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Cervello storto




Ci sono, tra noi, dei ciechi, dei guerci, degli strabici, dei presbiti, dei miopi, uomini dalla vista acuta o confusa, o debole o instancabile. Tutto questo è un'immagine abbastanza fedele del nostro intelletto. Ma non ci sono occhi che
vedono una cosa per un'altra: non c'è quasi nessuno che scambi un gallo per un cavallo, o un vaso da notte per una casa.
Perché si incontrano così spesso cervelli, abbastanza lucidi nel giudicare le piccole cose, ma assolutamente ottenebrati nei riguardi di quelle importanti? Perché quello stesso siamese, che non si lascerà mai ingannare quando si tratterà di contargli tre rupie, crede con tanta sicurezza alle metamorfosi di Sammonocodom? Per quale strana bizzarria degli uomini sensati somigliano a don Chisciotte, che credeva di vedere giganti dove gli altri uomini non vedevano che mulini a vento? E don Chisciotte era molto più scusabile del siamese il quale crede che Sammonocodom sia sceso molte
volte sulla terra, o del turco convinto che Maometto si sia infilato metà della luna nella manica; perché don Chisciotte,
ossessionato dall'idea di dover combattere dei giganti può figurarsi uno di essi con un corpo grosso quanto un mulino e le braccia lunghe quanto le pale del mulino; ma da quale supposizione può partire un uomo sensato per persuadersi che metà della luna è entrata in una manica, e che un Sammonocodom è sceso dal cielo per venire a giocare con il cervo
volante nel Siam, abbattere una foresta e fare giochi di bussolotti?
Anche i più grandi geni possono ragionar storto su un principio accolto senza debito esame. Newton ragionò malissimo quando commentò l'Apocalisse.
Tutto ciò che certi tiranni delle anime desiderano è che gli uomini che istruiscono abbiano il cervello storto. Un fachiro educa un ragazzo che promette molto; egli impiega cinque o sei anni a ficcargli in testa che il dio Fo apparve agli uomini in forma d'elefante bianco, e persuade il ragazzo che sarà frustato, dopo morto, per cinquecentomila anni, se
non crede a tali metamorfosi. Poi aggiunge che alla fine del mondo il nemico del dio Fo verrà a combattere contro questa divinità.
Il ragazzo studia e diventa un fenomeno; argomenta secondo le lezioni del suo maestro e scopre che il dio Fo non poteva tramutarsi che in un elefante bianco, perché questo è il più bello degli animali: «I re del Siam e del Pegu,» dice, «si son fatti la guerra per un elefante bianco; certo, se Fo non fosse stato nascosto in tale elefante, quei re non
sarebbero stati tanto insensati da combattere per il possesso di un semplice animale.
«Il nemico di Fo verrà a sfidarlo alla fine del mondo; certamente questo nemico sarà un rinoceronte, perché il rinoceronte combatte l'elefante.» È così che ragiona, diventato adulto, il dotto allievo del fachiro, e diventa uno dei luminari dell'India; più ha il cervello sottile e più lo ha storto; e formerà a sua volta cervelli storti.
Se si insegna a tutti questi energumeni un po' di geometria, la imparano abbastanza facilmente. Ma, cosa strana, non per questo il loro cervello si raddrizzerà; essi individuano le verità della geometria, ma essa non insegna loro a pesare le probabilità; hanno ormai preso la loro piega : ragioneranno storto tutta la vita, e me ne spiace per loro.







Bibliografia


Voltaire, F.-M. Dizionario filosofico

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