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Cardea




Giano, innamorato di una ninfa chiamata Crane, dop averla sedotta, la ricompensò accordandole la protezione dei cardini delle porte, con la facoltà di aprirle e chiuderle a suo piacimento. Le diede inoltre una bacchetta di biancospino, detta verga gianale, la quale aveva la virtù di scacciare le streghe, che venivano di notte a succhiare il sangue ai bambini. Questa Ninfa fu poi chiamata Dea Corna o Cardea, il cui potere, oltre ai cardini, si estendeva sulle parti nobili del corpo umano. Il primo Bruto, fondatore della Repubblica romana, le innalzò un tempio sul monte Celio in riconoscenza dell'avergli la Dea dato forza e mezzo di fingere e chiudere in cuore, sotto l'apparenza d'imbecillità, il disegno di scacciare il re Tarquinio. In onore di Cardea, si celebrava una festa nel mese di giugno, il primo giorno dell'antico anno romano, perchè presiedendo essa al chiudere e all'aprire, apriva e chiudeva l'anno. In questa festa si facevano cerimonie per la conservazione dei figli, che si raccomandavano alla Dea; si battevano tre volte le porte della casa con rami di biancospino; e il padre di famiglia purificava con acqua le vicinanze della sua dimora e immolava a benefizio dei figli una scrofa di due anni. I congiunti e gli amici si regalavano lardo, fave e farina di frumento.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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