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Antropofagi
Antropofagi
Abbiamo parlato dell'amore. È duro passare dalla gente che si bacia a quella che si mangia. Ma è fin troppo vero che ci sono stati degli antropofagi; ne abbiamo trovati in America; forse ce ne sono ancora, e nell'antichità i ciclopi non erano i soli a cibarsi talvolta di carne umana. Giovenale riferisce che presso gli egiziani, quel popolo così saggio,
così rinomato per le sue leggi, quel popolo così pio che adorava i coccodrilli e le cipolle, i tintiriti mangiarono uno dei loro nemici caduto nelle loro mani; e non fa questo racconto per sentito dire: fu un delitto commesso quasi sotto i suoi occhi; egli era allora in Egitto e a poca distanza da Tintiro. Giovenale cita, in quest'occasione, i guasconi e i saguntini, che si nutrirono un tempo delle carni dei loro compatrioti.
Nel 1725 quattro selvaggi del Mississippi vennero condotti a Fontainebleau, e io ebbi l'onore di intrattenerli; c'era fra loro una donna di laggiù, alla quale chiesi se avesse mai mangiato uomini: mi rispose con grande ingenuità che ne aveva mangiati. Le sembrai un po' scandalizzato, e lei si scusò dicendo che è meglio mangiare il proprio nemico
morto che lasciarlo divorare dagli animali, e che i vincitori meritavano di avere la preferenza. Noi ammazziamo in
battaglia, campale o meno, i nostri vicini e per la più misera ricompensa lavoriamo per fornire il pasto a corvi e vermi.
Questo è l'orrore, questo il delitto; che importa, quando si è uccisi, se si viene mangiati da un soldato o da un corvo o da
un cane?
Noi rispettiamo più i morti che i vivi. Dovremmo rispettare gli uni e gli altri. Le nazioni cosiddette civili hanno
avuto ragione a non mettere allo spiedo i loro nemici vinti, perché, se fosse permesso mangiare i propri vicini, non tarderemmo a mangiare i nostri compatrioti; il che sarebbe un grosso inconveniente per le virtù sociali. Ma le nazioni civili non sempre sono state tali; tutti i popoli furono a lungo selvaggi; e nell'infinito numero di rivoluzioni che questo globo ha subito, il genere umano fu ora numeroso, ora assai scarso. È successo degli uomini quello che succede oggi degli elefanti, delle tigri e dei leoni, la cui specie è molto diminuita. Nei tempi in cui una contrada era poco popolata d'uomini, essi avevano poche arti, erano cacciatori. L'abitudine di nutrirsi di quel che avevano ucciso li portò facilmente
a trattare i nemici al pari dei loro cervi o dei loro cinghiali. Fu la superstizione a far immolare vittime umane, e la necessità a farle mangiare.
Qual è il delitto più grande: riunirsi piamente per piantare un coltello nel cuore di una giovinetta ornata di bende, in onore della Divinità, o mangiare un soldataccio ucciso per caso?
Tuttavia abbiamo molti più esempi di giovinette e giovani sacrificati che non di giovinette e giovani mangiati:
quasi tutti i popoli conosciuti ne sacrificarono. Ne immolarono anche gli ebrei: questo si chiamava l'«anatema»: era un vero e proprio sacrificio, e nel ventinovesimo capitolo del Levitico è prescritto di non risparmiare le anime viventi che siano state consacrate; ma in nessun luogo è prescritto di mangiarle, lo si minaccia soltanto; e Mosè, come abbiamo visto, dice agli ebrei che, se non osserveranno le sue cerimonie, non solamente avranno la rogna, ma le madri mangeranno i propri figli. È vero che ai tempi d'Ezechiele i giudei dovevano avere l'usanza di mangiare carne umana, perché egli predice, nel capitolo XXXIX, che Dio farà loro mangiare non solo i cavalli dei loro nemici, ma anche i cavalieri e i loro guerrieri. Questo è certo. E, d'altra parte, perché gli ebrei non avrebbero dovuto essere antropofagi?
Sarebbe stata la sola cosa che mancava al popolo di Dio per essere il più abominevole popolo della terra.
Ho letto in alcuni aneddoti della storia d'Inghilterra dei tempi di Crornwell che una candelaia di Dublino vendeva ottime candele fatte con il grasso degli inglesi. Qualche tempo dopo uno dei suoi clienti si lamentò con lei
perché le sue candele non erano più così buone. «Ahimè!» rispose quella, «il fatto è che questo mese ci sono venuti a mancare gli inglesi.» Io mi domando chi era più colpevole: se quelli che sgozzavano gli inglesi o questa donna che con il loro grasso faceva candele.
Bibliografia
Voltaire, F.-M. Dizionario filosofico