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Agnello




Se gli ovini (cfr. PECORA) sono animali sacrificali per eccellenza, l’agnello rappresenta, in particolare, l’innocenza e la purezza. Il termine «agnello» va infatti posto in relazione con il sanscrito agnis (fuoco purificatore) e con parole di significato affine sia greche sia latine (cfr. Maspero 233). Importante nella tradizione ebraica, l’animale, in ambito cristiano, diventa immagine di Gesù, che toglie i peccati del mondo (Vangelo di Giovanni 1,29). Più prosaicamente, l’agnello è molto apprezzato in ambito gastronomico, come attesta il ricettario di Apicio, opera dedicata all’arte culinaria romana di età imperiale.
Questo animale nella favolistica si caratterizza per avere due amici che lo proteggono (il pastore nel mondo degli uomini e il cane, che fa la guardia al gregge, nel mondo degli animali) e due nemici giurati (il macellaio, nel mondo umano; il lupo, nel mondo animale). Significativa è una favola che presenta l’agnello intento a biasimare il macellaio e a elogiare il pastore (Massimo di Tiro 19,2). Quanto al rapporto con il lupo, è paradigmatica la favola che vede l’agnello contrapposto al feroce animale: la versione più celebre è quella che apre, dopo il prologo, il primo libro delle favole di Fedro; in questa narrazione «la violenza si organizza come diritto» (La Penna 1968, XXXIX). Qui l’animale va a rappresentare gli innocenti, secondo una elaborazione culturale propria, come si è visto, anche di altre tradizioni. In un’altra favola, l’agnellino, in Babrio e Aviano sostituito dalla pecora o dal capretto, preferisce farsi ammazzare dal sacerdote piuttosto che dal malvagio lupo (Esopo 222 Ch.). Nella favola del cane e dell’agnello (Fedro 3,15), impostata secondo la tecnica della diatriba cinica (Hausrath 1936, 93 s.), si è anche ipotizzata una trasposizione autobiografica: l’agnello, calato anche qui nella parte di vittima di un destino avverso, interpreta efficacemente la sofferta sensibilità del poeta e afferma il primato della madre acquisita, capace di amare, rispetto a quella naturale, che genera e poi non si cura della prole (v. il proverbio sotto). Questo animale, così nettamente caratterizzato nel suo profilo, è naturalmente al centro di numerosi proverbi, talora riconducibili a favole: in particolare, l’espressione Lupo agnum eripere postulant (Plauto, Poenulus 776), ossia «Vogliono strappare l’agnello al lupo».






Bibliografia


Stocchi C. Dizionario della favola antica, BUR, 2012

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