Bacco
Dio
del vino e della viticoltura, chiamata Dionisio dai Greci. Bacco
rappresentava la potenza produttrice traboccante e inebriante della
natura, la quale ritrae l'uomo dal suo usato tranquillo e sobrio tenor
di vita; ma in senso più generale rappresentava quell'energia della
natura, la quale, per effetto del calore e dell'umido, porta a maturità
i frutti delle piante. A questo Dio si attribuiscono numerose
avventure, e gli si diede un gran numero di soprannomi, che rammentano
qualche parte della sua vita o cerimonia del suo culto. La tradizione
comune dice che Bacco nacque da Giove e Semele, una delle figlie di
Cadmo. Giunone, gelosa di Semele, la indusse a chiedere a Giove di
mostrarlesi nella medesima gloria e maestà con cui usava presentarsi a
Giunone sua moglie. Andate a vuoto tutte le supplicazioni per distorla
da proposito così pericoloso, Giove finì per consentire, e le comparve
davanti fra tuoni e lampi; Semele, atterrita, fu involta dalle fiamme,
e morì. Giove però salvò il figlio che non era ancora nato; e perchè
non aveva raggiunto la maturità, se lo cucì in una coscia, e lo diede
poi alla luce a suo tempo. Giove consegnò poi il neonato a Mercurio,
perchè lo portasse alle Ninfe del monte Nisa, le quali lo allevarono in
una spelonca. Semele simboleggia la terra che vien bruciata dai raggi
estivi del sole, ma il frutto delle sue viscere, il calore vivificante
e maturante, e salvo e mantenuto in vita dalle Ninfe dell'acqua, ossia
dalle nuvole irrigatrici. Bacco, secondo i diversi effetti del vino, fu
rappresentato sotto forma di tenero fanciullo coi capelli ricciuti, o
di giovane allegro e giocondo, perchè il vino riscalda; o di vecchio
col capo calvo e quasi pelato, per mostrare che il troppo bere affretta
la vecchiaia. Talora era vestito, oppure nudo, perchè il vino apre il
cuore all'espansione e alla rivelazione dei segreti altrimenti
gelosamente custoditi, donde il proverbio che la verità sta nel vino.
Inoltre si vede rappresentato con corna in testa, perchè nei suoi
viaggi si copriva sempre con pelle di becco. Talvolta era rappresentato
sopra un carro tirato da tigre, o pantere, con una tazza in mano e nell
altra un tirso, di cui si serviva per far sorgere fontane di vino.
Ordinariamente portava una corona di pampani e di edera. Una bella
leggenda che mostra quanta efficacia si attribuisse dagli antichi
all'uso del vino, e quanto fosse la potenza di Bacco, è quella dei
pirati Tirreni. Viaggiando dall'isola di Icaria a quella di Nasso,
Bacco, che aveva assunto la forma di un bel ragazzo coi capelli
ricciuti e il mantello di porpora, fu preso da alcuni pirati che
decisero portarlo con sè e andarlo a vendere in Italia. Ma a un cenno
del divino fanciullo, la nave venne trasformata in modo che la prora
prese forma di pantera, e l'albero convertito in un lungo tirso, alla
cui cima erano attaccate vele porporine e risplendenti, dove era
tessuto in oro Timolo monte della Lidia, e le Baccanti che quivi
andavano scorrendo. La nave era carica di edera e di viti con
bellissima uva, che pendeva da rami, e di sotto sgorgava una fontana di
squisito vino, mentre un coro di Ninfe invisibili cantava. Pantere e
leoni comparvero nella nave, spaventando i marinai, i quali buttatisi
in mare, furono trasformati in delfini, meno il capitano. Acete, di cui
ne fece il suo primo sacerdote.
Animali: Becco, perchè animale lussurioso, o perchè Bacco si cangiò in
quest'animale, quando Tifone assalì il cielo, fuggendo cogli altri Dei
in Egitto. Inoltre, secondo alcuni, perchè Giove mutò Bacco bambino in
capretto per nasconderlo a Giunone, perciò il becco fu poi sempre
vittima grata al Dio del vino; oppure fu forse perchè questo animale
era ritenuto assai nocevole alle viti. Delfino, che spesso fìgura con
Bacco; allusione forse alla leggenda dei marinai trasformati in
delfini, oppure perchè questo Dio fuggì al mare, la cui acqua,
mescolata col vino, credevasi avesse la virtù di conservarlo moltissimo
tempo. Gazza, uccello garrulo e loquace, che gli fu consacrato quale
primo trionfatore delle Indie, perchè nei trionfi si gridava ed era
lecito rimproverare i vizi del trionfatore. La gazza è simbolo di
licenza. Pantera. Il carro di Bacco era tirato da pantere e tigri, per
mostrare che il vino rende gli uomini feroci e terribili come la natura
di queste belve. Inoltre la pantera, ritenuta animale caldissimo, e
agile nel saltare come le Baccanti, credevasi anche amante del vino.
Serpente. Quando Bacco è considerato Dio della Natura, ha per emblema
il serpente. Tigre. — Vegetali: Edera. Si vuole che Bacco inventasse le
ghirlande, e che la prima che intrecciasse fosse d'edera. Questa pianta
fu data al Dio del vino per diverse ragioni; perchè egli è sempre
giovane, come quella è sempre verde; perchè lega tutto ciò a cui si
appiglia, come il vino lega la mente umana; perchè, dicono alcuni, essa
possiede una certa virtù e forza occulta, che agita la mente umana e la
riempe quasi di furore, in modo che anche senza bere il vino, gli
uomini sembrano ubriachi. Inoltre dicesi che Bacco amò una fanciulla
detta Cisso, che poi cangiò in edera. Fico. Talvolta il Dio del vino si
coronava di foglie di fico, in memoria della ninfa Sica (parola greca
che significa fico), che amata da lui, fu cangiata in quest'albero.
Vite, perchè oltre a dare il vino, in questa pianta fu trasformata la
ninfa Starile, che Bacco amava. — Diversi: Boccale. Si vuole che il
nome di boccale sia derivato da baccanale. In Atene, quando si spillava
il vino nuovo, celebravasi la festa del boccale, bevendo a gara.
Canestro, la statua di Bacco si vede sovente sormontata da un canestro
bacchico, chiamato cista. Coma, emblema dell'audacia, perchè il bere fa
arditi gli uomini. Bacco stesso è talora rappresentato con piccole
corna. Inoltre gli antichi bevevano in corni di bue, o con vasi fatti
in forma di corno. Fallo, attributo quale Dio della produzione della
Natura. Ferula. Bacco, vedendo che i suoi seguaci, quando erano
ubriachi, come forsennati e pazzi si battevano con grsisi e duri
bastoni, ferendosi, e talvolta uccidendosi, li persuase, invece dei
bastoni, di portare la leggera ferula, con cui, anche percuotendosi,
non si producevano alcun male. Fichi secchi. Nei sacrifizi a Bacco si
offriva un canestro di fichi secchi. Maschera. La maschera scenica è un
attributo di questo Dio, perchè la tragedia degli Ateniesi ebbe
direttamente origine da alcune parti delle cerimonie che si praticavano
fino dai tempi antichissimi presso i greci, alle feste di Dionisio.
Tazza in forma di tripode. Tirso. Tripode che, secondo alcuni, era
l'emblema della verità, perchè l'oracolo, che da esso veniva, si
credeva dicesse sempre il vero, donde il tripode venne paragonato a una
tazza di vino, liquore il quale sovente fa dire la verità. Vaglio, che
portavasi nelle feste di Bacco, e contava tra le sue cose sacre; perchè
gli antichi credevano che i sacramenti di Bacco giovassero molto alla
purgazione dell'animo, come si purga il grano col vaglio. Boccaccio
riferisce che alcuni credettero che questa purgazione negli uomini
fosse fatta con l'ubriachezza, la quale è il sacramento di Bacco,
perchè, passata che sia col vomito o in altro modo, riordinandosi il
cervello, pare che l'animo, dimenticato ogni affanno, rimanga
tranquillo e lieto.
Bibliografia
Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928