Diana
Dea che fu anticamente adorata a Roma e in tutta l'Italia, protettrice della caccia. La chiamavano Luna o Febea in cielo. Diana in terra ed Ecate nell'Inferno. Aveva ancora molti altri soprannomi secondo i luoghi da lei particolarmente onorati. Era creduta la Dea della castità, ed era talmente vergognosa che cangiò Atteone in cervo, per averla guardata mentre si bagnava. Diana aveva un seguito di bellissime Ninfe, e voleva che fossero pudiche al pari di lei; si dice però che amasse il pastore Endimione e che spesso di not*e scendeva dal cielo per venirlo a trovare. Andava continuamente a caccia, e non abitava che le selve seguita dai suoi cani. I Satiri, i Fauni e Driadi, ecc., celebravano feste in suo onore. Rappresentavasi in abito di Ninfa tutta succinta, coi stivaletti rossi; coi capelli un po' sparsi e graziosamente annodati insieme con un velo o una benda, con una mezzaluna in testa, e talvolta su un carro tirato da due cervette, armata di arco e di faretra piena di frecce. — Animali : Cane, Cerva, dai piedi di bronzo e dalle corna d'oro del monte Menalo, consacrata a Diana, ed era vietato ucciderla, li Romani appendevano le coma di cerva nel tempio di questa Dea. Cinghiale. — Vegetali: Agnocastc, simbolo di castità.
Bibliografia
Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928