Fate
Esseri sovrumani che si rappresentavano sotto la forma di donne, e che erano ritenuti in possesso di un certo potere magico. La fate del medio evo appartengono a quel genere di divinità secondarie pagane — le Ninfe dei Greci e gli Elfi dei Germani — che sopravvissero al paganesimo e che il popolo mescolò con le credenze del cristianesimo. Al pari delle Ninfe genet llidi, esse presiedevano al giorno di nascita degli uomini, assistevano i neonati nella culla, e talvolta li nutrivano del proprio latte; abitavano, come le Ninfe, l'interno delle verdeggianti colline o le isole dei laghi delle montagne, e avevano palazzi incantati.
Le
fate avevano il potere di rendersi invisibili, invulnerabili, di
interpretare il linguaggio profetico degn uccelli, di scoprire i tesori
nascosti, di trasportarsi in un attimo da un luogo all'altro. Le une,
quali sarebbero la fata Morgana, Melusina, Viviana, Alcina e altre, non
erano che incantatrici possenti sul fare delle Medea e delle Circi
pagane. Erano le Fate dei castelli baronali, le protettrici delle
illustri stirpi. Le altre Fa. te abitavano i boschi, le caverne, le
fontane, e i luoghi da loro frequentati erano chamati e chiamansi
ancora le grotte delle fate, le pietre delle fate; talune di loro
avevano un occhio di diamante brillantissimo nel mezzo della fronte,
che si toglievano per bere alla fontana, e chiunque avesse trovato uno
di questi occhi era sicuro di vivere felice tutto il tempo della sua
vita. Esse apparivano talvolta ai mortali in figura di vecchie
aggrinzate e deformi, e altre volte come fanciulle della più
sfolgorante bellezza.
Bibliografia
Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928