Home


Fama




Messaggera di Giove. Dicesi generata dalia Terra, per pubblicare i delitti e le infami azioni degli Dei, in vendetta della morte dei Giganti, suoi figli, da loro sterminati. Rappresentavasi alata, e con tante orecchie, occhi e lingue, quanto erano le sue penne. Andava volando per il mondo di notte e di giorno, e stava in vedetta sopra le torri e sui tetti; piccola da principio, cresceva gradatamente camminando. Apportando buone o cattive notizie, gli antichi finsero due Fame; l'una era chiamata buona Dea che annunciava il bene, e l'altra cattiva o ria, che apportava il male, alla quale per differenza della prima, si attribuivano ali di pipistrello. Per compagne alla buona fama si dava il Grido, con gli occhi gonfi e infiammati per il forte gridare; il Rumore veloce e strepitoso; la Gloria trionfante e colma di piaceri, pallida in faccia, e che a guisa di regina siede in alto seggio, tenendo la Virtù sotto i piedi; il Vanto con le mani stese verso il cielo, come chi giubili ; YOnore pieno di maestà; e la Lode vestita riccamente e con ornamenti sfarzosi. Mentre la cattiva Fama si finse accompagnata dall'Esaltazione, con faccia simulatrice; dall'Infamia ben vestita, ma brutta e deforme; dalla Calunnia; dal Rimprovero, di gesto violento e minaccioso e di volto terribile; e dall'Obbrobrio scacciato e schernito. Vasari rappresentò la Fama con una veste piena di lingue; le ali aperte, dandole due trombe, una di fuoco, l'altra d'oro; ponendola a cavallo del globo terrestre; e mettendole accanto un tronco d'albero secco sul quale vi sono due cicale. E al Principe, che gli chiese il significato del tronco con le cicale, Vasari così spiega la sua invenzione: «Perchè la fama non dice mai tanto con le lingue, di che ha piena la vesta, figurata per i savi, che le cicale che odono, che sono il popolo minore, non facciano maggior rumore, portando con le ali il nome di colui che merita lode in quella parte di altezza, dove non giungono altro che le ali di fama; e la tromba di fuoco è per la maldicenza delle opere tristi; e la tromba d'oro per le lodi eterne di quelle buone che si lasciano risonando per il mondo, dove ella cavalcando si fa sentire». Dai moderni la Fama viene comunemente rappresentata come una donna alata, talora vestita da un panno sottile, e tutta succinta, che sembra correre velocemente, con una tromba in bocca in atto di banditrice. In un ballo pantomimico eseguito dinanzi a Luigi XIII, la Fama ridicola, ossia quella che sparge le notizie del volgo, era raffigurata da una vecchia sopra un asino, portandosi alla bocca una tromba di legno, per alludere all'antico proverbio: A persona di villaggio tromba di legno.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

Torna agli articoli