una questione aperta



Le società della tecnica producono cittadini che, nei casi più drammatici, sono esecutori spietati degli ordini più disumani. Lo abbiamo visto ad Auschwitz. Cittadini di tal fatta sono capaci di compiere qualsiasi misfatto perché lo prevede il loro lavoro o il mansionario al capitolo 3 paragrafo 6...

Per contro società libere e sensibili ai bisogni, all'educazione e all'emotività delle persone sono incapaci per loro natura di imporre regole e norme collettive perché queste norme e regole confliggerebbero col diritto sacrosanto di ogni cittadino di esprimere liberamente la propria individualità. Società del genere sono non-società, sono raggruppamenti di singoli non legati da nessuna reciproca appartenenza.

Mi chiedo: è possibile l'esistenza di società in cui gli individui si riconoscono emotivamente in una identità comune e siano naturalmente attenti ai bisogni dell'altro e in cui sia per contro mantenuta la completa libertà del singolo di divergere dai dettami e dagli obblighi che ogni società necessariamente impone? Esiste una società che concili il massimo diritto del collettivo e del singolo?

Allo stato attuale della mia riflessione direi che la migliore soluzione a questo problema è un incontro a metà strada, ossia un equilibrio, tra la posizione della società e quella dell'individuo; una posizione a metà strada tra i doveri della società e i diritti dei cittadini di vivere a loro modo. Questo equilibrio, sempre precario, credo che oggi si chiami democrazia.

In altri termini, può l'uomo sentirsi totalmente se stesso come individuo e insieme totalmente parte di un aggregato sociale? Esiste la possibilità che l'uomo si senta libero di fare tutto ciò che vuole ma rinunci a compiere azioni lesive agli altri perché si sente sinceramente parte di una collettività?

Restiamo in attesa di una organizzazione sociale che superi il conflitto gruppo-individuo e che consenta la contemporanea piena e libera espresione di entrambi questi due livelli.

Come evitare a destra Auschwitz e a sinistra l'anarchia?