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Ancora sulla madre




La madre è il terreno originario, la fonte dei contenuti interni del bambino e della sua capacità di discernere il mondo esterno.
La madre è l'Eden dal quale bisogna essere accolti, nutriti, protetti e poi cacciati. La madre deve essere in grado di evitare due grossi rischi. Il primo è quello di mancare all'accudimento primario, precoce, fondante della personalità del figlio. L'altro rischio, meno noto e meno conosciuto, è costituito dal non allentare la stretta sul figlio. Una madre pervasiva, onnipotente e onnipresente, soffocante, invasiva intralcia l'individuazione e la separazione del figlio da lei. Una madre sana tollera e accetta i movimenti di indipendenza e i segni di crescita del figlio, accetta i suoi "no", non li vive come sfidanti e svalutanti. La madre sufficientemente buona sa accettare il corso della evoluzione del figlio, il suo rafforzamento e il suo sguardo che si sposta sul padre e poi sugli altri.
Nel caso in cui una madre non riuscisse ad accettare questo passaggio il figlio incorrerebbe o nel sentimento (angoscia) di esclusione e di abbandono o correrebbe il rischio di essere preda del retaggio materno, venendo inghiottito dalle profondità marine della schizofrenia e della psicosi.

La madre sana sa esserci e non esserci, sa essere attenta senza essere asfissiante e sa essere discretamente disattenta quando occorre. La madre sana sa allentare la presa, rinuncia alla sua femminilità e alla sua sessualità per un certo arco di tempo, poi se ne riappropria. Non si confina nell'esclusivo ruolo materno relegando il bambino o l'adolescente nell'eterno ruolo di figlio impedendogli di crescere.
La madre sana è fatta di confini permeabili (cioè non assenti e non rigidi), di ruoli distinti, di dipendenza e di dipendenza emotiva, di presenta non confinante, di giusta distanza (cioè di una distanza che si regola in funzione delle crescita e della maturazione psicofisica del bambino).

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