monasteri benedettini di subiaco



Cenni storici

 

Secondo la tradizione, San Benedetto condusse a Subiaco per tre anni una vita eremitica a conoscenza del solo monaco Romano; in questo luogo impervio (una gola stretta, scavata dal fiume Aniene e chiusa tra i monti Simbruini) venne fondato, grazie al sostegno di San Gregorio Magno, un primo insediamento dedicato a San Clemente del quale oggi non rimangono tracce. Sin dalla fondazione lo Speco fu strettamente legato ai numerosi monasteri voluti dallo stesso Benedetto nella valle sublacense; tra questi l’unico sopravvissuto è il complesso di Santa Scolastica, costruito alle porte di Subiaco. Il cenobio, fra i più antichi della regione, fu consacrato nel 980 e malgrado nel corso dei secoli fu pesantemente rimaneggiato, è sempre rimasto inscindibilmente legato al Sacro Speco e sottoposto all’autorità di un unico abate.
Poche sono le notizie riguardanti il IX secolo a causa delle numerose incursioni saracene. Tuttavia le sorti dello Speco si risollevarono dalla metà dell’XI secolo, quando gli abati sublacensi iniziarono a viverci stabilmente; in questo periodo incominciarono le prime opere di costruzione che proseguirono fino ai secoli XIII e XIV. Esse furono sostenute da papa Innocenzo III, il quale nel 1202 promulgò una bolla che elargiva speciali concessioni ai monaci residenti nello Speco, favorendo così l’inizio dei primi lavori. Nel 1216 iniziarono gli interventi più considerevoli alla struttura, che portarono allo sbarramento dell’ingresso originario alle grotte e all’apertura di un altro accesso attraverso una tortuosa scala, detta Santa; questa determinò in pratica lo svolgimento dell’intero nucleo architettonico. Altre campagne di lavori furono incentivate da un altro pontefice, Gregorio IX, che promosse la decorazione della cappella dedicata al santo omonimo, i cui dipinti sono databili alla fine del terzo decennio del secolo.
Gli ultimi rimaneggiamenti, che interessarono l’intera struttura architettonica, sono da attribuire all’abate Enrico e databili tra il 1244 e il 1276; i lavori riguardanti il monastero di Santa Scolastica si protrassero invece fino al XVIII.

Descrizione dei monumenti

Il Sacro Speco si presenta oggi come una superba architettura incassata nella roccia a strapiombo del Monte Taleo. Appare quindi una costruzione del tutto anomala, estranea al contesto occidentale, tanto che si sono riscontrate più affinità con i modelli di culto orientali, dove prevale la tendenza a custodire, con edifici sacri, luoghi e momenti della vita di Cristo, della Vergine o dei primi santi: infatti lo Speco sublacense presenta interessanti analogie con la chiesa della Tomba della Vergine. Il Santuario mariano fu ristrutturato in epoca crociata proprio dai benedettini, realizzando una struttura su due piani comunicanti tra loro attraverso una scala dalla quale si dipartono altri piccoli ambienti di culto, come a Subiaco. Altra importante influenza, introdotta probabilmente anch’essa da Innocenzo III, è quella fornita dai marmorari e dalle maestranze pittoriche romane, che introdussero nei cicli pittorici, realizzati all’interno, elementi di solennità ed ufficialità caratteristici della propaganda pontificia.
A questo santuario si accede attraverso un portale con una croce a mosaico del XIII secolo e una Madonna col Bambino quattrocentesca. La bellezza del complesso, strutturato su tre piani, è dovuta alla singolare commistione di pareti irregolari, scale, cappelle e vari ambienti, in parte ricavati nella roccia, che si susseguono uno di seguito all’altro, decorati da numerose pitture. Primo fra questi è la Sala del Capitolo Vecchio, una stanza interamente affrescata che dà accesso al resto del monastero e all’attigua Chiesa Superiore, la struttura più recente costruita nello Speco. Essa è costituita da due campate irregolari, conseguenza delle varie modifiche apportate, e da un transetto asimmetrico: tutte strutture affrescate in ogni spazio, in modo da nascondere le incongruenze presenti nell’architettura. Nella prima metà della navata sono raffigurati alcuni episodi della Passione di Cristo, tra cui una grandiosa Crocifissione, mentre nella seconda parte alcuni brani della Vita di San Benedetto, con il santo in abiti pontificali al centro. Sul transetto si aprono due cappelline con pitture molto rovinate raffiguranti Santa Scolastica, San Mauro, S. Paolo e altri santi.

La Chiesa Inferiore, di dimensioni molto più ridotte, ha un impianto rettangolare, derivante dalla pianta bernardina “ad quadratum”, diviso in tre spazi coperti da volte a crociera. Nel vano della scala che conduce alla chiesa si trova un affresco di matrice bizantina, raffigurante il testo della bolla del 4 luglio 1202 sorretto dallo stesso Innocenzo III, mentre a sinistra è seduto San Benedetto e a destra è rappresentato l'abate Romano inginocchiato. Entrambi hanno l'aureola quadrata, ad indicare che erano ancora in vita nel momento in cui fu realizzato il dipinto, e poiché entrambi morirono nel 1216, tale indicazione risulterebbe significativa per ricostruire la cronologia degli interventi nello Speco. Nella Chiesa Inferiore le pitture, attribuite a Conxolus, pittore romano della seconda metà del XIII secolo, illustrano ancora fatti della vita del santo di Norcia.

Dalla chiesa si entra nella Santa Grotta, dove San Benedetto condusse la sua vita eremitica; qui è collocata una notevole statua dello scuoltore Antonio Raggi databile al 1657, che mostra il santo in sembianze giovanili. Uno degli ambienti più antichi del complesso è la Cappella di San Gregorio, dedicata al papa che sostenne attivamente la diffusione del carisma benedettino in tutto l’Occidente. Sulla parete destra è riportata una lunga iscrizione, che rivela la data di esecuzione dei dipinti conservati all’interno (1228). La cappella di piccole dimensioni, voluta da Gregorio IX, conserva considerevoli affreschi di scuola romana del XIII secolo: sulla parete absidale una Crocifissione tra la Vergine e San Giovanni con i santi Stefano e Longino; nel catino della nicchia sottostante il Pantocrator e nella parete absidale i santi Paolo e Pietro. La cappella presenta altre due pitture: all’ingresso Gregorio Magno con accanto Giobbe penitente; e un particolare ritratto di San Francesco, dipinto mentre il era ancora in vita (per questo è senza aureola) e prima del 1224, anno in cui ricevette le stimmate; il suo inserimento all’interno del programma pittorico allude all’intenso rapporto di Gregorio IX col frate. Il ciclo mostra quindi affascinanti rimandi ai forti legami intercorsi nei secoli tra il cenobio benedettino ed il papato romano, ma anche alle esperienze personali dei due papi in questione, in particolar modo di Gregorio IX che soggiornò presso il Sacro Speco.
Da questa cappella si scende ulteriormente attraverso la Scala Santa, così chiamata in memoria del percorso compiuto da Benedetto per raggiungere la Grotta dei Pastori. Sulle pareti della Scala appaiono numerose pitture tra cui un affresco raffigurante un Trionfo della Morte, realizzato dallo stesso artista di scuola senese che dipinse la prima campata della Chiesa Superiore. Nella Cappella dei Pastori Benedetto accoglieva e istruiva questi ultimi sulle verità della fede; qui su un leggero strato d’intonaco disteso sopra la viva roccia si vede un lacerto di pittura di matrice bizantina raffigurante una Madonna con Bambino. Adiacente a quest’ultima è la Cappella della Madonna, anch’essa interamente affrescata con un ciclo sulla Vita della Vergine.

Per quanto riguarda il complesso di Santa Scolastica, come già accennato, la sua costruzione copre un arco di tempo assai più esteso: le prime attestazioni risalgono al IX secolo, mentre gli ultimi rimaneggiamenti sono riconducibili alla fine del Settecento. La chiesa attuale, dalle forme neoclassiche, è l’ultima di ben cinque costruzioni stratificatesi lungo i secoli: di queste antiche strutture è ancora possibile ammirare il bel portale gotico e alcuni affreschi di scuola senese del secolo XIV raffiguranti scene della Vita di San Benedetto. Il monastero è dotato di tre chiostri: il primo, più antico, è stato completamente rifatto tra il 1580 e il 1689; il secondo, costruito tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento, presenta una forma irregolare e una serie di archi a sesto acuto che poggiano su robusti pilasti; l’ultimo invece fu realizzato nella prima metà del XIII secolo da uno dei più prestigiosi marmorari romani (Jacopo). Questo chiostro, composto da arcate a tutto sesto intervallate da pilastri, mostra profonde affinità con le coeve strutture romane di San Lorenzo fuori le Mura o con i più tardi complessi di San Paolo o San Giovanni. Santa Scolastica presenta un interessante campanile, frutto di numerosi interventi che si protrassero fino alla fine del Duecento malgrado la sua fondazione risalga al 1052-1053. Al suo interno sono conservati interessanti lacerti pittorici: uno del secolo IX raffigurante un nimbo con la mano benedicente di Dio, mentre sul lato opposto l’Agnello di Dio e gli Evangelisti con i loro simboli zoomorfi.



BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

I Monasteri benedettini di Subiaco, a cura di C. Giumelli, Roma 1982.
G. P. Carosi, I Monasteri di Subiaco. Notizie storiche, Subiaco 1987.
Roma e Lazio. Il Romanico, a cura di E. Parlato - S. Romano, Milano 2001.





Bibliografia

da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it