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Francis Galton




GALTON FRANCIS, n. a Duddestore (Warwickshire) il 16 febbraio 1822, m. a Haslemere il 17 gennaio 1911. Cugino da parte materna di Darwin (del cui famoso scritto L’origine delle specie subisce un certo influsso), G. è un vittoriano dagli interessi multiformi: medicina, matematica, meteorologia (inventa le carte meteorologiche, scopre gli anticicloni), meccanica, ottica, antropologia, antropometria (tra i suoi innumerevoli scritti, figura, oltre a vari articoli, un libro sulle impronte digitali), psicologia, statistica, eugenetica (la scienza che, applicando il metodo statistico, persegue il "miglioramento della razza"). G., insomma, si può ben a ragione definire genio. Secondo il calcolo fatto da L. Terman il suo QI si avvicina a 200, per cui l’età mentale di G. risulta doppia della sua età cronologica. G. frequenta un corso di Medicina al General Hospital della città di Birmingham e studia Medicina al King’s College di Londra. Successivamente si laurea in Matematica al Trinity College di Cambridge. Gli anni che vanno dal 1845 al 1855 lo vedono soprattutto dedito a viaggi di ricerca in Egitto, Siria e nell’Africa sud-occidentale. I risultati di questi viaggi vengono esposti in alcune pubblicazioni, tra le quali The Art of Travel ("L’arte del viaggiare") edito nel 1855, che gli procurano il riconoscimento d’una medaglia da parte della Royal Geographic Society. È del 1869 il testo Hereditary Genius, dove la parola "genio" va intesa come sinonimo di "talento", di "capacità naturale", e nel quale G. intende dimostrare che le capacità naturali discendono per via ereditaria. L’interesse che G. riversa sulle questioni concernenti l’ereditarietà non sembra essere senza relazione col fatto di non aver avuto figli. Si potrebbe dire che il suo interesse nell’eugenetica compensi in qualche modo la perdita della sua fede religiosa. Nel 1882 G. istituisce a Londra il primo centro per la somministrazione (a pagamento) di batterie psicologiche di test; nel 1901 fonda, su proposta di W. F. R. Weldon (caldeggiata da K. Pearson), la rivista Biometrika che è la prima a occuparsi di scienze statistiche, con applicazione, almeno in un primo tempo, alla biologia. Nell’ottobre del 1908 dà alle stampe, col titolo Memories of my Life, la propria autobiografia (il testo è in realtà autobiografico soprattutto nella prima parte). La prima edizione viene esaurita nel giro d’un mese. Dopo una vita intensa di viaggi, invenzioni e pubblicazioni (che superano il numero di trecento) G. muore ricco. Con il suo testamento destina, tra l’altro, la ragguardevole somma di 45.000 sterline all’Università di Londra. G. può essere considerato un pioniere della psicologia moderna specialmente per l’attenzione che rivolge alla metodologia. Vivamente interessato al problema della misurazione e, in particolare, a quello delle misure di relazione, G. può ritenersi il fondatore dell’indirizzo psicometrico in psicologia e un pioniere della statistica. Egli è convinto che siano suscettibili di misurazione tanto le capacità fisiche quanto le capacità mentali. In base a tale concezione appronta i primi test per la misurazione dell’intellígenza e delle attitudini. In effetti, tutto per G. può essere misurato, l’efficacia della preghiera non meno dei fenomeni ereditari. La misurazione costituisce il primo e ineludibile criterio di scientificità. Alla sua scuola si forma C. Spearman, autore di una teoria bifattoriale dell’intelligenza. A G. si deve l’introduzione del "coefficiente di correlazione" che mette in grado il ricercatore di calcolare la covarianza di due variabili. Espresso con il simbolo "r" tale coefficiente consente, se elevato (ovvero per valori vicini a +1 e -1), previsioni relative a quasi tutto il campo di variazione, e, qualora si avvicini al valore 0, previsioni tendenti al valore medio della variabile prevista. In quest’ultimo caso si parla di "curva di distribuzione normale" (detta anche "curva di Gauss" o "curva a campana"), che G. applica per primo in psicologia. Le innovazioni di G. vengono sviluppate dal suo allievo K. Pearson (che introduce il concetto di "deviazione standard" ed elabora metodi di correlazione multipla) fino a tradursi in quella che oggi è conosciuta come "analisi fattoriale" per merito anche delle successive elaborazioni di ricercatori quali C.L. Burt, H.J. Eysenck, C. Spearman e il suo allievo R.B. Cattell, G.H. Thomson, L.L. Thurstone. Altra notevole innovazione di G. è quella relativa alla tecnica delle associazioni verbali, nella quale egli raccoglie l’eredità dell’indirizzo associazionistico che impronta di sé la tradizione filosofica inglese (da J. Locke a J. S. Mill). Anche questa "invenzione" di Galton va incontro a ulteriori elaborazioni e aggiustamenti sia in campo sperimentale (ad esempio con la cosiddetta "legge di Marbe" in base alla quale viene calcolata la velocità di un’associazione, o con la "legge di Zipf" che calcola come le risposte tendono a distribuirsi nei compiti di associazione), sia in campo clinico, nel quale sono da evidenziare gli studi di C. G. Jung e la sua concezione di "complesso a tonalità affettiva". G. è attivamente impegnato anche nella psicologia differenziale. È da lui che generalmente si fa iniziare la storia delle teorie differenziali sull’intellígenza. La psicologia differenziale si occupa delle differenze individuali e della loro riconducibilità ai cosiddetti "tratti" o fattori psichici. Il contributo offerto da G. a questa branca della psicologia è quello di aver evidenziato l’importanza dei tratti e di aver sostenuto la loro ereditarietà. I tratti, per G., sono ereditabili non diversamente dalle caratteristiche fisiologiche. Lo stesso può essere detto per quel che concerne lo sviluppo dell’intelligenza sul quale il peso dei fattori ereditari risulta essere di gran lunga prevalente rispetto a quello dei fattori ambientali. Coerente con tutto questo quadro di concezioni, coerente con una Weltanschauung il cui presupposto ultimo sembra essere costituito dalla nozione che vuole la vita suscettibile di misurazione, appare l’interesse di G. nell’eugenetica, termine da lui coniato nel 1883. Tale interesse (e forse sarebbe meglio dire "fede") viene confermato, poco prima di morire, in uno scritto inedito, intitolato Kantsaywhe-re (letteralmente: "Nonsodiredove", un equivalente di "U-topia" = "nessun-luogo"), che legittimamente può essere annoverato in quella tradizione culturale inglese nella quale figurano, tra gli altri, Utopia di Thomas More e New Atlantis di Francis Bacon. In Kantsaywhere G. immagina una comunità nella quale l’eugenetica sia stabilmente praticata dai suoi membri. Egli tuttavia non pensava a una società di uguali, di persone che, secondo una lista di valori, detenessero in pari misura salute fisica, energia, capacità, virilità (non fa di solito riferimento alle capacità femminili), educazione. G. era un sostenitore della monarchia e dell’aristocrazia. Le sue idee erano simili a quelle di un importante pensatore inglese dell’Ottocento, T. Carlyle, un "darwinista politico" e fondatore, secondo alcuni, del moderno imperialismo britannico, il quale equiparava l’universo stesso a una monarchia e a una gerarchia. L’eugenetica, tesa a ottenere il meglio da ciascuna classe sociale pur mantenendo delle differenze tra classi, diventa una vera e propria garante della gerarchia. Per altri versi le sue concezioni ripropongono l’arduo problema dei rapporti tra scienza e potere politico e della possibile e, forse, costitutiva debolezza della prima nei confronti del secondo, la quale può tradursi nella legittimazione ideologica (nel dare avallo ad esempio a concezioni razziste), tanto più subdola quanto più resa forte da un’aura di incontestabilità.


Bibliografia


Carotenuto, A. (a cura di), Dizionario bompiano degli psicologi contemporanei, Bompiani, Milano, 1992

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