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Io




Figlia d'Inaco e della Ninfa Melia. Resistendo essa all'amore di Giove, questi, per averla, la circondò di una folta nebbia, la quale per quanto li nascondesse, Giunone scoperse l'infedeltà di Giove; il quale, per sottrarre la sua diletta all'ira della moglie, la cangiò in bella e candida giovenca; ma Giunone la riconobbe, e la chiese in dono al marito. Non sospettando di alcun male Giove acconsentì alla sua domanda e le cedette la giovenca, ma non tardò a pentirsene, poiché Giunone le pose sotto la severa custodia d'Argo dai cent'occhi. Mosso Giove a compassione della povera Io, per liberarla pensò di far uccidere Argo, e diede l'incarico a Mercurio, il quale, vi riuscì, addormentandolo a suon di flauto. Ma appena che Io riebbe la libertà, fu dalla gelosia di Giunone fatta impazzire, e spinta a correre senza posa per la terra, perseguitata da un tafano, mandato da Giunone, che continuamente la pungeva. Nel suo vagare, Io incontrò suo padre, ma nel punto che Inaco voleva pigliarla, il tafano la punse così vivamente che Io si gettò nel mare Jonio, e passando a nuoto il Mediterraneo, giunse in Egitto. Sulla rupe caucásica trovò Prometeo che la consolò, e le indicò la strada per giungere dove essa era diretta. Nell'Egitto finirono i suoi patimenti. Quivi riebbe la sua primiera forma e diede alla luce Epafo, che divenne re d'Egitto e fondò Memfi, mentre essa fu coronata col nome di Iside (vedi),







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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