Home


Assuefazione




Derivato di assuefare, dal latino adsuefacere (composto da adsuescere, "abituare, avvezzare", e facere, "fare"), il termine indica il prendere l'abitudine a qualcosa, ed è usato comunemente in riferimento all'abitudine a un farmaco o ad altre sostanze. In psicofarmacologia, il fenomeno generico dell'assuefazione è ricondotto alle condizioni specifiche associate all'abuso di droghe: la dipendenza, la tolleranza, il neuroadattamento.

L'uso di droghe che hanno effetti sul pensiero e sulle emozioni risale ai primordi della civilizzazione umana. Per lungo tempo la parola assuefazione è stata usata per indicare quei comportamenti e quei cambiamenti fisiologici che si associano all'uso delle droghe; dal 1964 l'OMS (Organizzazione mondiale della sanità) ha tuttavia suggerito di privilegiare l'impiego di una terminologia più specifica. Attualmente, in psicofarmacologia, la parola assuefazione è stata sostituita da termini diversi i quali consentono di identificare condizioni specifiche che sono associate all'abuso di droghe.

Queste condizioni sono la dipendenza, la tolleranza e il neuroadattamento.

a) Dipendenza. Per dipendenza si intende quella situazione in cui l'uso di una droga acquista priorità preminente o assoluta nella scala dei bisogni personali. La dipendenza può essere caratterizzata dai seguenti comportamenti: si assume la sostanza in quantità maggiori, o per periodi più lunghi, di quanto si vorrebbe; si desidera ridurre o interrompere l'assunzione della sostanza, ma non ci si riesce; si impiega buona parte del proprio tempo per procurarsi la sostanza, per consumarla o per riprendersi dagli effetti che essa procura; si continua ad assumere la sostanza nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative di natura sociale e medica. Nei casi estremi, la dipendenza è definita come 'compulsione all'uso della droga'. Deve essere notato come il concetto di dipendenza così delineato non faccia alcun cenno agli aspetti fisiologici della condizione, rimarcandone invece quelli comportamentali.

b) Tolleranza. La tolleranza è quella condizione fisiologica per cui, dopo ripetute somministrazioni, sono necessarie dosi crescenti di droga per ottenere gli effetti prodotti dalla dose iniziale. Una volta stabilitasi una condizione di tolleranza, la medesima dose di sostanza produce effetti progressivamente ridotti. La tolleranza è un fenomeno relativamente frequente ed è caratteristica dell'uso di sostanze quali l'alcol, gli ipnotici e gli oppiacei (eroina e morfina). È causata da cambiamenti adattativi a livello biochimico, come per es. una degradazione più rapida da induzione enzimatica. Tali cambiamenti avvengono più rapidamente per effetti che impongono un 'costo' comportamentale all'organismo; per es., sia in animali da esperimento sia nell'uomo, gli effetti sedativi e quelli che interferiscono con la coordinazione motoria tendono a ridursi con l'assunzione ripetuta delle stesse dosi di alcol. Per contro, detti cambiamenti sono spesso rallentati nel caso degli effetti che costituiscono un 'beneficio'; per es. la tolleranza agli oppiacei è di minore entità e si sviluppa più lentamente nei soggetti in cui il trattamento riduce il dolore e lo stress da condizioni patologiche.

c) Neuroadattamento. Il neuroadattamento, o dipendenza fisica, è una condizione fisiologica anormale per cui l'assunzione continua e periodica della droga è necessaria per evitare il manifestarsi della sindrome di astinenza. I sintomi della sindrome di astinenza variano da droga a droga. Nel caso dei derivati dell'oppio, l'astinenza causa vomito, lacrimazione, rinorrea, diarrea, sudorazione, crampi addominali, dilatazione della pupilla, insonnia. Nel caso della dipendenza fisica da alcol o da sedativi, l'astinenza può causare convulsioni e coma fino alla morte.

L'uso del termine assuefazione confonde le condizioni sopra elencate, che in realtà possono non essere associate. Per es., farmaci come la clorpromazina (antipsicotico), l'imipramina (antidepressivo) o gli anticolinergici possono indurre tolleranza e dipendenza fisica, senza che si instauri mai una condizione di dipendenza psicologica e comportamentale. In altri termini, queste sostanze non producono effetti piacevoli tali da indurre un'autosomministrazione e una ricerca attiva della droga; causano tuttavia cambiamenti fisiologici rilevanti che si manifestano in modo drammatico dopo una brusca sospensione. Al contrario l'uso di cannabis (marijuana) o di cocaina può talvolta non accompagnarsi a tolleranza e dipendenza fisica anche se la dipendenza psicologica è particolarmente marcata.

Contrariamente a quanto comunemente creduto, la dipendenza fisica è solo in parte responsabile nel mantenere un comportamento di abuso. Per es., molti dei pazienti che per motivi medici devono assumere per qualche tempo dei derivati dell'oppio sviluppano dipendenza fisica. Nonostante ciò, la grande maggioranza smette di assumere la droga una volta che la malattia si sia risolta. Tra i soldati americani che combattevano in Vietnam l'uso di eroina era molto diffuso; è stato calcolato che circa la metà di questi giovani aveva sviluppato una qualche forma di dipendenza fisica, ma solo una minoranza ha continuato a usare l'eroina dopo il ritorno in patria. Certamente fattori individuali, quali una vulnerabilità biologica o una presistente psicopatologia, giocano un ruolo rilevante.






Bibliografia


da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it

Torna agli articoli