strutturalismo



Claude Lévi-Strauss, il principale esponente del metodo di analisi culturale detto strutturalismo, vede la cultura, così come essa si esprime attraverso l'arte, il rituale e i modelli di vita quotidiana, come la rappresentazione di superficie di una struttura soggiacente della mente umana. Lévi-Strauss studiò, ad esempio, quello che gli antropologi chiamano sistema di fratrie. Tale sistema rifletteva, secondo l'autore, la predisposizione della mente umana a pensare e ad agire in termini di opposizioni binarie: chi è nato in gruppo sposa un individuo dell'altro gruppo.

Il problema di questa spiegazione è che essa postula una costante - l'ipotetico dualismo della mente umana - per rendere ragione di un elemento che non è affatto universale. I sistemi di fratrie si trovano in un numero relativamente esiguo di culture.


Le interpretazioni dei fenomeni culturali proposte da Lévi-Strauss si concentrano sui processi cognitivi presunti, vale a dire sul modo in cui si ritiene che gli uomini percepiscano e classifichino gli oggetti del mondo che li circonda. Egli sostiene che anche le popolazioni a un livello tecnologico semplice spesso costruiscono elaborati sistemi di classificazione per le piante e gli animali, non solo a scopi pratici, ma anche per esigenze culturali.


Gli strutturalisti britannici (Leach, Needham, Douglas), influenzati dall'autore francese, non andarono in cerca di principi universali esistenti nella mente umana.  Essi si occuparono dell'applicazione dell'analisi strutturale a particolari società e a particolari istituzioni sociali.


Molti studiosi hanno ritenuto i lavori di Lévi-Strauss vaghi e non verificabili, e con costruzioni intellettuali autoreferenziali e di scarso valore esplicativo. Anche dovessero esistere dei modelli universali che soggiacciono ai fenomeni culturali, gli universali o le costanti non possono spiegare le differenze culturali.



Bibliografia

Ember, C. R., Ember, M., Antropologia culturale, Il Mulino, Bologna, 1998