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Elisio




Gli antichi Greci e Romani davano questo nome al luogo dove credevano che andassero a dimorare 1 giusti dopo morte. Era, secondo i Greci, la quarta divisione dell'Inferno; secondo i Romani la settima. Vi regnava una eterna primavera; l'alito dei venti non si faceva sentire che per spandere intorno il profumo dei fiori; un sole novello e nuovi astri non erano mai da alcune nubi velati. Boschetti balsamici, selve di rosai e di mirti coprivano con le fresche loro ombre le anime fortunate. Solo il rosignolo aveva diritto di cantarvi i propri piaceri, e non interrotti che dalle armonie dei grandi poeti e dei più famosi cantori. Con dolce mormorio il fiume Lete vi scorreva, e le sue onde spargevano d'oblio i mali della vita. Una terra sempre ridente rinnovava tre volte ogni anno le sue produzioni, e con dilettevole vicenda offriva fiori e frutti. Ignoti vi erano dolori e vecchiaia; immortali conservavansi le età in cui si era goduta la maggior felicità. Là rinnovavansi ancora i più lusinghieri piaceri della vita. L'ombra di Achille muoveva guerra alle belve feroci, e Nestore vi narrava le proprie glorie. Robusti atleti esercitavansi alla lotta; giovani nel vigore dell'età lanciavansi alla corsa, mentre giocondi vegliardi reciprocamente invitavansi ai banchetti. Dai fisici godimenti stavano lontano. I mali dello spirito, l'ambizione, la sete dell'oro, l'odio e le vili passioni, da cui sono i mortali agitati, più non conturbavano la tranquillità degli abitatori dell'Eliso. Secondo alcuni, Saturno, sovrano di questo delizioso soggiorno, ri regnava con Opi sua sposa, e vi fece rivivere l'età dell'oro, così brevemente durata sulla terra. Secondo altri, tutto veniva governato con le giuste leggi di Radamanto.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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