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Dioniso




Nato da Zeus e da Semele, Dioniso (a Roma noto
specialmente come Bacco o Libero) è il dio del vino,
dell’energia vitale e del delirio mistico; viene nascosto dal
padre per evitare l’ira di Era. Persa la madre, è allevato a
Orcomeno dalla zia Ino e da suo marito Atamante. Quindi,
Zeus trasporta il giovane a Nisa e lo affida, sotto forma di
capro, alle ninfe locali. Una volta diventato adulto, Dioniso
scopre l’uso dell’uva, ma Era lo fa impazzire. Dopo avere
errato per vari territori (il culto del dio ha punti di contatto
in diverse religioni e culture), dall’Egitto alla Siria, giunge in
Frigia, dove la dea Cibele lo purifica e lo inizia ai suoi riti.
Nei suoi viaggi, quindi, Dioniso raggiunge anche la Beozia,
terra natale della madre, e qui introduce i Baccanali, feste
orgiastiche caratterizzate da danze frenetiche, cembali e
timbali risuonanti, e grida rituali («Evoè»). Alle feste
dedicate a Dioniso pare connessa l’origine della tragedia (v.
CAPRO). Il culto originario ha un seguito nelle feste Dionisie
(rurali e urbane) e nelle Antesterie, penetrando presto anche
a Roma (Baccanali, Liberali), ma, come sappiamo da uno dei
più antichi documenti della lingua latina, nel 186 a.C. viene
proibito, per essere poi reintrodotto da Cesare e ottenere
successivamente un largo seguito in età imperiale. Secondo
una tradizione, Dioniso è l’ultimo degli dei a prendere posto
nell’Olimpo.
Il dio non compare di frequente nella tradizione
favolistica e non è presente nelle collezioni esopiche, se non
indirettamente. La vite, posta a confronto con il caprone in
una narrazione forse di derivazione orientale (Esopo 339
Ch.), rimanda insolitamente a una sfera rituale, che può
suggerire una sopravvivenza del culto di Dioniso, anche
presso gli strati più umili della società, soprattutto in ambito
rurale (v. VITE). Il rapporto del dio con il vino emerge anche
nella favola che spiega le conseguenze del vino sull’uomo
(Romanzo di Esopo 68): il motivo, molto antico,
probabilmente deriva dalla lirica corale (cfr. Adrados 2003,
430). In generale, al di là delle numerose varianti, si crede
che i primi due crateri diano un influsso benefico, il terzo
porti all’ubriachezza molesta (un frammento di Paniassi, 13
D., riconduce alle Grazie, alle Ore e a Dioniso la prima coppa
di vino; a Dioniso e ad Afrodite la seconda; a Hybris, la
tracotanza, e Ate, la dissennatezza, la terza). Il rapporto di
Dioniso con il vino è al centro dell’unica favola di Fedro
(4,15 [16]) che presenta come protagonista il dio: in questo
caso Libero invita a cena Prometeo, che poi, ubriaco, inverte
le parti sessuali negli esseri umani, mentre è impegnato a
plasmarle. Si tratta di una narrazione eziologica, che,
attraverso il mito, spiega la genesi dell’omosessualità. Infine,
una narrazione presenta un artigiano che è incerto se
vendere una statua del dio per un sepolcro o per un tempio:
Bacco appare all’uomo, ricordandogli l’importanza della
scelta, da cui dipende il suo destino, che sarà o tra i morti o
tra gli dei (Aviano 23): lo stesso motivo narrativo si trova in
Babrio (30); qui, tuttavia, è Hermes (v.) il dio al centro della
vicenda.






Bibliografia


Stocchi C. Dizionario della favola antica, BUR, 2012

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