Furie
Divinità
infernali, ministre della vendetta del Cielo contro i malvagi, e
incaricate dell'esecuzione delle sentenze emanate contro di essi dai
giudici dell'Inferno. Secondo Esiodo erano nate dal sangue che cadde
sulla terra dalle ferite di Urano, lorquando questi fu mutilato dal
figlio Crono, in modo che il primo delitto generato nella più antica
famiglia divina si supponeva generato subito dopo lo spirito della
vendetta e della punizione. Altri le ritenevano figlie della Notte, o
delle Tenebre. I poeti ne finsero tre: Aletto, Tisifone, Megera, le
quali venissero a turbare le menti umane; perchè tre sono le passioni
che inducono gli uomini a far del male, senza riguardo alla propria
fama, alla famiglia, nè alla propria vita. Vira che cerca la vendetta;
la Cupidigia, che brama la ricchezza, e la Libidine che si dà in preda
a disonesti piaceri. Le Furie erano rappresentate come mostri, dallo
sguardo minaccioso, con grandi ali distese, coi piedi di rame; munite
di staffile, di torce, e avevano dei serpenti arrotolati intorno alle
mani ed ai piedi. Alcuni danno loro ali di pipistrello, e le mettono in
mano una torcia, simbolo degli ardori suscitati nel petto dalle tre
passioni suddette.
Stazio descrive Tisifone d'aspetto spaventoso, con la capigliatura di
serpenti, vestita d'un abito scucito a tergo e allacciato al petto da
fibbie di serpenti, mettendole nella destra una sferza d'idra e nella
sinistra il fuoco. Ovidio la dipinge turbata in volto, coi capelli
bianchi mescolati a serpenti, che le scendono sulla faccia, coperta
d'un vestito tutto cosparso di sangue, con una cintura di serpenti
attorcigliati insieme, e una fiaccola in mano tinta pure di sangue;
facendola accompagnare dal Timore e lo Spavento. Vedi L'issa.
Bibliografia
Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928