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Eros




Eros (a Roma noto come Cupido o Amore) è il dio
dell’amore. Esiodo, nella Teogonia (vv. 116 ss.), lo presenta
come uno degli dèi più antichi, contemporaneo al Caos, alla
Terra, al Tartaro, definendolo «il più bello degli immortali»,
in grado di sciogliere le membra e di domare mente e
saggezza di dei e uomini. Esprime la forza generatrice della
natura. Altre tradizioni suggeriscono una differente origine
(la più accreditata lo vorrebbe figlio di Afrodite e di Ares),
considerandolo il più giovane dei numi. In lui trova
riferimento una lunga tradizione poetica. Inoltre, Amore è al
centro di un noto racconto delle Metamorfosi di Apuleio
(4,28-6,24) che lo vede protagonista insieme a Psiche
(l’anima). Questa narrazione ha una lunga fortuna. Fulgenzio
(IV-V secolo d.C.) interpreterà la vicenda come conflitto tra
Anima e Desiderio. Spesso Eros è raffigurato come un
fanciullo alato, dotato di arco, frecce e faretra; un altro
tipico attributo sono le fiaccole.
Non compaiono racconti dedicati a Eros nelle raccolte
favolistiche anonime e neppure nei principali autori di
narrazioni esopiche. Tuttavia, gli studiosi dibattono su alcuni
racconti in chiave mitologica assimilabili alle favole. Il
racconto forse più vicino al genere esopico (così pensano
Perry e Adrados, di parere differente Van Dijk) è quello
relativo alla nascita di Eros, narrata da Platone (Simposio
203b-204a): una storia eziologica, riferita da Socrate, il
quale dice di averla appresa da Diotima. Così si spiega la
natura di questo «demone» (il demonico è il livello che sta
tra la dimensione divina e quella mortale), diviso tra le
caratteristiche ereditate dalla madre (Penia, ossia
l’indigenza) e quelle ereditate dal padre Poros (ossia,
l’espediente). Secondo Jedrkiewicz 1989, 373, «il tema del
racconto, la fondamentale ambiguità di Eros, è esopico fra
tutti»; egli è una sorta di «allegoria personificante un valore
ben noto come movente dell’azione umana»; la sua
ambiguità tra l’umano e il divino si costruisce su tre coppie
di antinomie: mortale/immortale, povero/ricco,
ignorante/sapiente. Lo qualificano anche la continua ricerca
che non trova mai piena soddisfazione e la perenne tensione
che lo porta dallo squallore verso la bellezza.
Altre narrazioni, di cui si dibatte la natura favolistica,
sono quella, sempre riportata da Platone nel Simposio,
secondo cui in origine gli uomini erano sferici con due sessi
e poi furono divisi in due parti, così da essere sempre alla
ricerca della loro metà (189c-191d), e quella di Imerio
(Orazioni 10,6, riportata da Fozio, Biblioteca 165), in cui si
spiega che Zeus inviò Eros tra gli uomini, preoccupato per il
rischio della loro estinzione: gli Amori volgari furono
mandati nelle anime degli uomini comuni, mentre egli trovò
dimora nelle persone dotate di un’anima celeste, ponendo in
loro la follia erotica. Questa narrazione deriva da quella di
Platone (Simposio 180c-e) sui due Amori, figli di Afrodite
volgare e celeste.






Bibliografia


Stocchi C. Dizionario della favola antica, BUR, 2012

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