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Baccanali




Orgie festive e sacre in onore di Bacco presso i Romani. Dicesi fossero introdotte dall'Italia meridionale in Etruria e quindi a Roma, ove celebravansi in segreto. Gli iniziali davansi a bere fuori d'ogni misura, e ubriachi che fossero, trascendevano in ogni sorta di eccessi. Il tempo dell'iniziazione era di dieci giorni, durante i quali l'iniziato doveva astenersi da ogni piacere; nel decimo sedeva a solenne banchetto, era purificato con acqua e introdotto nei I santuario. In principio soltanto le donne venivano iniziate, e le orgie si celebravano durante tre giorni in ciascun anno. Ma Pacula Annia, matrona della Campania, pretendendo essere mossa dall'influenza diretta di Bacco, cambiò interamente il modo di celebrazione, ammise gli uomini all'iniziazione, e ordinò che le feste, fino a quel tempo celebrate di giorno, avessero a solennizzarsi la notte; e che invece di tre giorni all'anno, fossero a esse consacrati cinque giorni per ciascun mese. D'allora in poi la licenza e la sfrenatezza non ebbero più limiti. Tanto gli uomini quanto le donne abbandonavansi alle più snaturate voglie, e coloro che tentavano farsi protettori del pudore cadevano vittime del loro zelo. Gli uomini, come se fossero invasati, profferivano oracoli; e le matrone, abbigliate da baccanti, scapigliate e con torce accese in mano, correvano furiosamente verso il Tevere, immergendo nell'acqua le torce, le quali, per essere composte di zolfo e creta, non si spegnevano. Durante la cerimonia si portava un'anfora di vino con rami di vite, a cui seguiva un canestro di nod o fichi secchi, e in ultimo venivano donne che reggevano un grande fallo, la cui immagine veniva appesa al collo, oppure attaccata a un'altra parte più bassa del corpo; e prima era fatto di legno di fico, poi di cuoio rosso. Soppresse queste orgie come immorali e licenziose, si continuò a celebrare Bacco ccn feste più semplici e innocue, nelle quali i sacerdoti e le vecchie sacerdotesse ornati di ghirlande d'edera, portavano per la città vino, miele, ciambellotti a un altare a manichi, in mezzo al quale era un piccolo braciere per ardervi sacrifizi di quando in quando. Queste feste si celebravano a Roma il 16 marzo di ogni anno; e in questo giorno i giovani romani che avevano compito l'anno sedicesimo ricevevano la toga virile.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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