanze
dalla contraccezione. Soltanto dopo il 1945 i nuovi legami tra i
sostenitori del controllo demografico e l'Organizzazione delle Nazioni
Unite (ONU) hanno cominciato a produrre effetti visibili nella lotta
contro l'esplosione demografica su base globale.
Durante la Prima guerra mondiale la comunicazione internazionale in
ambito medico fu sostenuta dalle riviste scientifiche; paesi neutrali
come la Svizzera e l'Olanda facilitarono l'interscambio di
pubblicazioni e cercarono di fornire assistenza, mentre la Rockefeller
Foundation era attiva in Belgio e Francia. Le epidemie e la crescente
malnutrizione negli imperi centrali determinarono la creazione, in
Inghilterra, dell'organizzazione Save the Children da parte di
Eglantyne Jebb (1876-1928). Tale organizzazione assunse carattere
internazionale nel 1921 e contribuì ad alleviare la carestia in Russia,
insieme alle società della Croce Rossa, alla United Nations High
Commissioner for Refugees (UNHCR), diretta da Fridtjof Nansen
(1861-1930), e all'American Relief Administration di Herbert Hoover
(1874-1964).
Tra le due guerre sorsero numerose associazioni internazionali con
obiettivi e forme organizzative diversi. Molti sforzi furono compiuti
nel dopoguerra per estendere ai civili la mobilitazione per la
copertura sanitaria che si era avuta nel periodo bellico. Dal 1919 le
società nazionali della Croce Rossa furono alla guida di un movimento
che, su base volontaria, insisteva sulla necessità di accrescere la
stabilità internazionale migliorando le cure sanitarie. La defezione
degli Stati Uniti nel 1924, dovuta alla dottrina isolazionista, fu la
causa prima dell'indebolimento di questa organizzazione.
La fondazione della League of Nations (Società delle Nazioni) era stata
accompagnata da una buona dose di idealismo, sebbene i nazionalisti
della destra tedesca la odiassero in quanto strumento dell'imperialismo
anglo-francese. La creazione della Epidemic Commission of the League of
Nations fu diretta da un polacco, Ludwik Rajchman (1881-1965), il quale
divenne il primo segretario della League of Nations Health
Organization. Egli la concepì come un insieme di esperti, dediti
all'analisi della diffusione delle malattie e degli agenti patogeni,
delle loro cause e ai determinanti delle patologie. La Società attrasse
riformatori che sostenevano posizioni critiche rispetto alle condizioni
dei loro paesi d'origine; tra questi va ricordato lo iugoslavo Andrija
Ètampar (1888-1958), sostenitore dei policlinici. Rajchman seguì a sua
volta una linea indipendente, invocando un'analisi socioeconomica della
malattia. La Rockefeller Foundation finanziò in modo significativo
l'organizzazione, che intraprese inoltre un'analisi comparativa delle
condizioni sanitarie e offrì servizi quali la standardizzazione delle
sostanze biologiche.
L'International Labour Organization aveva una forma diversa, dal
momento che includeva rappresentanze governative tanto dei datori di
lavoro quanto dei sindacati; essa si interessò di sanità industriale
secondo un approccio prevalentemente tecnico, pubblicando un'importante
enciclopedia. I temi dell'alimentazione, dell'agricoltura e del
controllo delle droghe implicarono anch'essi la ratifica di accordi e
il coordinamento di organizzazioni intergovernative.
La Rockefeller Foundation promosse sia borse di studio nelle scienze
mediche e nella sanità pubblica internazionale, sia la creazione di
centri di eccellenza in questi ambiti di ricerca, con la speranza che
essi avrebbero assicurato la diffusione delle innovazioni consolidatesi
in ambito medico. Il sostegno fornito dal governo americano alle scuole
di sanità pubblica determinò iniziative pionieristiche presso le
università Johns Hopkins, Yale e Harvard. Un esempio del sostegno
internazionale della Rockefeller Foundation fu il finanziamento per
l'espansione e la ricostruzione della London School of Hygiene and
Tropical Medicine, considerata centrale nel miglioramento della sanità
nell'Impero britannico; la stessa fondazione sostenne pure una catena
di istituti dal Mar Nero al Baltico, sebbene con alterne fortune.
L'International Health Board della fondazione si concentrò sulla
diffusione della sanità pubblica e sul controllo delle malattie,
combinando l'approccio di laboratorio, basato essenzialmente sullo
sviluppo dei vaccini, e gli sforzi sul campo per sopprimere i vettori
delle malattie mediante programmi locali.
La Convenzione di Ginevra del 1929 non riguardava i civili dei paesi
occupati e quindi furono presi provvedimenti solamente per i
prigionieri di guerra: ciò ebbe un effetto disastroso durante la
Seconda guerra mondiale. I programmi internazionali su vasta scala
vanno confrontati con l'idealismo diffuso a livello popolare. Un
programma pionieristico sostenuto dalla Rockefeller e dalla Milbank
Foundation prevedeva l'alfabetizzazione di massa, l'educazione
sanitaria e l'esperimento di controllo demografico della comunità
rurale di Ting Hsien in Cina. L'ospedale di Albert Schweitzer
(1875-1965) nell'Africa occidentale francese esemplificava un senso di
devozione spirituale nel fornire le cure mediche alle popolazioni
indigenti, quasi una missione, tanto più pura quanto più lontana dai
centri metropolitani. Questo spirito motivò il riconoscimento del ruolo
delle organizzazioni non governative (ONG) e il loro posto nella sanità
pubblica dopo la Seconda guerra mondiale. Le ONG, organismi
politicamente neutrali o umanitari, si sono sviluppate dopo il 1945
parallelamente alla nascita delle organizzazioni internazionali dirette
da scienziati invece che da diplomatici. L'UNESCO ebbe come primo
direttore generale il biologo ed eugenista Julian Huxley e come
direttore esecutivo l'embriologo e storico della scienza cinese Joseph
Needham. La FAO di Roma fu affidata alla direzione del nutrizionista
John Boyd Orr (1880-1971); l'UNICEF fu fondata su iniziativa di
Rajchman; la World Health Organization fu diretta dallo psichiatra
canadese George Brock Chisholm (1896-1971). Queste organizzazioni, che
erano finanziate dagli Stati nazionali, auspicavano un'epoca di sforzi
globali finalizzati all'eradicazione delle malattie e allo sviluppo di
migliori cure sanitarie. La United Nations Rehabilitation and Relief
Association (UNRRA, che ebbe vita breve) iniziò la produzione di
penicillina su scala internazionale sotto la direzione di Ernst Boris
Chain (1906-1979) a Roma, ma quest'iniziativa pionieristica nella
produzione di farmaci non ebbe alcun seguito. La World Medical
Association, fondata nel 1947, era invece finanziata dai medici;
profondamente ostile nei confronti della medicina di Stato, riconosceva
tuttavia la necessità di una tutela del paziente sotto forma di codice
etico.
La guerra fredda minò rapidamente i sogni di collaborazione sanitaria
internazionale; una delle conseguenze fu la trasformazione di queste
organizzazioni in vere e proprie arene di tensione tra est e ovest,
pregiudicandone l'efficacia. Alcuni programmi per debellare malattie
suscitarono notevoli sospetti. Si incentivò l'uso della penicillina per
eradicare la sifilide e quello del DDT per debellare la malaria ma,
quando nel 1957 i sovietici promossero la campagna per l'eradicazione
del vaiolo, all'inizio gli americani li guardarono con sospetto. Le
superpotenze preferivano infatti esercitare il controllo tramite
accordi medici e scientifici bilaterali, mentre l'eradicazione del
vaiolo doveva essere realizzata per gradi e con iniziative regionali.
Gli sforzi internazionali per debellare il morbillo hanno prodotto
qualche successo, ma l'eradicazione della malaria e della sifilide
negli anni Cinquanta e Sessanta sono stati fallimenti disastrosi,
dovuti alla sottovalutazione dei problemi di resistenza dei patogeni
agli antibiotici e dei vettori al DDT. I programmi d'intervento per
debellare specifiche malattie promossero comunque sforzi internazionali
per superare le divisioni della guerra fredda, in particolare
attraverso le conferenze Pugwash. La Croce Rossa, la cattolica Caritas
e le organizzazioni protestanti hanno acquisito un ruolo sempre più
importante negli interventi umanitari. Nuove organizzazioni fondate nel
dopoguerra sono Oxfam (Oxford committee for famine relief) e Médecins
sans Frontières, mentre si sono avute importanti iniziative volte a
garantire le cure primarie grazie al movimento a favore degli ospizi, e
per le vittime della tortura. L'International Association for
Prevention of Nuclear War mostra che la medicina può continuare a
essere un'alternativa alle tensioni della politica globale.
La fine della guerra fredda e la pandemia di AIDS hanno stimolato
iniziative e l'attività delle organizzazioni internazionali. L'OMS ha
provato a far ratificare accordi internazionali per l'accesso ai
farmaci e a implementare misure contro le infezioni epidemiche. La
medicina è sempre più basata sui farmaci, ma gli sforzi internazionali
per rendere le medicine disponibili non hanno tenuto il passo delle
innovazioni mediche. La conferenza dell'OMS di Alma Ata (1978) ha
rappresentato un importante tentativo di orientare l'azione globale
verso le cure primarie con lo scopo di assicurare 'salute per tutti
entro il 2000'. Tuttavia si sostiene che, invece di promuovere
programmi di aiuti alimentari d'emergenza per sopperire a epidemie e
carestie, si dovrebbero innalzare gli standard nutritivi e sanitari,
garantire l'assistenza mediante infrastrutture sanitarie, un sicuro
accesso all'acqua potabile e la promozione dell'autosufficienza, che
rappresentano un efficace approccio preventivo.
Il problema rimane organizzativo, poiché le agenzie internazionali
dipendono dai governi degli Stati membri e ciò nuoce alla loro
efficacia. L'internazionalizzazione della medicina rimane quindi
un'arena caratterizzata da una molteplicità di organizzazioni e
modelli. C'è una notevole attività nell'ambito dell'assistenza medica
internazionale, ma l'AIDS e le tensioni politiche globali hanno fatto
sì che gli ottimistici obiettivi globali come 'salute per tutti entro
il 2000', siano stati, benché nobili, fallimentari.
Bibliografia
da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it