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Dedalo




Ateniese, figlio di Eupalamo. Egli fu l'artefice più ingegnoso dei suoi tempi, e a lui si deve l'invenzione del cuneo, di altri strumenti meccania dell'uso delle vele per navigare. Fece statue che muovevano da sè e parevano animale; e fu poi il primo che aprisse gli occhi alle statue e che le facesse coi piedi staccati l'uno dall'altro. Uccise suo nipote Talo, al pari di lui valentissimo, gettandolo da una finestra, per paura che lo superasse, poi col figlio, Icaro fuggì da Atene e si ricovero a Creta. Quivi fece il celebre labirinto, e aiutò Pasifea, moglie del re Minosse, a soddisfare la brutale sua passione; perciò il re lo fece rinchiudere nel labirinto da lui costrutto. Quivi, secondo la favola, fece per se e per il suo figlio Icaro, che gli era compagno di prigionia, ali di penne e di cera, con cui tutti e due presero il volo e fuggirono da Creta. Ma il calore del sole avendo disciolto la cera delle ali di Icaro, che volava troppo in alto, questi cadde in quella parte del mare, che fu poi detto Icario. Dedalo si ricoverò in Sicilia, dove fu ospitalmente ricevuto da Cocalo, il quale poi lo fece soffocare in una stufa, perchè Minosse lo minacciò di dichiarargli la guerra, se non gli restituiva il fuggitivo vivo o morto.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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