sessuologia
Scienza della sessualità,
che comprende tutte le conoscenze relative alla dinamica tra i sessi:
identità di genere, determinanti culturali, relazioni di coppia e
familiari, sessualità in senso stretto, patologia delle relazioni e
della funzionalità sessuale.
1. Evoluzione degli approcci
Due grandi ambiti di conoscenze hanno generato sapere e dati sulla
sessualità umana: la medicina e la psicologia clinica, e, nell’ambito
di questa, soprattutto la psicanalisi. Nella teoria psicanalitica
classica si possono riconoscere due direttrici portanti: la prima
riguarda lo sviluppo dell’individuo da una fase iniziale di
autoerotismo fino alla genitalità matura, che consiste in una relazione
complementare entro il dualismo basilare maschio e femmina; la seconda
attiene alla centralità del complesso di Edipo come regolatore del
primigenio legame tra i sessi opposti e lotta per il possesso del
partner sessuale con il rivale dello stesso sesso. La patologia
sessuale viene quindi interpretata come fissazione dello psichismo a
fasi di sviluppo precedente e come permanenza entro il triangolo
endogamico edipico. La psicanalisi, che permette di spostare le
variazioni nel comportamento sessuale dal codice normativo etico della
cultura al codice medico della patologia, è stata la prima s.
scientifica. Tuttavia la condensazione del biologico entro la
definizione vaga di pulsione, unita all’enfasi posta sui conflitti
psichici, faceva sì che il corpo, nella sua autonomia biologica,
scomparisse entro significanti mentali. Inoltre la prevalenza del
lavoro terapeutico sul mondo intrapsichico del singolo soggetto
relegava in secondo piano la dimensione relazionale della sessualità.
Tra gli anni 1950 e gli anni 1960 si è avuto un cambiamento
straordinario nel campo della psicoterapia da un lato e delle scienze
mediche dall’altro. I paradigmi psicoterapici si sono diversificati sia
rispetto ai modelli epistemologici, con il progressivo consolidamento
delle psicoterapie cognitivo-comportamentali, sia rispetto ai vari tipi
di seduta terapeutica (psicoterapie di gruppo e, soprattutto, familiari
e di coppia). La medicina ha aperto la frontiera dell’endocrinologia,
delle neuroscienze e della genetica molecolare. Un nuovo indirizzo di
studi è stato inaugurato da W.H. Masters e V.E. Johnson, da un lato
offrendo, con la messa a punto di un laboratorio sperimentale di
valutazione diretta della sessualità, dati obiettivi sulla dinamica
fisiologica e patologica dell’atto sessuale, dall’altro rivolgendo un
approccio originale alla sintomatologia, approccio fondato sulla
terapia di coppia entro un modello di progressivo apprendimento di
modalità diverse nell’atto sessuale stesso. All’interno della comunità
scientifica si è aperto quindi un campo di ricerca nuovo, la s.
clinica. La possibilità di comprendere sempre meglio la fisiologia
dell’atto sessuale, la possibilità di condividere con la coppia la
storia e il senso della loro vita sessuale hanno sempre più definito e
arricchito l’ambito delle conoscenze e l’efficacia degli interventi.
2. Sistemi di classificazione diagnostica
L’elaborazione di sistemi di classificazione diagnostica omologabili e
di protocolli terapeutici confrontabili ha permesso di costruire un
modello unitario della risposta sessuale che fonda a sua volta i
sistemi di classificazione. Tre sono i grandi raggruppamenti
concettuali nei sistemi di classificazione.
Il primo raggruppamento attiene sostanzialmente all’identità di genere;
importante a questo proposito lo studio delle grandi polarizzazioni:
eterosessualità, bisessualità, omosessualità, transessualismo. Queste
configurazioni sono studiate entro un complesso crocevia attraversato
dalla medicina, dall’etologia, dall’antropologia, dalla sociologia e
dalla psicologia. Le determinanti genetiche e quelle ormonali, gli
imprinting psicologici s’intrecciano in modo spesso indistinguibile,
sicuramente peculiare nelle singole situazioni.
Il secondo raggruppamento (parafilie o deviazioni sessuali) attiene
agli ambiti e agli oggetti (persone o cose o azioni) che stimolano
l’eccitazione e la performance sessuale lungo linee deviate, non
accettabili socialmente, trasgressive e/o violente verso il partner
designato. Esistono nelle parafilie anche gradi d’intensità più
sfumati, con fantasie e relazioni con partner consenzienti, senza
dannosità sociale; spesso tuttavia tali situazioni sono vissute con
grave sofferenza e disagio dal soggetto. I quadri principali delle
deviazioni sessuali sono: esibizionismo, feticismo, pedofilia,
masochismo sessuale, sadismo sessuale, feticismo di travestimento,
voyerismo. Vi si può includere anche l’incesto, con la sua drammatica
violenza endogamica, sia psicologica sia fisica.
Il terzo raggruppamento attiene alle disfunzioni sessuali vere e
proprie che vanno a definire l’ambito più specifico della s. clinica.
Lo studio della fisiologia della risposta sessuale e la clinica delle
disfunzioni entro il campo terapeutico della coppia hanno permesso a H.
Kaplan (1976) di formulare un modello trifasico della risposta sessuale
(desiderio, eccitazione, orgasmo). La fase di quiescenza, successiva al
rapporto sessuale, è sostanzialmente importante per l’intimità
relazionale affettiva della coppia. Questo modello riscuote vasto
consenso tra gli studiosi e permette di definire e di classificare le
disfunzioni sessuali: esse sono quindi alterazioni della risposta
psicofisiologica lungo le tre fasi. Il Diagnostic and statistical
manual of mental disorders (DSM IV TR, 2000) fornisce la
classificazione e descrizione dei disturbi sessuali.
Bibliografia
da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it