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Egida




Scudo di Giove coperto della pelle della capra Amaltea, o di quella di Ega, a cui fu attaccata la testa di Medusa, mediante la quale vinse i Titani; e poi la donò a Minerva. Questo scudo lanciava lampi, e coloro che osavano guardarlo erano tosto cangiati in pietra. La parola egida si ristrinse poi particolarmente alla pelle di capra. Omero la fa sempre entrare nell'armatura di Giove, al quale perciò dà il soprannome di egiaco, portatore dell'egida. I Greci rappresentavano l'egida con in mezzo la testa di Medusa e contornata di frange d'oro, ciascuna delle quali valeva cento tori. I poeti e gli artisti che vennero, poi dell'egida ne fecero una corazza o un usbergo coperto di metallo in forma di scaglie. Gli imperatori romani vollero anch'essi l'egida per attributo, volendo così mostrarsi nel carattere di Giove. Vedi Minerva.

Egida
Secondo Diodoro Siculo, un mostro terribile, figlio della Terra, il quale spirando molto fuoco dalla bocca, arse la Frigia, tutti i boschi di là del Tauro fino all'India, le selve del Libano in Fenicia, l'Egitto e la Libia, distruggendo una gran parte degli uomini. Minerva venne in soccorso dell'umana generazione; uccise il mostro e ne indossò la pelle.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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