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Afrodite
Afrodite
Nata dalla spuma del mare fecondata dai genitali di Urano, Afrodite (a Roma, Venere) è dea della bellezza e dell’amore, inteso anche nella sua accezione primigenia di forza vitale della fecondazione. Un altro mito la vuole, invece, figlia di Zeus e di Dione. Spesso la dea ha al suo fianco il figlio Eros e assoggetta al proprio culto chi è recalcitrante. Si distinguono Afrodite Urania, simbolo celeste dell’amore spirituale, e Afrodite Pandemia, simbolo invece dell’amore terreno. La dea viene concessa in sposa da Zeus al fabbro Efesto, ma ha una relazione con Ares ed è protagonista di diverse altre vicende amorose, fra cui quella con il bellissimo Adone. Le sono sacre le isole di Cipro e di Citera, a cui si ricollegano le sue origini. È venerata anche a Corinto, Cnido ed Erice. Secondo i Romani, Venere e il troiano Anchise generano Enea. Alla dea sono sacri, in particolare, il mirto, la rosa, la colomba, il passero, il cigno.
Proprio il legame tra Venere e il mirto è sottolineato nella favola fedriana che presenta gli alberi sotto la protezione degli dei (3,17). D’altra parte, la dea, che spicca per la perfezione della sua bellezza (Aristide, Orazioni 28,136) e prende sdegnata le distanze da chi non possiede questa
qualità (Esopo 18 Ch.), è protagonista di narrazioni originali, che rimandano anche alla sfera del folclore. Così, ad esempio, la favola esopica 14 Ch., da cui probabilmente deriva anche un proverbio (vd. DONNOLA): Afrodite, dopo avere trasformato una donnola in una bella ragazza per consentirle di sposare il giovane che ama, la fa ritornare, per punizione, alla sua condizione precedente, constatando che, anche da donna, non riesce a trattenersi dal dare la caccia ai topi (nella tradizione indiana del Pañcatantra troviamo una favola simile, ma la protagonista è una fanciullatopina: tantra terzo, racconto nono). La dea interviene nelle vicende degli uomini. In un’originale racconto di impronta novellistica (cfr. Pepe 175 s.; De Maria 120 ss.), Venere favorisce un giovane nobile e povero, che ambisce a sposare una bella fanciulla contesa anche da un ricco pretendente (Fedro, App. 12 [16]). La dea ama scherzare e le favole di cui è protagonista si segnalano spesso per gli accenti comici, come quella, non priva di tratti misogini, che allude alla libido delle donne (Fedro, App. 9 [11]). Alcuni racconti relativi ad Afrodite, così come ad altri dei, appaiono a metà tra mito e favola: così la narrazione eziologica sull’origine del culto di Afrodite a Samo (Plutarco, Questioni greche 303c) e il racconto platonico sulla nascita di Eros (Platone, Simposio 203a ss.). Quanto al culto di Afrodite, si rileva anche una favola, quella della scrofa e della cagna, costruita sul divieto di ingresso nei templi della dea imposto a chi si ciba di carni suine, considerate impure (Esopo 329 Ch.).
Bibliografia
Stocchi C. Dizionario della favola antica, BUR, 2012