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Astarte




Dea adorata presso tutti i popoli semitici. Si vuole che Astarte personificasse la forza d'amore che penetra tutto l'universo e lo feconda, o il principio del concepire e partorire. Questa Dea, che sembra rappresentare la Luna, era adorata sotto diversi soprannomi, i quali alla lor volta divennero dei nomi propri. Fra gli animali le si consacravano piccioni, granchi, e in tempi più recenti anche leoni, e fra le frutta, la melagrana, oltre a delle stacciate in forma di falce per imitare la figura della luna nuova; non si spargeva sangue sui di lei altari, ma le si offrivano sacrifizi di animali maschi, e specialmente capretti. La parte però più singolare del suo culto consisteva nelle orgie oscene. I sacerdoti di Astarte erano eunuchi vestiti da donna, e si chiamavano sacri, ossia bagascioni, e donne dette sacre, ossia prostitute, le quali prostituivansi pubblicamente per arricchire il tempio della loro Dea. I luoghi consacrati al suo culto erano specialmente fioriti giardini con frondosi alberi. Dalla forma e dagli attributi con cui veniva rappresentata la Dea, risulta che l'immagine più antica che se ne conosca, quella di Pafo, era una pietra conica bianca. Nella Fenicia rappresen-tavasi con una figura avente la testa di vacca o di loro. In ultimo ebbe sembianza umana, e sulle medaglie di Settimio Severo, vedesi col capo raggiante, seduta su di un leone, col fulmine in una mano e lo scettro nell'altra. Secondo alcuni l'etimologia di Astarte deriverebbe dal persiano sitàrah (stella); secondo altri dall'irlandese as (fuori), tar (oltre, di là), te (Dea), traducendo la Dea dei lunghi viaggi, per spiegare la somiglianza con la peregrinante luna.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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