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Cibele




Figlia del Cielo e della Terra. Si suppone che sia la stessa che Cerere, Rea, Opi, Vesta, Madre Bona, gran Madre, ecc. Dea della fecondila della natura. Secondo Diodoro, essa era figlia di un principe della Lidia, e alla sua nascita fu esposta sopra una montagna; ma fu conservata in vita da una belva che la nutrì, e ricevette il nome di Cibele, dalla montagna su cui venne allevata. Ritornata alla corte paterna, s'innamorò di Ati (vedi), bel giovane, che fu poi dal di lei padre mutilato. In Frigia, le feste di Cibele si celebravano con gran solennità. I suoi sacerdoti, detti galli o coribanti (vedi Dattili), non erano ammessi al servizio della Dea previa mutilazione. Nelle celebrazioni delle sue feste, invasi da furore divino, come pazzi essi andavano saltellando per le strade riempendo l'aria.di strida e di urli misti al suono di tamburi, cembali, flauti, lance e scudi, in commemorazione del dolore di Cibele per la perdita del suo Ati. La Dea era rappresentata come una donna robusta, già presso a partorire, per indicare la fecondità della terra. Teneva le chiavi in mano, e aveva in capo la corona murale, e talvolta una corona di pino. Rappresentavasi anche seduta sopra un carro tirato da due o quattro leoni ammaestrati, mentre Ati le cammina a fianco con una palla in mano, appoggiandosi a un pino, albero consacrato alla Dea. Il cembalo è l'attributo costante di questa divinità. Vedi Agricoltura — Terra — Vittoria dei popoli.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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